Stand davanti alla Reggia di Caserta
ma i prodotti casertani non ci sono

Stand davanti alla Reggia di Caserta ma i prodotti casertani non ci sono
di Franco Tontoli
Lunedì 13 Settembre 2021, 09:06 - Ultimo agg. 20:21
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Ultima tappa a Caserta, quella dello scorso fine settimana, del Tour del Gusto, rassegna di prelibatezze enogastronomiche delle regioni italiane, del «buono made in Italy» che è il tema della rassegna-mercato itinerante che ha toccato 11 località della Campania. In piazza Gramsci, lo sfondo della Reggia, il verde dei Giardini Flora, doppio filare di casette di legno, tanti colori di cose buone da mettere in tavola e in dispensa. Caciotte e caciocavalli, insaccati dalle salsicce alle soppressate ai salami, taralli e altra prelibatezze da forno, caramelle e liquirizia e vini. Per la maggior parte dei prodotti la provenienza dall'Italia meridionale (liquirizia, per esempio, dalla Calabria e i taralli dalla Puglia), la maggioranza dalla Campania, come i vini dal Sannio.

Non un prodotto del Casertano, all'appello mancano le mozzarelle del litorale domiziano, vini come il Falerno del Massico, l'Asprinio dell'Aversano e ci mettiamo anche i taralli e le freselle della zona di Brezza-Grazzanise senza far torto ad altre aree geografiche nostrane. All'attenzione dei molti turisti che ieri il complesso monumentale della Reggia e del parco, non un prodotto della provincia di Caserta altrimenti conosciuta come Terra di Lavoro alla base di agricoltura, zootecnia e viticultura tradotti dal lavoro duro delle campagne in eccellenze enogastronomiche. Da tenere rigorosamente sottochiave, segrete tanto da suscitare l'interrogativo più che giustificato da parte dei molti forestieri sulle produzioni casertane ritenute inesistenti o non degne da mettere in mostra.

Il giro enogastronomico è organizzato ogni anno dall'associazione Italia eventi col patrocinio dell'Unoe rappresentativa della categoria in collaborazione con i Comuni ospitanti. Alcuni quesiti a proposito della rassegna di prodotti «made in Caserta». Il primo: nessun produttore è stato mai invitato? E se no, perché? Se sono stati invitati e non hanno aderito, se ne conoscono le motivazioni? Il Comune di Caserta patrocinante della manifestazione ha mai sollecitato, magari prospettando facilitazioni, imprenditori ad esporre e far conoscere le eccellenze di cui ci si vanta in ogni occasione, tranne poi a tenerle sottochiave contravvenendo a tutti i propositi di promozione di cui si fanno carico, spesso, la Camera di Commercio, la Confesercenti ed altre organizzazioni? La mozzarella casertana, i vini casertani e altro, certamente non erano da far conoscere nella rassegna-mercato ai casertani ma ai forestieri attirati dalla Reggia, molti dei quali visti con sacchetti di prelibatezze calabresi, pugliesi, beneventane, sorrentine.

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Da Caserta, i forestieri presenti ieri, si sono portati via la bellezza del complesso vanvitelliano, sapori di buoni aperitivi serviti nei bar da piazza Gramsci a piazza Dante, lo sgassamento delle auto in fila provenienti dalla «chicane» di via Gasparri e per il primo tratto di corso Trieste.

Auto a sinistra in parcheggio a pagamento, tariffa festiva 1 euro per le 24 ore, a destra affastellate anche sulle strisce di attraversamento pedonali, le file dei visitatori provenienti dalla fiera del gusto, disgustati dall'insieme della solita città levantina. Non un vigile urbano a sanzionare le auto in divieto di sosta, punizione non risolutiva del problema, o a tentare di imitare i «pizzardoni» di una volta: paletta, alt, avanti voi, fermi là. Ma questo è uno spezzone cinematografico della Caserta anni Sessanta, col procedere degli anni roba da cineteca.

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