Giornata internazionale dello stagista, il dramma di una generazione: «I giovani non vengono visti come una risorsa»

Antonio Supino racconta la sua storia : «Non sono stato stagista ma, da avvocato, ho fatto il praticantato forense, qualcosa di molto simile»

Giornata internazionale dello stagista, il dramma di una generazione: «I giovani non vengono visti come una risorsa»
di Emanuela Di Pinto
Giovedì 10 Novembre 2022, 11:52 - Ultimo agg. 11 Novembre, 06:00
5 Minuti di Lettura

Anni passati sui libri utili ad ottenere un semplice contratto da stagista. É questo il destino di tantissimi giovani italiani costretti, dopo l’università, a lavorare per aziende pubbliche o private ottenendo contratti che, di solito, non prevedono alcun tipo di retribuzione. La figura del tirocinante è entrata nell’immaginario collettivo, diventando quasi un fenomeno culturale, un tratto distintivo dei millenials e della generazione Z. Grazie alla tv e al cinema è stato delineato un identikit dello stagista tipo: appena laureato, “schiavo” dei suoi superiori, sottopagato (o addirittura non retribuito) e disposto a fare i compiti più umili. Una visione certamente esasperata ma che, diverse volte, non va molto lontano alla realtà.

Se in alcuni rari casi si riesce ad ottenere un contratto di lavoro soddisfacente dopo l’esperienza fatta, in altri ci si ritrova a rimanere bloccati in un loop di “esperienze formative” senza fine. Nonostante ciò, sembra essere l’unico modo in cui i giovani possono cercare di emergere. Dal post pandemia le richieste di tirocini in aziende sono aumentate del 40%, arrivando quasi a 330mila tirocini attivi di cui 185mila al Nord, 87mila al Sud e il restante 57mila nel centro Italia. Un dato che mostra ancora di più la differenza abissale tra settentrione e meridione riguardo l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.

Prima del 2020 si erano registrati ottimi risultati riguardo l’occupazione giovanile in Campania, crollati poi con l’arrivo del Covid. Fortunatamente, nel post pandemia, risulta essere una delle regioni con il maggior incremento di tirocini (o stage) arrivando a toccare il +44,7%. I dati, provenienti dal “Rapporto annuale sulle comunicazioni obbligatorie 2022”, non sono mai precisi, anche per quanto riguarda le percentuali di stagisti assunti dopo l’esperienza in “azienda”. Si parla di poco più di 120mila assunti (la maggior parte a tempo determinato o con collaborazioni). Il vero problema delle percentuali riguarda il range di età degli “assunti”.

Del totale, ben 50mila riguardano persone con più di 35 anni costrette a ripiegare su un contratto da stagista nella speranza di riuscire ad ottenere, in futuro, un posto fisso.

Antonio Supino, avvocato, giornalista e mente dietro la pagina «Analisi Ignorante», nel suo nuovo libro «Sono stato truffato» racconta la questione con lucidità ed ironia. «Non sono stato stagista ma, da avvocato, ho fatto il praticantato forense, qualcosa di molto simile» ha raccontato, parlando della propria esperienza personale. «L’esempio che faccio nel libro riguarda una “giovane” assistente universitaria che ha superato i 35 anni. Racconto la storia di quelle persone che per coltivare un sogno e continuare ad inseguirlo accettano di lavorare a tempo pieno in età avanzata praticamente gratis»

Il tema del sogno è quello che si pone al centro del libro. I protagonisti, un gruppo di over 35 che cercano di trovare il proprio spazio nel mondo del lavoro, sono l’esempio lampante di come il desiderio e l’aspirazione non bastino. In tutto il novecento, l’Italia è stata abituata a rifarsi ad una “filosofia” nata e partita dal boom economico degli anni 60 che si basava sull’idea del costruirsi il proprio futuro con le proprie mani anche senza competenze particolari o titoli di studio. Sessant’anni dopo, migliaia di stagisti sono costretti ad affrontare l’esatto opposto, vivere nella costante attesa di qualcosa di migliore nonostante gli anni passati a formarsi come professionisti e specialisti. La conseguenza naturale di questo sistema è andarsene, cercando fortuna all'estero. «Dopo la laurea feci un’esperienza in Inghilterra che mi diede modo di conoscere tanti ragazzi italiani che avevano deciso di trasferirsi lì» ha raccontato Supino, parlando di come alla base della fuga di cervelli ci sia una voglia di trovare “il proprio posto nel mondo”. «La cosa che mi dicevano è che molti di loro avevano deciso di trasferirsi perché rispetto all’Italia c’era molta più possibilità di fare carriera. C’è meritocrazia».

Video

Sul tentativo di trovare una soluzione ad un problema così profondo, Supino ha riflettuto su quanto ci sia una motivazione culturale alla base di tutto. «In Italia i giovani non vengono considerati come una risorsa ma un peso. Siamo un paese vecchio composto da generazioni vecchie (…). È evidente che la classe dirigente ha sbagliato qualcosa. Bisognerebbe prendere in considerazione il fatto che i giovani hanno l’energia, l’entusiasmo e rappresentano il futuro. E’ su di loro che si dovrebbe puntare». Insomma, per riuscire a mettere un punto alla questione servirebbe un intervento strutturale capace, non solo di riformare una normativa che sembra danneggiare i giovani, ma rivoluzionare totalmente l’idea (e la considerazione) che il mondo del lavoro ha degli stagisti. Un ruolo fondamentale in moltissime aziende e che ha il diritto di essere riconosciuto come tale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA