Maddaloni: cava dei veleni, via agli espropri

La discarica di cava Monti a Maddaloni
La discarica di cava Monti a Maddaloni
di Giuseppe Miretto
Mercoledì 13 Dicembre 2023, 08:52
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Il "cimitero dei veleni" sarà acquisito al patrimonio pubblico. È giunto all'approdo finale e decisivo il lungo percorso di ripristino della legalità e della sicurezza ambientale tenacemente intrapreso dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua nel lontano 2014. L'invaso che ha inghiottito 300mila tonnellate di rifiuti speciali, occultati sotto una copertura di terra, non solo sarà avviato alla bonifica delle matrici ambientali (suolo e falda) ma ora sono state avviate pure le procedure, sempre ad opera della Regione Campania in collaborazione con il Comune, per le verifiche catastali dei terreni coinvolti e delle aree circostanti finalizzate all'acquisizione di tutti gli spazi su cui saranno costruiti gli «impianti per lo smaltimento di fumi, sulla raccolta di eventuali liquidi di scolo e le stazioni di impiego di personale specializzato». Dove c'è il simbolo più noto, a livello nazionale, dell'occultamento dei rifiuti industriali nascerà, come indicato dall'assessore regionale Fulvio Bonavitacola, un vero sistema, con annessi impianti di controllo, di sicurezza ambientale.

Così, dopo 30 anni di battaglie non solo degli ambientalisti, di pressanti interventi della Procura e della commissione di vigilanza del Senato, si scrive la parola fine sulla gestione di una ex cava tufacea Monti classificata come discarica incontrollata e considerata sito a rischio per immissioni nel sottosuolo e in atmosfera di liquidi ed esalazioni gassose legate alla trasformazione esotermica di idrocarburi aromatici come benzene, toluene e xileni.

Non solo l'invaso ma anche i terreni circostanti e le strade interpoderali di accesso diventeranno pubbliche. Su quest'area sorgerà un impianto di raccolta delle acque reflue, di sollevamento e di captazione delle esalazioni gassose residue. Considerato tecnicamente non fattibile o efficace il tombamento e isolamento permanente del sito mediante un sarcofago di copertura. Secondo il progetto affidato e gestito da Invitalia nonché controllato da Arpac, è stata esclusa pure l'ipotesi di una onerosa riesumazione, asportazione e conferimento in discariche speciali dei rifiuti ancora sepolti. Il costo di un'operazione così radicale sarebbe insostenibile.

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Così, il finanziamento complessivo disponibile (messa in sicurezza e gestione del sito che arriva fino a 30 milioni di euro), a cui si aggiunge l'onere dell'esproprio dell'invaso, rende possibile solo un intervento ibrido: il materiale sepolto non sarà asportato ma ricollocato nell'aria libera dell'invaso, con un sarcofago sommitale e pareti laterali isolanti più un sistema di drenaggio di acque di falda, fumi di reazione ed eventuale percolato. Quindi, ci sarà bonifica delle matrici ambientali mista alla costruzione di un impianto di captazione. Su quest'ultimo aspetto c'è il parere favorevole del Comune ma con una riserva. «Non abbiamo la competenza tecnica per valutare commenta il sindaco Andrea De Filippo su basi scientifiche quale intervento sia il migliore. Siamo invece persuasi che la gestione dei futuri impianti di captazione dei fluidi non può essere affidata al Comune. Non abbiamo i mezzi, il personale qualificato e le risorse economiche. Tanto premesso, siamo favorevoli purché la gestione sia della Regione». In quanto custode giudiziario, l'ente locale ha invece dato via libera all'esproprio del sito. 

 

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