Niccolò Ammaniti, «La vita intima» della donna più bella del mondo

Ammaniti ritorna alla scrittura letteraria a sette anni da Anna

Niccolò Ammaniti
Niccolò Ammaniti
di Generoso Picone
Domenica 22 Gennaio 2023, 09:00
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«La paura finisce dove comincia la verità». La storia che Niccolò Ammaniti racconta in La vita intima (Einaudi, pagine, 307, euro 19), il romanzo con cui ritorna alla scrittura letteraria a sette anni da Anna dopo essersi dedicato all'elaborazione e alla regia delle serie tv prima con Il miracolo e quindi con quella tratta proprio dal suo ormai penultimo libro, potrebbe condensarsi in questa affermazione.

Nella sua lapidarietà viene consegnata alla protagonista, Maria Cristina Palma, già ragazza della Roma pariolina, tragedie e lutti familiari alle spalle, ex modella considerata la donna più bella del mondo, giovane vedova e quindi moglie quarantenne di un ricco e affermato avvocato, Domenico Mascagni, per giunta premier in un governo retto da una traballante coalizione progressista, da Stefania Subramanian, la parrucchiera che la prepara per andare in scena, non senza aver aggiunto l'ulteriore frammento di pragmatica saggezza: «Tutto passa.

Le cose, pure peggiori, si superano e prendono il posto che meritano nel loro passato».

Tutto passa. Il dolore, le passioni, i fantasmi, le ossessioni, le angosce scorrono, si trasformano, saltano gli ostacoli, assumono il loro giusto peso, vanno così a comporre la trama lunga dei giorni. Perché «la vita esiste fino a quando c'è e chissà, forse non termina, ti abbandona e si trasferisce a un altro organismo in una staffetta senza fine». L'itinerario che Ammaniti disegna sul profilo della vicenda di Maria Cristina dopo Anna un nuovo personaggio femminile al quale trasferisce efficacemente ansie e interrogativi di carattere generale, tout court umane - risponde a questa legge universale, guidata da una necessità definita come ontologica: dunque di ricerca di senso, verso la quale La vita intima giunge con una scrittura narrativa che coniuga pagina e immagine, nell'esito di una prova di collaudata presa. 

La vita intima è quella nascosta nelle profondità dell'animo dove le tracce del passato si conquistano una dimensione inquieta e perturbante pronta a manifestarsi inattesa e minacciosa agli incroci del tempo. Ne è il racconto che contiene una opzione di sopravvivenza, forse di felicità. Come il quaderno lasciatole dalla madre che Anna nel romanzo del 2015 trova e da cui si lascia guidare, Maria Cristina avvia una sorta di risalita dalla superficie delle apparenze sociali, dall'ambito del dover apparire per poter essere percepita e giudicata, dal teatro dello spettacolo quotidiano che l'ha inchiodata al ruolo di straordinaria bellezza ma usata, vuota, assente, inadatta al presente, per raggiungere uno stadio di consapevolezza.

A scuotere Maria Cristina è un momento di dolore fisico, un disco che dall'attrezzo di allenamento cade sul dito del piede e ne annerisce l'unghia. Un urlo che squarcia la notte di Roma e apre la sua vita: esce progressivamente dalla claustrofobia di Io e te e Anna e ritorna anche drammaticamente al suo passato, alla morte della madre quand'era ancora bambina, alla scomparsa del fratello Alessio durante una vacanza in Grecia, all'incidente d'auto che ha ucciso il marito Andrea, alla circostanza che l'ha vista scampare a tante fini. «È tutta la vita che mi incolpo di non esserci stata», ricorda. Le rimane la bellezza del corpo, ma le si mostra senza coraggio, irrisolta, vana. Puro oggetto estetico, una figura frivola e scema che scivola nella depressione cupa.

La giovinezza che ricompare nella persona del fidanzato di allora Nicola Sarti, un video che lui le invia con le immagini di un loro incontro sessuale, il terrore che possa essere diffuso e quindi pregiudicare con la propria reputazione - per altro incrinata dal pettegolezzo di una tresca tra il marito presidente e la volitiva sottosegretaria Dani Gilardoni la già complicata carriera politica del consorte, sono questi gli elementi che l'agitano. Scoprono la sua debolezza al timore di un ricatto devastante e scandiscono le fasi di un processo che Ammaniti accompagna con una scrittura dove il registro comico-grottesco è alternato ad altri di intensa partecipazione emotiva fino al momento che vedrà svanire la paura e saldarsi la verità.

Non saranno i consigli cinici del Bruco, il misterioso e inquietante guru degli algoritmi del consenso che guida la comunicazione di Mascagni ad aiutarla. Lui, al contrario, è il simbolo del mondo che la ingabbia. Meglio ascoltare i suggerimenti che, una voce dall'inconscio, le vengono da Diana Brinzaglia, la coatta compagna degli anni del liceo. Perciò accetterà l'intervista televisiva con la temuta giornalista Mariella Reitner, lì esporrà tutta la sua autenticità.

La scena finale di La vita intima la fissa mentre si trova con la figlia Irene al cospetto della tomba del fratello Alessio mentre da lontano spunta l'antico amico Luciano, il figlio dei custodi della villa dei nonni, il suo vero amico. Maria Cristina si è ricongiunta con se stessa. La malinconia che è la felicità di essere tristi, le aveva detto il ministro belga Wim Claes, nella sua rudezza citando Victor Hugo. Una conquista, necessaria e dura. 

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