Luisina, 106 anni: «È Sant'Antonio che mi protegge»

Vive in collina nella frazione Sepicciano di Piedimonte Matese

Luisina, 106 anni: «È Sant'Antonio che mi protegge»
Luisina, 106 anni: «È Sant'Antonio che mi protegge»
di Lorenzo Applauso
Sabato 2 Marzo 2024, 08:46
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Ha compiuto 106 anni ieri, Luisa Altieri, nata il primo marzo 1918, alla fine della Grande guerra, e poi il secondo conflitto mondiale l'ha vissuto tutto e con grande sofferenza. Tanto che, a Piedimonte Matese, in questo tranquillo lembo di terra, rischiò di morire quando un mezzo pesante degli americani la investì, facendole perdere l'uso di una gamba.

Nella borgata di Sepicciano, Luisina, come la chiamano tutti, è vissuta da sempre.

Alla festa erano in tanti gli amici, i conoscenti della nonnina, alla quale l'intera comunità vuole bene, e ovviamente i parenti più stretti. Nonostante i suoi 106 anni, Luisa ha una lucidità impressionante, ravvisabile nei dettagli dei suoi racconti fiume.

Racconti della famiglia, della sua vita in genere, a volte bella e a volte drammatica come nel periodo della guerra. Vive in una casa sulle splendide colline di Piedimonte. Luisina è molto religiosa e devota a Sant'Antonio che prega tutti i giorni per buona parte della mattinata, accudita amorevolmente dalla figlia Rosamaria e da suo genero Alfonso. Poi si dedica all'uncinetto, veste le bambole, facendo tantissimi lavoretti che poi spesso mette all'asta per raccogliere fondi per la Caritas. Della vita, parla con il sorriso sulle labbra, nonostante sia stata dura con lei fin da giovanissima e nonostante abbia visto la morte in faccia. Pur priva di una gamba e servendosi di una protesi, è andata avanti senza che nessuno se ne accorgesse, svolgendo un'esistenza normale.

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«Ero andata a prendere una brocca d'acqua - dice- e mi ero fermata al margine della strada, di fronte alla fontana della piazza. Pensavo a mio marito Gabriele di cui non avevo più notizie da anni, da quando era partito per la guerra. Solo tempo dopo seppi che era prigioniero in Africa. Era una giornata come tante altre, magari avevo la curiosità di veder passare qualcuno e di scambiare qualche parola. Fu proprio allora che un drappello militare americano attraversò il borgo a velocità sostenuta, sulla strada sconnessa. In un attimo la mia esistenza fu sconvolta. Il mezzo, guidato forse da un soldato ubriaco, mi investì e rimasi incastrata sotto il pesante veicolo. Mi estrassero quasi morta, con un braccio ed una gamba penzoloni. Mi svegliai chissà quanto tempo dopo in un posto dove sentivo solo una lingua sconosciuta (ero stata trasportata nell'accampamento militare americano a Piedimonte Matese). Non sapevo cosa fosse successo mentre guardavo il mio corpo martoriato. Poi senza le medicine di oggi, guarii quasi misteriosamente, dopo aver preteso, nonostante stessi così male, di vedere la processione di Sant'Anna e Sant'Antonio a cui sono profondamente devota. Dopo cinque mesi tornai finalmente a casa. Un miracolo!». Intanto, la guerra sembrava un lontano ricordo e del marito, partito per il fronte, non si avevano più notizie. Un giorno, però, si avverò il secondo "miracolo" della sua vita, quando ricomparve quel compagno, sulla cui sorte aveva perso ogni speranza, e con il quale, qualche anno dopo, nel '48, avrebbe avuto anche un'altra figlia. Un amore vero, profondo, di quelli di una volta.

Luisa si dilunga sulla parte più bella della sua vita, l'amore per il marito Gabriele, con tanto di particolari teneri che a volte fanno sorridere per la vena ironica con la quale condisce il racconto. Ma come si innamorò di Gabriele e quando scattò il primo bacio, a quei tempi un'effusione "proibita" soprattutto dai genitori? Ride, quasi si vergogna ancora oggi: «Me lo diede su una guancia, all'improvviso - dice Luisina - senza averlo chiesto, ed io sono stata per l'intera giornata a coprire con una mano le ipotetiche "tracce" che poteva aver lasciato, sperando che non se ne accorgesse mio padre, altrimenti sarebbero stati guai».

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