Erano palpabili l'emozione e la gioia di tanti casertani che ieri hanno partecipato alla cerimonia di consacrazione della chiesa di Sant'Elena, dopo 50 anni di chiusura al culto. Ed è finalmente un bel vedere (e un buon auspicio per tutta la città) quell'angolo a due passi dalla Reggia e nel cuore più antico di Caserta tornato a splendere e restituito alla comunità casertana di fedeli e non, grazie all'impegno del vescovo Pietro Lagnese, che ha fortemente voluto il recupero e restauro dell'edificio sacro. «Dopo anni di abbandono e di chiusura - ha sottolineato il vescovo durante l'omelia - riapre al culto, con il rito di consacrazione - nella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell'universo - la chiesa di Sant'Elena. È una gioia per me, per l'intera Diocesi, ma, ne sono certo, anche per tutta la città di Caserta. Grazie ai fondi dell'otto per mille alla Chiesa cattolica e al contributo di alcune realtà locali, (Landolfi e Traettino costruzioni, EdilMec e Italimpianti, per una piccola parte, della Bpm, con il coordinamento e la supervisione del Fai Campania, ndr) è stato possibile portare a conclusione i lavori di restauro. Un grazie particolare al nostro ufficio diocesano per i beni culturali, a quanti hanno diretto i lavori e alle maestranze. E ai frati cappuccini che hanno accettato di tornare e di occuparsi di questa chiesa in attesa di aprire quella di San Sebastiano, sede della parrocchia».
«Sono anche contento - ha sottolineato - che ciò avvenga nell'anno in cui ricordiamo l'insigne architetto Luigi Vanvitelli, a 250 anni dalla sua morte, perché proprio in quella chiesa lui si raccoglieva in preghiera e partecipava alla santa messa, tanto che, quando non gli fu più possibile a causa della malattia, chiese e ottenne di potervi aprire una piccola finestra così da consentirgli di partecipare alle celebrazioni dal suo appartamento, attiguo alla chiesa, nel quale visse e morì.
Il vescovo ha, poi, dedicato una preghiera ai tanti giovani che affollano quella zona soprattutto nei fine settimana. «Spero - ha detto - che possano trovare la chiesa aperta ed illuminata e che possa essere, grazie anche alla disponibilità dei frati, un rifugio per quanti sentono il vuoto e la solitudine». Le vicende che hanno caratterizzato la storia recente della chiesa di Sant'Elena sono state ricordate al termine della funzione - alla quale hanno preso parte, fra gli altri, il sindaco Carlo Marino, il questore Andrea Grassi, l'assessore Enzo Battarra e l'imprenditore Gianluigi Traettino - da don Fernando Latino, direttore dell'ufficio beni culturali della diocesi. Mentre le fasi del restauro sono state illustrate dal progettista e direttore dei lavori, Dante Specchia. «Durante gli interventi che hanno portato al risultato di oggi, si è proceduto senza alterare la distribuzione e l'aspetto originario dell'edificio». È stata anche cercata la famosa finestrella aperta fra la casa di Vanvitelli e la chiesa, ma, pur avendo la certezza, grazie ai documenti dell'epoca, che quell'apertura esisteva, non si è riusciti a trovarla, «in quanto il palazzo dove era la casa del grande architetto negli anni si è ampliato a scapito della chiesa stessa», ha spiegato Specchia. Il restauro ha interessato l'intero corpo di fabbrica, con l'aula delle assemblee, gli ambienti laterali minori situati al piano terra ed al primo piano coperti con volte a botte ed a crociera, il campanile e la cripta. È stata ricostruita l'incannucciata del presbiterio danneggiata dall'incendio dei primi anni 2000, ed è stata riportata alla luce la scala di accesso alla cripta, chiusa e murata dai tempi dell'Editto di Saint-Cloud. Rifatto ex novo il piccolo altare.