Marco Meier e Ingemaus: i furori giovanili di Inge Feltrinelli

Il giornalista svizzero racconta gli anni giovanili di Inge Schönthal fino al 1958, anno del suo incontro con Giangiacomo Feltrinelli

Inge Feltrinelli
Inge Feltrinelli
di Titti Marrone
Martedì 23 Gennaio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 24 Gennaio, 07:28
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Audacia, creatività, curiosità per ogni manifestazione del bello: erano i tratti distintivi di una giovane, affascinante protagonista della nostra vita culturale che fu fotoreporter per buona parte della seconda metà del Novecento e, fino alla sua morte del 2018, editrice.

A raccontare gli anni giovanili di Inge Schönthal fino al 1958, anno del suo incontro con Giangiacomo Feltrinelli, è ora un giornalista svizzero, Marco Meier in Ingemaus (pagine 328, euro 22), titolato con il vezzeggiativo scelto per lei dai genitori («Topolino»). È il racconto avvincente di una donna che si lanciò prima nel mestiere nuovissimo e assai maschile di fotoreporter poi nell'editoria, con un talento speciale per le relazioni umane, private o pubbliche. Senza sacrificare l'autentico talento per una mondanità culturale intelligente che la portava a tessere e rinsaldare le reti di rapporti preziosissimi. E il libro è insieme più di una biografia, perché restituisce la temperie intellettuale e professionale di testate come il «New Yorker», «Life», «Der Spiegel», «Stern». Inoltre qui si tratteggia l'epoca d'oro di un fotogiornalismo di poco successivo a grandi come Cartier Breton, Robert Capa, Erwin Blomenfeld, Irving Penn, e di una tecnica fotografica potenziata dall'uso della Leica portatile. 

L'infanzia di «Immaus» si svolge in un periodo cruciale, essendo la bambina nata il 24 novembre 1930 a Gottinga, in quella Bassa Sassonia dove il partito nazionalsocialista, con il 18,3% dei consensi, era diventato secondo in una Germania già soggiogata dalle camicie brune. Il padre di Inge, Siegfried Schönthal, aveva una piccola industria tessile e un'incrollabile fede nel nazionalismo tedesco ma anche un'origine ebraica che lo rendeva bersaglio delle leggi di Norimberga.

Solo il coraggio di sua moglie Trudi, ariana e luterana, rese possibile la sua fuga a New York. E una volta in salvo, fu lui stesso a suggerire a Trudi di chiedere il divorzio, per mettere al sicuro lei e la bimba. Inge aveva 8 anni, era troppo piccola per capirci qualcosa ma ricordava il secondo compagno di sua madre, Otto Heberling, come un vero padre. Non dimenticando che il primo quasi la rifiutò quando, anni dopo, lei provò a raggiungerlo in Usa.

Proprio in Usa la ventenne Inge cominciò a farsi notare come fotoreporter. Giovane, spregiudicata, fu aiutata dal fatto di essere molto bella («un misto tra Audrey Hepburn e Leslie Caron», secondo suo figlio Carlo). Ebbe anche fortuna, come quando incrociò per caso Greta Garbo intenta a soffiarsi il naso a un semaforo della Madison: la sua prima foto venduta a «Life» per 50 dollari. O quando beccò Churchill appena uscito dalla casa di un banchiere amico. Ma Inge fu soprattutto audace e determinata, e riuscì a realizzare scatti memorabili con Anna Magnani, Pablo Picasso, John Fitzgerald Kennedy, Elia Kazan, Simone de Beauvoir, a portare a casa la foto di Fidel in pigiama. Prima, sempre all'Avana, erano venute le memorabili foto a pesca di Marlin con Hemingway. Era il 1953, il primo impatto era stato negativissimo, lei gli aveva quasi dato del colonialista e lui della nazista, ma poi nacque una relazione di amicizia che la trattenne per due settimane ospite del «Papa» della letteratura.

Cinque anni dopo a Milano, l'incontro con Giangiacomo Feltrinelli. Lui aveva appena pubblicato Il dottor Zivago di Pasternak, stava per farlo con Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, aveva occhiali spessi, si rosicchiava le unghie, era introverso, ricchissimo, voleva essere un rivoluzionario. Lei, splendente nel suo unico abito elegante, scivolò su una gaffe imperdonabile, lodando quel Luigi Barzini che per Giangiacomo era stato il patrigno odiato, avendone sposato la mitica madre Giannalisa. Ma passarono la notte a chiacchierare, scoprendo affinità destinate a cementare un rapporto da cui, nel 1964, sarebbe nato Carlo.

Quella sera del 1958 cominciò la seconda e più importante vita di Inge. Con Giangiacomo divise impegni, interessi, lavoro, fianco a fianco in casa editrice, da Fidel all'Avana negli anni Sessanta, in qualche modo legati anche quando nel 1967 le loro strade si divisero e lui entrò in clandestinità lasciando lei sola ad occuparsi della Feltrinelli. Certo è difficile pensare che la vita abbia amato Inge se si pensa alla morte di Giangiacomo sul traliccio di Segrate. Una morte che l'ha sempre lasciata perplessa al punto da farle dire, in una delle ultime interviste: «Fu un omicidio politico, sapeva di Gladio, lui era troppo scomodo». 

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Dopo quella strana morte del 1972, per Inge vennero l'affanno di affrontare da sola l'esistenza, le incombenze della casa editrice di cui è stata presidente per oltre 45 anni. Non se ne parla in Ingemaus, che si ferma al matrimonio con Giangiacomo. Ma vale la pena ricordare come lei ce l'abbia fatta puntando sul proprio amore per la vita, che le ha fatto incontrare il designer e filosofo argentino Tomàs Maldonado, diventato suo nuovo compagno. E restando fedele al proposito di andare avanti, come diceva, «sempre con la quinta inserita», ha rilanciato la casa editrice con autori come Marguerite Duras, Doris Lessing, Isabel Allende, Manuel Vàzquez Montalbàn, Daniel Pennac, Banana Yoshimoto e, tra gli italiani, Erri De Luca, Antonio Tabucchi, Gianni Celati, Maurizio Maggiani, Alessandro Baricco e tanti altri. Irrefrenabile, ha lanciato nuove collane, iniziative come i tascabili e, ispirata dall'esempio tedesco, i megastore: il primo a Napoli, in piazza dei Martiri nel 2001 e sempre a Napoli, nel 2008, alla stazione centrale. Sempre pronta a scommettere sul fatto che il libro non sarebbe mai morto. Perché sì, ci sono gli e-book e Feltrinelli li pubblica ma, diceva lei, «non puoi farci la dedica. Non puoi andarci in spiaggia. Il libro di carta resterà perché è un oggetto sessuale». Parola di Inge Feltrinelli, sola donna in un mondo molto maschile. 

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