Due città unite dall'arte: esce il volume "Nous irons à Paris" di Domenico Mennillo

Lo studioso ricostruisce 50 anni di rapporti tra Napoli e Parigi all'insegna dell'avanguardia

Due città unite dall'arte: esce il volume "Nous irons à Paris" di Domenico Mennillo
di Giovanni Chianelli
Lunedì 15 Maggio 2023, 15:31
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Nel maggio del 1972 nella galleria di Lucio Amelio i visitatori trovarono un ambiente vuoto, senza opere né interventi artistici: era “La mostra inesistente”, (non) realizzata dal collettivo Galleria inesistente di Vincent D’Arista. Un mese dopo un camion scaricò una grande massa di lapilli vulcanici davanti allo spazio Il Centro, in occasione dell’iniziativa “Operazione Vesuvio” ideata da Dina Carola; le pietre impedirono l’accesso alla galleria. Il sabotaggio era opera del gruppo continuum, animato dai due filosofi Lucio Caruso e Stelio Maria Martini sulla scia delle tante esperienze avanguardistiche italiane degli anni ’50 e ’60.

Napoli, città estetica per eccellenza con i suoi luoghi iconici, iniziò a essere il punto ideale per operazioni di destrutturazione del canone visivo e riconquista di un nuovo sguardo “sui punti focali della narrazione cittadina (il centro, lo skyline dominato dal Vesuvio, la Villa comunale, il lungomare), per tentare una risignificazione di questi luoghi attraverso l’innesto di elementi e azioni destabilizzanti” scrive Luciana Berti nel volume Nous irons à Paris. Poesia visuale e sperimentale, arte ambientale e comportamentale. Naples Paris 1971-2021 (Terre blu, pagine 196, 20 euro), curato da Domenico Mennillo con Jean-François Bory e Gigliola Fazzini.

Un lavoro concepito con due velocità: la ricognizione cronologica, divisa in decenni, del periodo analizzato. E i contributi, iconografici e testuali, di alcuni protagonisti di questa temperie - artistica e politica - che mette in relazione artisti e gruppi campani con le esperienze che si consumavano a Parigi sulla scorta degli studi su Nietzsche e Artaud condotti da Deleuze, Derrida e Foucault.

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Dal dibattito con l’Internazionale situazionista condotto da Caruso e Martini agli anni ’70 in cui si distinsero l’attività militante di Luca (Luigi Castellano), le esperienze del “Gruppo P66”, il dattilocodice teorizzato da Tomaso Binga, alter ego di Bianca Menna. La scena napoletana ribolle ed è attiva anche negli anni ’80: dall’impegno del gallerista Giuseppe Morra scaturisce “Radio Taxi. Vibrazioni del Sonoro”, collana di lp dei maggiori autori di poesia concreta (Heidsieck, Nitsch, Corner, Mac Low, Sarenco, Verdi, Desiato). Il decennio successivo è rappresentato soprattutto dall’attività del drammaturgo Enzo Moscato e il suo omaggio scenico ad Artaud; e poi il nuovo millennio, con il lavoro fra arte ambientale e comportamentale del gruppo lunGrabbe creato da Rosaria Castiglione e lo stesso Mennillo che scrive: “Napoli e il suo territorio hanno generosamente investito negli ultimi 50 anni attorno i fenomeni dell’arte più innovativa e sperimentale, ancora oggi troppo poco conosciuti”.

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