Pasquale, il carabiniere casertano
«E' salvo per miracolo»

Pasquale, il carabiniere casertano che «è salvo per miracolo»
Pasquale, il carabiniere casertano che «è salvo per miracolo»
di Marilù Musto
Domenica 14 Aprile 2019, 18:52 - Ultimo agg. 18:57
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«Miracolo o fortuna, chiamatelo come volete, ma quel proiettile poteva costare la vita a questo giovane carabiniere». Parola del medico responsabile del reparto di Chirurgia dell’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, il centro di cura voluto e inaugurato da Padre Pio il 5 maggio del 1956. È di poche parole, il camice bianco, ma confessa che ciò che ha visto con i suoi occhi è un caso rarissimo.
Ora, Pasquale Casertano, 27 anni, il carabiniere «miracolato», nell’Arma dal 2015, è ricoverato nel reparto di Chirurgia addominale con un proiettile nell’addome. La famiglia del militare ferito è residente a Caserta, nei pressi di un negozio Conad. «Per il momento non sarà sottoposto a un intervento per l’estrazione del colpo, il nostro tentativo è quello di stabilizzare le sue condizioni», spiega il responsabile del reparto.

Il proiettile esploso dalla pistola calibro 9 di Giuseppe Papantuono ha colpito il braccio di Pasquale, ha sfiorato il fegato e ha attraversato l’interspazio minimo compreso fra tre arterie. Un millimetro più in là e Pasquale sarebbe morto. «È un caso emblematico», spiegano i camici bianchi della Casa Sollievo della Sofferenza che, da ieri, passano come una corrente d’aria nei corridoi dell’ospedale dando spiegazioni su enzimi e parametri medici al papà Armando e mamma Giuseppina, partiti in fretta ieri mattina da Caserta per raggiungere il figlio ferito. I familiari sono stati avvertiti e accompagnati dai carabinieri del comando provinciale di Caserta. «A San Giovanni Rotondo stanno per arrivare anche le sorelle, la prima da Firenze, la seconda dalla provincia di Caserta», dicono i cugini. E lui, Pasquale, sorride e stringe mani. Come quella del generale Vittorio Tomasone, arrivato in Puglia nel primo pomeriggio. Il pericolo è alle spalle.
Alle 17 sono giunti a San Giovanni Rotondo anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il comandante generale dell’Arma Giovanni Nistri, mentre a Caserta gli amici e i parenti del giovane militare ferito si sono radunati davanti all’abitazione di famiglia, vuota. «Sono partiti tutti», racconta una vicina del terzo piano della palazzina che un tempo fu dell’Aeronautica.
«Siamo tutti in preghiera per Pasquale. Da piccolino diceva sempre: voglio fare il carabiniere - racconta l’anziana del secondo piano - d’altra parte, suo padre è un poliziotto in pensione. Anche a carnevale si vestiva sempre da militare. L’ho visto crescere, ha giocato da ragazzino con mio figlio Paolo. Ora sono in pensiero come se fosse mio figlio». Poi, arrivano le prime ricostruzione della sparatoria. Anche a Caserta. «Ci hanno spiegato che Pasquale nonostante la ferita si è messo alla guida dell’auto e ha trasportato il collega al presidio medico più vicino, è stato un eroe». Non ha mai perso i sensi. Quando ha capito che il collega era morto è scoppiato a piangere. Lui ferito, l’altro deceduto. È come se il destino si fosse accordato per una soluzione salomonica. «Lo aspettiamo qui, a casa sua, al più presto», dicono gli amici. Mentre la preghiera lascia il passo alla speranza di rivederlo presto, dopo il miracolo.
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