Alberto Savinio, Vite di Mercurio: uno scrittore supremo e il suo alter ego

Se qualcuno vuole essere felice leggendo, ma di una felicità che vive di metamorfosi, legga questo Vite di Mercurio e tutto Savinio.

Alberto Savinio
Alberto Savinio
di Giuseppe Montesano
Mercoledì 3 Maggio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 4 Maggio, 07:16
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Si torna a parlare bene in queste pagine delle Edizioni Spartaco, una piccola casa editrice che fa cultura e impresa da Santa Maria Capua Vetere, e non lo si fa perché si vuole per forza e folcloristicamente dire bene di qualsiasi cosa culturale si faccia a Napoli e dintorni, e meno che mai perché le Edizioni Spartaco fanno libri che nei quali ci si contempla all'infinito l'ombelico-Napoli e dintorni, ma perché fanno libri di qualità e quindi vera cultura. E infatti nella collana «elitropia» diretta da un giovane e intelligente studioso, Alessio Bottone, dopo Una burla riuscita di Italo Svevo e La casa natale di Henry James, mandano in libreria un piccolo ma prezioso Alberto Savinio intitolato Vite di Mercurio.

L'agile volume, che raccoglie alcuni pezzi sparsi e difficili da trovare, che ruotano intorno alla presenza di Hermes-Mercurio nell'universo saviniano, è illustrato dai disegni di Savinio e curato da Silvio Perrella, un critico-saggista che ha sempre creduto nell'editoria da Sud e che accompagna i racconti e i quasi poèmes en prose di Savinio con una affabulante introduzione, dove ricorda tra l'altro che scrittori diversissimi tra loro, come Manganelli e Sciascia, parlavano dell'autore di Ermaphrodito come di uno scrittore supremo, e che si chiude su una rapsodica e personale costellazione di altri libri da leggere «intorno» a Vite di Mercurio.

Savinio scrittore supremo? Nei pezzi di Vite di Mercurio sembra di assistere a un rito, una sorta di evocazione magica della figura del dio greco che appare all'Io che racconta e che è Savinio stesso, come il dio tutelare dei mutamenti e delle vie che portano alla libertà: solo che la magia, come sempre in Savinio, viene riportata alla quotidianità più semplice, e Mercurio-Hermes appare a Savinio durante una gita scolastica in Sogno ermetico, sotto forma di gallo nel pollaio del cognato in Il gallo, e dopo la morte del padre in Primo passo.

Allo stesso tempo, in una continua inversione di toni e tempi musicali, la quotidianità secondo Savinio si animizza, come se il Microcosmo della realtà comunicasse direttamente con il Macrocosmo dei miti e del divino e quindi si levasse verso l'alto, tornando poi di colpo a riabbassarsi al livello della quotidianità: che però, dopo l'animizzazione che l'ha fatto rivivere, non è più la stessa banale e «realistica» quotidianità di chi non vede che dietro le apparenze del mondo c'è un'altra vita.

A volte però la quotidianità, in Savinio, è spazzata via da un vento metafisico: come accade qui in Vita dei fantasmi, dove Mercurio appare a Savinio in una stanza che somiglia da vicino alla stanze con carte geografiche e lavagne del fratello De Chirico, in un racconto in cui viene riecheggiata una famosa poesia di Nietzsche sulle fontane che cantano nella notte, e dove Mercurio parla dei fantasmi come se fosse un alchimista ermetico alla maniera di Paracelso, quel Paracelso di cui Savinio raccontò alla sua maniera la vita, insieme alle vite di Gemito e Collodi e altri, in Narrate, uomini, la vostra storia.

Ma forse il vertice di Vite di Mercurio, che prende ancora più senso dal trovarsi insieme alle storie sui fantasmi di Mercurio e sui galli di Asclepio, è il racconto intitolato Introduzione a una vita di Mercurio. Introduction à une vie di Mercure, tradotto bene da Nicoletta Agresta dal francese non idiomatico dell'originale, è in realtà un racconto a cui Savinio non farà mai seguire una vera vita o «biografia» di Mercurio. E che importa? Di certo Introduzione a una vita di Mercurio è tra i più bei racconti surrealisti, in un certo senso senza Surrealismo e senza scrittura automatica, che l'epoca del Surrealismo abbia prodotto, insieme ad alcuni racconti della pittrice e scrittrice Leonora Carrington tradotti da Adelphi con il titolo La debuttante. Il mutamento delle cose animate in quelle non animate e viceversa è una festa felice, la crudeltà estrema è ironizzata comicamente, nella quotidianità si schiudono abissi, e il musicista della mente Savinio dirige la sua orchestra come se Stravinskij musicasse Arnim e Hoffmann. Qui la Romantik è filtrata attraverso quella Modernità in cui i veri fantasmi, come scrisse il giovane Savinio, possono apparire solo negli appartamenti con i doppi servizi e illuminati dalla luce delle lampadine elettriche.

Se qualcuno vuole essere felice leggendo, ma di una felicità che vive di metamorfosi, legga questo Vite di Mercurio e tutto Savinio. 

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