Sorpresa, Caserta investe in cultura più della media nazionale

L'elaborazione di OpenPolis sugli interventi in Terra di Lavoro

I Teagtri di Pietra a Battarra
I Teagtri di Pietra a Battarra
di Antonio Borrelli
Lunedì 6 Marzo 2023, 08:55
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È la provincia identificata con la (fu) Campania Felix, culla del Mediterraneo duemila anni fa e centro del Meridione fino al XVIII secolo. Territorio che vanta nel capoluogo uno dei più importanti monumenti d'Europa, il più grande anfiteatro dell'antichità dopo il Colosseo e che nel futuro prossimo potrebbe contare ben tre beni Unesco patrimonio dell'umanità (oltre alla Reggia di Caserta, l'antica via Appia e l'abbazia di Sant'Angelo in Formis). Eppure i 104 comuni casertani spendono in cultura 36 euro per ogni cittadino, per un totale di 4 milioni 188mila euro. Non poco, rispetto alla media italiana (32 euro pro capite) ma di certo non un numero eccellente.

A svelare la tendenza è un'elaborazione di Openpolis, che ha scandagliato i bilanci del 2021 degli enti casertani ricostruendo spese assolute e pro capite per la tutela e valorizzazione di beni e attività culturali. E nel Casertano lo scenario presenta luci ed ombre: in termini assoluti fa meglio di tutti Caserta con quasi 600mila euro investiti nel comparto, seguita da Santa Maria Capua Vetere che dedica alla voce «cultura» del proprio bilancio 424mila euro.

Nella classifica delle top 10 ci sono le altre città più popolose della provincia: Maddaloni con quasi 369mila euro, Sessa Aurunca con 327mila euro, Aversa con 218mila euro, Marcianise con 157mila euro. Ma è capovolgendo il punto di vista, rapportato alla popolazione, che si ha una visione più chiara della portata degli investimenti: così emerge che la città della Reggia dedica solo 8 euro ai propri musei, peggio di Alife, Giano Vetusto e Rocca d'Evandro. Marcianise invece riserva poco più di 4 euro per ogni abitante al settore, mentre Aversa 4,36 euro. Tra i centri più popolosi chi fa meglio è Sessa Aurunca, ricca di musei, aree archeologiche e monumenti, che investe in valorizzazione del patrimonio 16,08 euro per ognuno dei suoi 21.252 residenti.
Continuando ad analizzare la spesa pro-capite, a fare meglio di tutti in provincia è la piccola Letino, che a fronte dei suoi 703 abitanti dedica oltre 102 euro per ogni cittadino al proprio patrimonio storico-culturale.

Quasi quanto Firenze e più di Roma. Un record. E sono proprio i piccoli borghi dell'alto Casertano a mostrare la maggiore sensibilità verso le proprie bellezze: Presenzano investe oltre 83 euro per ogni residente, Liberi più di 54 euro, San Potito Sannitico 23 euro, Roccaromana 21 euro, Cellole 20. E c'è l'eccezione geografica di Arienzo, che con oltre 60 euro pro-capite si piazza sull'ultimo gradino del podio per spesa in cultura. Poi c'è il giallo: ben 32 comuni del Casertano non mettono neanche un euro nel Bilancio per la cultura. Non è chiaro se i dati Opendabp non siano riusciti ad intercettare i relativi bilanci o se quel numero zero ricorrente sia definitivo. Di certo abbassa la media dell'intera provincia.

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I freddi numeri possono comunque essere utili per interpretare il contesto sociale di una provincia tra le più ricche in Italia per resti, aree, parchi archeologici e monumenti. Una ricchezza che però spesso giace inerme sotto il suolo, ben lontana dal percorso di valorizzazione che potrebbe attrarre nuove risorse. Basti pensare all'antica Cales a Calvi Risorta, l'abbazia della Ferrara a Vairano, il ponte romano tra Rocchetta e Croce e Riardo, le Ciampate del Diavolo di Tora e Piccilli, solo per citarne alcune.
 

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