Perretta, da Sessa al Piccolo di Milano fino alla serie in tv

L'attore: "Tutto è cominciato all'Aurunkatelier di Tonino Calenzo"

Perretta, da Sessa al Piccolo di Milano fino alla serie in tv
di Emanuele Tirelli
Giovedì 30 Marzo 2023, 09:10
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È stato uno dei volti della seconda stagione della fiction "Il commissario Ricciardi", la serie tv ambientata a Napoli negli anni Trenta e nata dai romanzi di Maurizio de Giovanni. Accanto al protagonista Lino Guanciale, nel corso della terza puntata c'era anche Antonio Perretta, attore di Sessa Aurunca che ha vestito i panni di Paolo Forino, commesso in un negozio di stoffe pregiate.

Classe 1994, ha iniziato a studiare teatro all'Aurunkatelier di Tonino Calenzo quando frequentava le scuole medie, e ha proseguito fino alla maturità classica al "Nifo" di Sessa. Subito dopo sono arrivati l'incontro a Roma con l'attore e regista Ennio Coltorti e la scuola di teatro "La scaletta" diretta da Sabrina Dodaro. È qui che Perretta si è formato con Danilo Nigrelli, Sonia Barbadoro e Clara Galante, scegliendo di frequentare la Scuola del Piccolo Teatro di Milano diretta da Carmelo Rifici.

Quindi, subito dopo il diploma, Rifici lo ha diretto in "Doppio Sogno" di Schnitzler.

«I miei genitori hanno sempre appoggiato la mia volontà di fare questo mestiere. E io ho sempre saputo che avrei fatto l'attore, che dopo la maturità mi sarei trasferito per iniziare l'accademia teatrale. Il primo a guidarmi, quando ero un ragazzino, è stato Tonino Calenzo, il mio primo maestro con la lettera maiuscola. Il gruppo teatrale Aurunkatelier di Sessa Aurunca era lui, l'unico attore e regista amatoriale che abbia mai conosciuto impegnato in ricerche antropologiche a fini teatrali, poi diventate oggetto di studi. Devo molto anche al professore Pasquale Stanziale, che ho conosciuto dopo e che mi sostiene, mi motiva e mi fornisce materiale originale che provo a portare in scena. Purtroppo, quando Tonino è mancato, a noi ragazzini aspiranti attori che non conoscevamo la vita oltre Sessa Aurunca è crollato il mondo addosso, anche perché con lui è svanito anche l'Aurunkatelier. Era attore, regista, drammaturgo, sociologo, poeta, filosofo, antropologo. Un vero artista, che se avesse voluto avrebbe potuto fare tutto questo per mestiere. I testi che scrivo lo ricordano, parlano di lui e sono dedicati a lui».

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Tra le produzioni in cui Perretta ha lavorato c'è anche "M - Il figlio del Secolo", dal romanzo di Antonio Scurati, con la regia di Massimo Popolizio. L'ultimo debutto è stato invece a febbraio al Teatro Sant'Afra di Brescia con "Le voci dei patroni" diretto da Paolo Bignamini. Ma ci sono stati anche tanti altri spettacoli, molti al "Menotti" di Milano dove l'anno scorso ha debuttato pure il suo monologo "Antonio - vita di un guitto".
Perretta dice di ispirarsi a Corrado Guzzanti e Paolo Rossi. E definisce Totò come «una stella polare, il mio obiettivo irraggiungibile. Più in generale, ammiro e studio i grandi comici che fanno riflettere sul sociale. Ma oggi molte persone trascorrono la vita con gli occhi fissi sullo schermo del cellulare e sembra che studiare non interessi più di tanto. Avverto un'assuefazione diffusa, quasi uno spegnimento».

In queste settimane sta preparando il suo nuovo spettacolo, vive ancora a Milano ed è molto legato alla sua terra. «Alcuni insegnanti che ho avuto alla Scuola del Piccolo mi dissero che avevano recitato spesso al Teatro romano di Sessa Aurunca. È il segno che una volta anche quello spazio era simbolo di eccellenza artistica. Oggi è chiuso, inutilizzato, e sembra quasi non interessare a nessuno. Ho sempre sperato di creare un ambiente teatrale vero nel luogo in cui sono cresciuto, uno spazio con una direzione artistica, una stagione composta da professionisti validi e corsi di teatro per tutte le età, tenuti da artisti in gamba. È quello che manca: un po' di consapevolezza di ciò che succede nel mondo. Ricreiamo allora ciò che voleva Tonino. Sperimentiamo linguaggi artistici, costruiamo rapporti culturali, facciamo ripartire la stagione dei Teatri di pietra».
 

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