Domenico Cirillo, il giallo risolto dell'American Philosophical Society

Il suo nome non fu riportato nei registri per un errore di trascrizione

Angelica Kauffmann, ritratto di Domenico Cirillo
Angelica Kauffmann, ritratto di Domenico Cirillo
di Amedeo Arena*
Giovedì 29 Giugno 2023, 10:45 - Ultimo agg. 30 Giugno, 17:19
6 Minuti di Lettura

Due lettere, una “l” e una “y”, sono costate a Domenico Cirillo, naturalista, medico e patriota della Repubblica napoletana del 1799, oltre due secoli di oblio. Ci sono voluti 255 anni affinché l’American Philosophical Society, accademia fondata a Filadelfia nel 1743, riconoscesse che lo studioso nato a Grumo Nevano era stato eletto tra i propri soci, ma il suo nome non fu riportato nei registri per un errore di trascrizione che scaturì dal fraintendimento di appena due lettere.

Per comprendere questa singolare vicenda, occorre ricordare che nel ’700 Napoli era una capitale europea frequentata dagli intellettuali di tutto il mondo. Cirillo insegnava botanica all’università ed esercitava la professione medica, a beneficio dei poveri e dei bisognosi, ma anche di nobili locali e dignitari stranieri. Tra questi, Isaac Jamineau, Console britannico a Napoli, appassionato di botanica ed affascinato dalle eruzioni del Vesuvio. Nel 1764 aveva fatto tappa a Napoli anche John Morgan, celebre medico di Filadelfia, che negli anni sarebbe diventato uno dei principali animatori della American Philosophical Society, proponendo la nomina di diversi soci corrispondenti, tra cui Cirillo.

Nel verbale della riunione della American Philosophical Society del 16 gennaio 1769, si diede infatti conto della lettura di una lettera in cui Cirillo ringraziava Morgan per averlo proposto come socio e lo informava che nel Regno di Napoli vi erano molte specie vegetali che avrebbero potuto essere introdotte in America. Eppure, nei registri di tale accademia, il nome di Cirillo non venne inserito; fu invece riportata l’elezione, il 15 aprile 1768, di un certo “Professor Famitz” di Napoli.

Ritaglio della lettera di Isaac Jamienau a John Morgan del 3 novembre 1767 (per gentile concessione della Historical Medical Library del College of Physicians di Filadelfia).

Nel 1997, lo storico statunitense Whitfield J. Bell Jr. aggiunse un pezzo importante a tale puzzle: una lettera, del 3 novembre 1767, in cui Jamineau invitava Morgan ad avviare una corrispondenza con “Il mio medico di famiglia, professore di botanica qui a Napoli, al quale l’Università deve l’introduzione del sistema di Linneo”.

Tale descrizione corrisponde in pieno al profilo di Cirillo, titolare della cattedra di botanica presso l’università di Napoli e fra i primi ad introdurvi la tassonomia di Linneo per la classificazione delle specie vegetali, il che indusse lo storico americano ad ipotizzare che Famitz e Cirillo fossero, in realtà, la stessa persona.

Ed allora da dove saltò fuori il nome “Famitz”? Secondo Bell, da un errore di trascrizione: Jamineau avrebbe scritto “My Family Physician” (il mio medico di famiglia), ma Morgan avrebbe inteso “Mr Famitz Physician”, dando luogo all’elezione di quest’ultimo nel 1768. Come mai, però, l’anno seguente fu Cirillo e non Famitz a scrivere a Morgan per ringraziarlo di averlo proposto come socio? A questo interrogativo lo storico statunitense non seppe dare una risposta.

Angelica Kauffmann, ritratto di Isaac Jamineau

Affascinato da tale enigma, ho ripercorso i passi di Bell, richiedendo una copia della lettera di Jamineau al College of Physicians di Filadelfia. Nell’ultima pagina, dopo la firma, vi è la frase riportata da Bell. La grafia del Console britannico è quasi indecifrabile, ma il confronto con altri passi della lettera non lascia dubbi: c’è scritto “Family” e non “ Famitz”. Due lettere fanno la differenza: la penultima è senz’altro una “l” e non una “t”, in quanto priva del trattino orizzontale; l’ultima lettera è certamente una “y” e non una “z”, in quanto identica alla finale delle parole “university” e “botany” contenute nella stessa frase.

Famitz, dunque, chi era costui? Molti documenti relativi al ‘700 napoletano sono andati perduti, ma tutti gli scritti che ho consultato attribuiscono a Cirillo, non a Famitz, la titolarità della cattedra di botanica presso l’Ateneo napoletano dal 1760 al 1777. Un cognome peculiare come “ Famitz”, d’altra parte, avrebbe lasciato qualche traccia nei cataloghi delle biblioteche o nei registri delle accademie del tempo. Invece no, di Famitz neanche l’ombra. A differenza di Carneade, probabilmente Famitz non è mai esistito.

Come si svolsero, allora, i fatti che portarono all’elezione di Famitz? A differenza di Bell, non credo che sia stato Morgan a commettere l’errore. Egli era stato a Napoli appena tre anni prima rispetto alla lettera di Jamineau. Quando vi lesse l’elogio di un medico napoletano, docente di botanica e seguace di Linneo deve avervi riconosciuto Cirillo. Ne propose perciò la nomina a socio, inoltrando la lettera all’accademia di Filadelfia come prova della fama internazionale di Cirillo. L’errore, secondo me, è stato compiuto da chi diede seguito alla proposta di Morgan. A differenza di Morgan, questa persona non riconobbe Cirillo nella descrizione di Jamineau e, cercando nella lettera del Console britannico il nominativo da iscrivere nei registri dell’accademia, deve aver creduto di scorgervi quello Famitz, dando luogo all’elezione di tale ignoto studioso. Fu così emesso un certificato di iscrizione a suo nome, certificato che fu persino inviato a Parigi affinché Thomas Jefferson lo recapitasse al nuovo socio.

All’oscuro di tale errore, Morgan scrisse a Cirillo per informarlo della imminente nomina a socio e Cirillo lo ringraziò con una lettera che fu letta in occasione della riunione della American Philosophical Society del 16 gennaio 1769. Nessun dei presenti rilevò l’incongruenza rispetto ai registri, che hanno riportato il nome di Famitz fino a poche settimane fa, quando la American Philosophical Society, accogliendo la ricostruzione qui esposta, ha corretto la scheda intestata a Famitz, intitolandola a Cirillo ed aggiungendovi un breve profilo biografico.

Questo riconoscimento postumo pone il napoletano Cirillo in cima alla lista in ordine cronologico dei soci italiani della American Philosophical Society, nella quale figurano, tra gli altri, Leopoldo II di Toscana (1843), Guglielmo Marconi (1901) ed Enrico Fermi (1939). Inoltre, l’elezione di Cirillo precede quella di altri scienziati europei del tempo, fra cui i botanici Carlo Linneo (1769), Luigi Castiglioni (1786) e Joseph Banks (1787), ed i medici John Hunter (1787), Erasmus Darwin (1792) ed Edward Jenner (1804).

Tali informazioni vanno apprezzate al giusto: diversi grandi intellettuali del ’700 non figurano tra i soci della American Philosophical Society e la priorità cronologica dell’elezione non comporta, di per sé, alcuna primazia scientifica. Il riconoscimento di Cirillo quale socio della più antica accademia statunitense rappresenta, però, il suggello della rilevanza internazionale della scienza, dell’università e della cultura napoletana del ‘700, nonché della profondità dei legami tra Napoli e gli Stati Uniti, attestati dalla celebre corrispondenza tra Gaetano Filangieri e Benjamin Franklin, uno dei fondatori della American Philosophical Society.

*Professore ordinario presso l’Università Federico II e DeGasperi Fellow presso gli Archivi Storici dell’Istituto Universitario Europeo

© RIPRODUZIONE RISERVATA