Estorsioni per conto del clan, il latitante Spada si costituisce

In 35 accusati di associazione camorristica, estorsione e altri reati, tra cui i tre figli del capoclan dei Casalesi Francesco Bidognetti

Una gazzella della polizia
Una gazzella della polizia
di Biagio Salvati
Mercoledì 30 Novembre 2022, 08:51 - Ultimo agg. 13:20
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È stato arrestato appena sceso dal treno alla stazione di Napoli uno degli indagati irreperibili all'esito del blitz anticamorra del 22 novembre scorso, operazione che aveva portato in manette 35 persone accusate di associazione camorristica, estorsione e altri reati, tra cui i tre figli del capoclan dei Casalesi Francesco Bidognetti alias Cicciotto e Mezzanotte, ovvero l'ultimogenito Gianluca e le figlie Teresa e Katia, avuti da Cicciotto con Anna Carrino, da oltre dieci anni collaboratore di giustizia. Due gli indagati risultati irreperibili: tra questi, Giuseppe Spada, alias «o' Zingaro» - da tempo è residente in Svizzera - quando i carabinieri hanno eseguito i provvedimenti restrittivi emessi dal gip del tribunale di Napoli Vera Iaselli.

Dopo aver appreso di essere ricercato, Spada aveva fatto sapere tramite il suo avvocato, ai carabinieri di Aversa, che hanno realizzato le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che sarebbe rientrato in Italia per costituirsi.

E così è stato. Ha informato i militari del suo arrivo a una determinata ora alla stazione ferroviaria di Napoli e senza opporre resistenza si è lasciato arrestare dai carabinieri che aspettavano per notificargli l'ordinanza di custodia cautelare. Spada risponde di estorsione aggravata dal metodo mafioso e sarà interrogato nelle prossime ore dal gip del tribunale di Napoli. Attualmente è dunque irreperibile solo un indagato sfuggito all'arresto.

Si sono svolti intanto i primi interrogatori tra scene mute e accuse respinte al mittente, davanti al giudice Iaselli che ha firmato l'ordinanza cautelare. Hanno risposto rigettando le accuse gli arrestati Vincenzo Di Caterino, Giuseppe Di Tella, Katia Bidognetti e Nicola Kader Sergio. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, invece Vincenzo D'Angelo, Giovanni Della Corte, Federico Barrino, Onorato Falco, Giovanni e Antonio Stabile, Francesca Carrino. Due le fazioni individuate dagli inquirenti che, secondo l'accusa, sarebbero state ancora attive nell'ambito camorristico. Per quanto riguarda il gruppo Bidognetti è emerso che sarebbe ancora strutturato grazie ai figli dello storico boss.

In particolare, il clan sarebbe stato gestito da Gianluca Nanà Bidognetti, il quale, sebbene detenuto, avrebbe utilizzato telefoni cellulari illegalmente introdotti nella struttura carceraria impartendo ordini e direttive funzionali alla direzione della fazione e a promuovere le attività illegali eseguite da sodali liberi, arrivando a organizzare il progetto omicidiario in pregiudizio di Attilio Guida, zio di Emilio Martinelli, legato storicamente alla fazione degli Schiavone allo scopo di ridimensionare la sua ascesa criminale all'interno del clan. Teresa e Katia (arrestata nella sua residenza di Formia, in provincia di Latina) figlie dello storico capoclan, in ragione della loro appartenenza alla famiglia, avrebbero invece continuato a percepire stabilmente somme di denaro provento delle diverse attività delittuose.
 

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