Romina, un detective privato
per smascherare il killer

Romina, un investigatore privato per smascherare il killer
Romina, un investigatore privato per smascherare il killer
di Marilù Musto
Mercoledì 10 Aprile 2019, 07:00 - Ultimo agg. 11:01
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Alcuni delitti tornano sempre. Entrano nel circuito della cronaca e non ne escono più. Il caso di Romina Del Gaudio è uno di questi. Bella, giovane, attraente e felice: Romina, promoter della Wind, scomparve da Aversa il 4 giugno del 2004. I suoi resti furono ritrovati in un bosco, a Carditello, quattro mesi più tardi. L’assassino non è mai stato trovato. Così, Romina è diventata un fantasma che «insegue» la cronaca nera, che compare e scompare nei fascicoli dei tribunali e, di tanto in tanto, bussa alla porta degli investigatori chiedendo risposte. Ora, a distanza di 15 anni, il caso potrebbe essere riaperto. Nelle mani del sostituto procuratore Gerardina Cozzolino c’è un fascicolo corposo compilato da un investigatore privato ingaggiato dallo zio di Romina, Ciro Gallo.

Il professionista in «cold case» ha indagato dove le forze dell’ordine si sono fermate.

È andato oltre. Rintracciando, ad esempio, il titolare di una tessera per l’uso di una piscina privata trovata sul luogo del ritrovamento del cadavere. L’accertamento non era mai stato fatto prima, ma adesso la Procura di Santa Maria Capua Vetere potrebbe convocare nelle stanze degli investigatori il titolare dell’abbonamento per chiedere spiegazioni. Il professionista privato ha anche rintracciato i due uomini seduti in una Mercedes Classe A, nei pressi del Parco Pozzi ad Aversa, quel pomeriggio del 4 giugno, giorno della scomparsa. Romina venne notata da un passante: era seduta sulla panchina proprio accanto alla vettura; all’interno della macchina due uomini (un adulto e un ragazzo) stavano discutendo in maniera animata.

E poi, c’è la lettera anonima in cui compare il numero di targa attribuito all’auto in cui sarebbe stata attirata Romina poche ore prima di sparire dalla città di Aversa. Il numero di targa è risultato corrispondere a quello di un cittadino aversano all’epoca padre di due figli, della stessa età dell’uomo indicato nella lettera.

Potrebbe sembrare poco, ma non lo è.

Anche perché c’è la possibilità di comparare il Dna trovato sugli indumenti intimi di Romina con quello degli indagati, nel corso di tutti questi lunghi e lentissimi anni. In realtà, solo due anni fa il giudice per le indagini preliminari del tribunale ritenne opportuno archiviare il caso. Fra le pieghe del decreto, lungo quaranta pagine, firmato dalla presidente Gabriella Casella, si fece strada la certezza che non ci fossero riscontri alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Riccardo Di Grazia di Gricignano di Aversa che indicò una pista mafiosa agli investigatori. Fu così che il fantasma di Romina non ebbe più pace. E lo zio Ciro prese a condurre una guerra in solitudine, chiedendo aiuto a un agente privato che ha dissepolto riscontri nascosti.

Nell’aprile 2011 il corpo di Romina, addirittura, era stato riesumato. Una pratica straziante per i familiari. Cinque mesi dopo la riesumazione arrivò l’esito delle analisi sui resti ritrovati nel bosco a luglio 2004, che confermò, attraverso il dna, che quello era proprio il corpo della giovane promoter. Dopo tante sconfitte, la famiglia di Romina non si è arresa. In seguito alla morte di Grazia Gallo (la mamma della ragazza) lo zio ha portato avanti la battaglia per la ricerca della verità. «C’è richiesta del Dna sui reperti in sequestro affinché sia comparato col profilo genetico di uno di coloro che all’epoca è stato già indagato. Inoltre c’è da capire se lo slip ritrovato sul luogo del delitto sia di Romina visto che non è mai stato fatto il Dna della ragazza e ne tanto meno è stato comparato con il profilo genetico sui reperti». È quanto dichiarato l’avvocato Francesco Stefani, rappresentante della famiglia Gallo, che ora attende la decisione del pm.
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