Giubbe rosse e alleati, graffitari di altri tempi

I soldati di passaggio incidevano il proprio nome a futura memoria

Un'epigrafe sui Ponti della Valle
Un'epigrafe sui Ponti della Valle
di Franco Tontoli
Giovedì 20 Luglio 2023, 08:45
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Sono gli ultimi e significa che non sono i primi i maniaci delle incisioni su monumenti e mura antiche. Recenti incursioni dei "graffitari" al Colosseo hanno riportato alle cronache i maniaci del "Lulù ama Lalà" o del solo nome e cognome a firmare mura storiche come registri destinati a visitatori illustri. Nella Reggia di Caserta, lungo le arcate dei Ponti a Valle di Maddaloni, sulla parete esterna dell'ospedale militare "Gennaro Tescione" sul lato che affaccia su via San Francesco di Paola, ci sono incisioni e iscrizioni datate intorno all'ottobre 1860 e 1943-1945.

Sono riferibili al passaggio delle truppe al seguito di Giuseppe Garibaldi e dei militari alleati che nella Seconda guerra mondiale ebbero nel palazzo reale la sede del loro quartier generale. Non sono improntate a leziosità, le iscrizioni, a parte una sola moderatamente deturpante perché incisa sul basamento di una colonna, a pochi centimetri dal pavimento e per leggerla ci si deve inginocchiare, le altre possono essere considerate una testimonianza storica di ciò che era nelle intenzioni degli autori, il classico "ricordo di". Alla base di una delle colonne di sinistra immediatamente adiacente la Cappella palatina nel vestibolo superiore, su tre righe c'è l'incisione "Musso Angelo Casale Terruggia".

Il paesino, oggi 900 abitanti, si trova in provincia di Alessandria. Un lavoro fatto, intuibilmente, da una punta metallica, forse di una baionetta e con mani robuste che dovettero operare per un po' di tempo.

L'immaginazione porta a pensare a un garibaldino accampato nel vestibolo a mezzo tra la cappella e gli appartamenti reali, come tanti altri componente il manipolo che più da vicino seguiva Giuseppe Garibaldi nei giorni d'autunno immediatamente successivi alle battaglie dei Ponti della Valle e del Volturno in cui le camicie rose sconfissero ciò che rimaneva dell'esercito borbonico. Lungo le scale che portano al sottotetto in molti spazi che furono usati per l'alloggio dei militari delle truppe alleate tra il 1943 e i tre anni successivi, c'è abbondanza di nomi e firme di soldati e di tanti disegni, figure di donnine scollacciate e ritratti di attrici dell'epoca.

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Alcune iscrizioni sono riferibili anche alla permanenza degli allievi delle accademie per la formazione degli ufficiali della guardia di finanza, dal 1896 al 1925 e dell'aeronautica militare nel 1926. Si tratta di graffiti che, tutto sommato, non hanno reso danni all'estetica degli ambienti del monumento, i percorsi e i locali del sottotetto sono interni e non praticabili per i visitatori.
Un album a cielo aperto, invece, è costituito dalle tre arcate sovrapposte dei Ponti della Valle, l'Acquedotto Carolino sotto cui corre la strada statale per il Sannio che è a un passo. La pazienza di un appassionato storico e ricercatore casertano, Giulio Festa, ne fotografò parecchie pubblicandole nel volume "Correva l'anno 1860" edito nel 2008 dalla Fondazione Premio Luigi Vanvitelli. La tipologia va dalla semplice firma attestante la presenza del garibaldino alla indicazione del grado e del ruolo ricoperto e, in qualche caso, da qualche scurrilità contro i soldati borbonici.

Un campionario: "Giuseppe Ciccarelli, di Tommaso, qui pugnò il 2 ottobre 1860"; "Padre Angelico da Sannicandro Cappellano dei Cacciatori dell'Ofanto 1860"; "G.Cardura Cap. nell'esercito naz.le-avamposto del 1860"; "5 Compagnia contro i Borboni per la libertà dell'Italia 1860". Una storia originale riguarda un graffito leggibile lungo la parete dell'ospedale militare. Si leggono residue lettere "Orpha Pow... 9.27.44" scritte nella data che sta per settembre dalla prima cifra. «Sulla parete racconta un abitante dirimpettaio è riapparsa l'iscrizione che alcuni anni fa veniva osservata da una coppia di coniugi dall'aspetto inequivocabilmente straniero. Mi chiesero di fotografarli accanto al graffito e il marito raccontò che da soldato della U.S. Army lo aveva inciso alla dimissione dall'ospedale militare. Dopo un quarantennio, tornato per visitare la Reggia e i luoghi dove era stato soldato, con un tassì si era fatto portare a Casagiove e aveva ritrovato quel suo antico segno di permanenza a Caserta». Ecco una funzione assolutoria del "graffitare", ma farlo oggi su monumenti in tempi di selfie non assolve nessuno.
 

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