«Guglielmo Marconi, il testardo papà del wi-fi»

A 150 anni dalla nascita arriva nelle librerie una corposa biografia firmata da Marc Raboy che guarda oltre l’invenzione della radio

Guglielmo Marconi
Guglielmo Marconi
di Francesco Mannoni
Domenica 14 Aprile 2024, 07:14
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«Un secolo prima di Internet, prima che Bill Gates e Steve Jobs entrassero nelle nostre vite, sessant’anni prima che Marshall McLuhan proclamasse che i media sono “L’estensione dell’uomo“, c’è stato Guglielmo Marconi il mago della radio. L’esplosione della comunicazione globale sarebbe stata impossibile senza di lui». Parola di Marc Raboy professore emerito in comunicazione e New Media della McGill university di Montreal e autore di Marconi. L’uomo che ha connesso il mondo (Hoepli, pagine 640, euro 29,90). A 150 anni dalla nascita (Bologna, 25/04/1874 – Roma 20/07/1937, madre irlandese e padre italiano), la sua vita è raccontata da quando era un giovane inventore prima sulle colline di Montecchio e Sasso Marconi, poi in Inghilterra, imprenditore principiante e uomo d’affari vincitore del Nobel nel 1909, fino a diventare una delle maggiori personalità del suo tempo: escalation inarrestabile che mise in evidenza le invenzioni che il suo lavoro ha prodotto in vari settori della tecnologia e dell’informazione, fino alle applicazioni in strumenti che oggi ci sono familiari come il cellulare, il gps e i navigatori satellitari. Operò continuamente e registrò numerosi brevetti ai quali lavorò per tutta la vita anche a bordo del suo yacht Elettra, nave laboratorio sulla quale spesso viaggiava con la moglie e la figlia. La Rai annuncia come imminente una miniserie sul grande inventore, interpretato da Stefano Accorsi e, da giovane, da Nicolas Maupas.

La sua è la storia di un genio, Raboy?

«No, lo direi un visionario per quanto riguarda le possibilità della comunicazione a lunga distanza, globale, mobile e wireless.

Era tenace e concentrato e ha imparato molto presto come ottenere il sostegno finanziario per perseguire i suoi obiettivi. È Il padre della comunicazione globale mobile e istantanea».

E l’uomo Marconi?

«Complesso. La sua tenacia (si potrebbe dire testardaggine) e la sua pulsione quasi ossessiva – hanno impedito di godersi i piaceri della vita. Ha fatto alcune scelte personali e politiche discutibili con conseguenze per se stesso e per coloro che lo circondavano: era un uomo del suo tempo. Ma era in una modalità riflessiva verso la fine della sua vita e penso che se fosse vissuto qualche anno in più forse ci avrebbe sorpreso».

Delle varie personalità di Marconi – enfant prodige, industriale dinamico e preveggente, e politico un po’ enigmatico – quale l’ha sorpresa di più?

«L’istinto politico di Marconi. Pur non essendo un ideologo, fu sempre propenso a mantenere ottimi rapporti con chiunque detenesse il potere governativo, ovunque volesse fare affari. Negli ultimi dieci anni di vita fu un servitore fedele (anche se in privato critico) del regime fascista di Mussolini. Fu anche un fervente propagandista della guerra coloniale italiana in Etiopia. Ma coltivò anche alleanze che infastidirono il dittatore Mussolini, come quella con il Vaticano per la quale creò il primo servizio radiofonico internazionale al mondo. E, morì “convenientemente” nel 1937, come ho scritto nel libro, prima di dover affrontare i peggiori eccessi del regime».

Quali sono gli aspetti più importanti dell'attività di Marconi ancora inesplorati a cui accenna nel «Prologo»?

«La principale ha a che fare con le contraddizioni inerenti al ruolo della comunicazione nel nostro modo di vivere. Altre questioni che emergono nella storia di Marconi sono: il rapporto tra tecnologia e capitalismo aziendale; il ruolo della regolamentazione governativa; e ancora più in generale, le lotte sulla sovranità nazionale, il colonialismo, la decolonizzazione e l’eredità dell'imperialismo europeo... Alla fine si chiedeva se ciò che aveva creato fosse un dono per il mondo o una maledizione – è quello che ho chiamato alla fine del libro “il paradosso della comunicazione”».

Lei definisce Marconi un tessitore di reti. A quali reti allude?

«Affari, politica. Uso il termine “rete” come leitmotiv o metafora che unisce il modo in cui Marconi ha lavorato e il mondo che ha creato – il mondo in cui viviamo oggi - collegato in rete dalla comunicazione. È un mondo che Marconi in un certo senso ha immaginato, sebbene abbia preso una forma che nemmeno lui avrebbe potuto prevedere».

Di sicuro le sue invenzioni ci hanno proiettato nella modernità.

«Inizialmente, gli sviluppi stratificati sulla tecnologia di base di Marconi – la comunicazione wireless – come le trasmissioni radiofoniche e televisive erano applicazioni “uno-a-molti”, mentre la sua idea era che la comunicazione dovesse essere “uno-a-uno”, nel modo in cui usiamo oggi la comunicazione wireless. Ma penso che rimarrebbe sconvolto se fosse qui per vedere alcuni degli abusi che si verificano con i social media e altre applicazioni. Riflettendo sulla sua eredità, disse: “Ho fatto del bene al mondo o ho aggiunto una minaccia?».

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