Reggia di Caserta, il cimitero
delle statue sotto la fontana di Eolo

Reggia di Caserta, il cimitero delle statue sotto la fontana di Eolo
di Lidia Luberto
Giovedì 11 Giugno 2020, 08:41 - Ultimo agg. 09:30
4 Minuti di Lettura

La Reggia delle sorprese. E dei tesori nascosti. Come quello che è stato scoperto recentemente nel camminamento situato sotto la Fontana di Eolo. Un ritrovamento assolutamente casuale avvenuto mentre si stava ripulendo il vecchio cunicolo da anni abbandonato e invaso di rovi e di sterpaglie per renderlo nuovamente praticabile. Un tempo quel corridoio era aperto al pubblico che lo attraversava fra mille suggestioni: il rumore dell'acqua che scrosciava dall'alto, la frescura che vi si godeva e persino la sensazione del vento che si intrufolava nell'anfratto fra varchi e grotte.

LEGGI ANCHE Prestiti, lettera di Bankitalia alle banche in ritardo 

E proprio fra l'erba, gli sterpi, il materiale di risulta è venuto alla luce il «tesoro, che, per una parte, probabilmente era lì dagli anni 70», ipotizzano i responsabili della Reggia. Si tratta di oltre 300 pezzi (piedi, mani, braccia, capitelli, foglie d'acanto, fregi e stemmi) appartenuti ai gruppi scultorei del Parco Reale. Non tutti, però, si trovavano in quel luogo; alcuni, infatti, sono stati rinvenuti nella macchia boschiva e nei depositi del Palazzo. E ora sono stati sistemati tutti insieme nel cunicolo dimenticato.

Si ha quasi l'impressione di trovarsi in una sorta di «necropoli delle statue» riemersa dal passato. Non si conosce l'origine di questo deposito insospettato: probabilmente quei pezzi, reperiti in giro nel parco, sono stati accantonati lì per non buttarli. Insomma, qualcuno che li ha ritrovati, non ha avuto l'animo di gettarli via, ma, evidentemente, neppure la pazienza di capire da dove provenivano, quali erano le statue o i gruppi scultorei a cui mancavano, così ha pensato di lasciarli in un luogo sicuro ma non più accessibile. A futura memoria o, chissà, sperando forse in qualche futuro intervento.

Ed è, infatti, ciò che è avvenuto. In questo periodo di chiusura al pubblico, nella Reggia la vita e le attività sono continuate, con lavori mirati alla ripulitura di statue (come è accaduto per la Venere al Bagno), al restauro di piccoli e grandi spazi, al recupero di nuovi percorsi, all'ispezione di depositi. Come si stava facendo, appunto, per la Fontana di Eolo, con l'intenzione di renderla accessibile e riaprirla al pubblico dopo le opportune verifiche di sicurezza ma che sarà, comunque, oggetto di iniziative speciali.
 


Un patrimonio che merita, come ognuna delle fontane della lunga via d'acqua, una particolare attenzione. Realizzata in marmo di Montegrande (Caiazzo), la Fontana di Eolo, lunga 42,35 metri e larga 34,65 metri, è costituita da un'esedra in cui si aprono numerose cavità, dimora dei venti. La serie di archi è la rappresentazione della grotta da cui sorgono i venti, raffigurati come statue alate. Sulla balaustra, invece, ci sono gruppi di schiavi, rappresentati a due a due, che sono un omaggio ai prigionieri musulmani impegnati nel cantiere regio. Alla fontana lavorarono, fra gli altri, gli scultori Brunelli, Paolo Persico, Tommaso Solari e Gaetano Salomone. Ispirata all'episodio dell'Eneide in cui Giunone chiede l'intervento di Eolo per allontanare Enea dall'Italia, non fu mai terminata. Infatti mancano proprio le statue di Eolo e di Giunone, che doveva essere posta su un carro trainato da due pavoni (questi ultimi si trovano oggi all'ingresso della Soprintendenza). Secondo Gino Chierici, architetto che negli anni 30 riallestì gli interni delle stanze, l'opera rimase incompiuta per volere dello stesso Vanvitelli il quale, preoccupato che un così grande gruppo scultoreo potesse nascondere in parte la prospettiva, decise di eliminarlo.

Ora, una volta repertoriato tutto il materiale, sui canali social del monumento verranno pubblicate le foto degli elementi più emblematici.
Il visitatore sarà quindi invitato a perlustrare il Parco reale per trovarne il «proprietario». Una sorta di «caccia al tesoro» che partirà dalla realtà digitale ma che diverrà concreta e coinvolgerà dal vivo i visitatori della Reggia. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA