Scontro sull'ex cava Monti, l'acqua resta inutilizzabile

Ancora sigilli su 40 pozzi irrigui. Gli agricoltori: "Divieti ingiustificati"

I rilievi dell'Arpac
I rilievi dell'Arpac
di Giuseppe Miretto
Mercoledì 12 Aprile 2023, 08:08
3 Minuti di Lettura

Non ci sarà nessun dissequestro: non saranno tolti i sigilli né all'invaso dell'ex-Masseria Monti, dove sono stati occultate 300 mila tonnellate di rifiuti speciali, né agli oltre 40 pozzi per uso irriguo circostanti. Spente tutte le residue speranze del Comune, degli agricoltori e delle aziende agricole. Sebbene l'ente locale, custode giudiziario del sito, abbia affidato l'ex cava tufacea a Invitalia per la progettazione esecutiva degli interventi di bonifica (finanziati con 15 milioni di euro) l'intera area resta sotto sequestro.

Nulla cambia per l'operatività dei tecnici: resta in vigore il provvedimento dalla Procura del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere del 2014, mentre potranno continuare le operazioni di «picchettaggio delle condotte del metano» che potenzialmente possono ricadere nel raggio di intervento del progetto affidato a Invitalia.

Deve essere individuato con estrema precisione il tracciato e la profondità esatta di posa delle condotte.

Condizione necessaria e sufficiente per procedere, unitamente ai danni forniti dalle prospezioni geognostiche, per definire la tipologia, l'estensione e l'espansione delle opere di copertura dell'invaso. Ma sono state le analisi e le controanalisi sulle acqua di falda a decretare il respingimento delle richieste di dissequestro dei pozzi irrigui ricadenti nel raggio di 500 metri dall'ex cava: le concentrazioni di metalli pesanti (in massima parte manganese e ferro ma in subordine anche fluoruri, arsenico e solfati) restano oltre i limiti consentiti dalla legge. «Continuiamo a sostenere commenta Peppe Riccio (coltivatore e imprenditore zootecnico)- che esista un errore metodologico di fondo: per le acque irrigue non debbano essere applicate le restrizioni e i parametri di utilizzo in vigore per le acque potabili, quindi secondo noi, i divieti non sono giustificabili». Niente da fare: resta in vigore il divieto di estrazione di acqua da falde superficiali per un'area di circa 61 ettari. «In assenza di dati scientifici contrari conferma il sindaco De Filippo- resta in vigore l'ordinanza che vieta la coltivazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli entro 500 metri dall'ex-Masseria Monti».

Video

Un risultato di rilievo è stato centrato. Si sono attenuati i fenomeni accessori: sono state spente, con successo, le fumarole che immettevano in atmosfera esalazioni contenenti xileni, toluene e idrocarburi aromatici in generale. L'unica via d'uscita dall'emergenza è subordinata alle scelte della Regione Campania che ha affidato l'appalto, dopo la redazione dello schema di convenzione, per la «messa in sicurezza dell'invaso di Masseria Monti». Due gli scenari possibili: la rimozione dei rifiuti tombati (ipotesi molto onerosa, complessa e quindi meno fattibile) oppure la costruzione di un sarcofago per contenere quello che resta degli scarti di produzione di fonderia e rifiuti industriali.
Esiste, però, una terza via caldeggiata dal Comune: la rimozione parziale dei rifiuti speciali, cioè di quelli più grossolani e di eventuali fusti o contenitori ancora non corrosi da decenni di reazioni chimiche esotermiche. «La scelta progettuale della Regione sollecita Giancarlo Liccardo, tecnico ambientale ed ex presidente della consulta dell'ambiente- di affidare ad Invitalia la bonifica non deve far passare in secondo piano la necessità di una nuova interdizione degli accessi dopo che i cancelli sono stati sfondati per evitare che possano ripetersi nuovi sversamenti di rifiuti».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA