Teverola: estorsioni del clan a imprenditori, la Procura chiede due condanne

A processo l'anziano boss Aldo Picca e il gregario Nicola Di Martino

Racket, imprenditori nel mirino
Racket, imprenditori nel mirino
di Marilù Musto
Mercoledì 27 Settembre 2023, 08:03 - Ultimo agg. 16:25
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Dodici anni di carcere per Nicola Di Martino e dieci anni e dieci mesi per Aldo Picca. Questa la richiesta di condanna del pubblico ministero della Procura Antimafia di Napoli per il vecchio boss Picca e il suo presunto gregario, conosciuto in zona come "ventitrè". I magistrati dell'ufficio inquirente di Napoli hanno chiuso il cerchio su un giro di estorsioni fra Frignano, Teverola e Casaluce, prima con l'arresto dei carabinieri dopo la coraggiosa denuncia di un farmacista e il titolare di un negozio di materiale elettrico in primavera, poi con la richiesta di condanna dei due presunti "uomini del pizzo".

Uno degli imputati, Aldo Picca, legato ai Casalesi, a quasi 70 anni suonati - dopo tre anni di libertà e una condanna a 25 anni sulle spalle - era tornato in cella ad aprile scorso, con accuse pesantissime.

Fu fermato dai militari nel giorno del sabato Santo in compagnia del suo gregario di sempre, Nicola Di Martino. La Procura di Napoli Nord ad Aversa, ad aprile, aveva convalidato il provvedimento e disposto la misura cautelare per tutti e due.

Ma chi sono Picca e Di Martino? Imputato e condannato nel processo Spartacus I per associazione mafiosa, Aldo Picca era uno dei protagonisti della faida in cui morirono nel 96 a Teverola Giovanni Ciccarelli e Mario Tappino, presunti appartenenti al clan Quadrano-Picca, in guerra con i casalesi per il controllo della zona di Teverola. Caso Italburro, vecchia storia che riemerge a quasi 30 anni da fatti. Cognato di Giuseppe Quadrano, ergastolano, Picca aveva ottenuto la liberazione anticipata nel 2020.  Nicola Di Martino, invece, è considerato l'erede del cartello criminale che fu di Picca, egemone nella zona di Carinaro e Teverola. E, secondo i carabinieri, Di Martino il suo potere lo esercitava con disinvoltura.

Nel campo delle estorsioni e dello spaccio di droga negli anni precedenti e con le richieste di denaro in occasione della Pasqua, nell'ultima occasione: al titolare di una società che forniva apparecchiature di gioco elettronico, qualche anno fa, avrebbe detto: «Io sono il nuovo capozona, sono appena uscito da galera, da oggi il denaro lo dovete dare a me». Per l'autorità giudiziaria della procura di Napoli, sia Picca che Di Martino si sarebbero resi responsabili solo, per ora, di due episodi: una estorsione consumata (a un farmacista) e una tentata al rivenditore di materiale elettrico di bassa e media tensione. Nel 2020 Picca era stato scarcerato all'età di 64 anni e, fino a qualche mese fa, era libero di circolare.
Poi avrebbe ripreso a batter cassa, fino all'arresto definitivo.

Ora, i legali - Carlo De Stavola ed Elisabetta Carfora - avranno tempo per controbattere a novembre la richiesta di condanna dei due. Il 24 novembre è prevista, infatti, la discussione della difesa. A dicembre, probabilmente, ci sarà la sentenza definitiva che metterà fine alla storia. I due si sono sempre detti innocenti, ma le prove - grazie alla denuncia dei due imprenditori di Frignano e Teverola e soprattutto alle indagini dei carabinieri - sembrano essere schiaccianti.
 

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