D'Avalos, in mostra a Palazzo Carafa cinque secoli di vita di Napoli

In esposizione fino al 29 settembre quaranta pezzi tra pergamene, acquerelli, lettere, disegni e documenti antichi

Con i D'Avalos in mostra cinque secoli di vita di Napoli
Con i D'Avalos in mostra ​cinque secoli di vita di Napoli
di Ugo Cundari
Sabato 17 Giugno 2023, 18:00
4 Minuti di Lettura

Per secoli Napoli e il regno di cui è stata capitale hanno contato sulla difesa dagli eserciti dei re che si sono avvicendati, e insieme a questi hanno combattuto in prima linea anche le truppe di una famiglia spagnola, quella dei D'Avalos, che dal Cinquecento all'Unità d'Italia ha contribuito più di tutte le altre dinastie nobiliari al mantenimento della pace e alla resistenza contro le invasioni straniere.

L'archivio di questa dinastia, che risiedeva nel suo storico palazzo in via dei Mille (ora in ristrutturazione), rischiava di andare perduto e smembrato ma nel 2019 il soprintendente Gabriele Capone lo salvò e lo sottopose a custodia coattiva. In questi anni si è proceduto al suo riordino, con fondi del ministero della Cultura, e ne è venuto fuori un inventario di cinquecento pagine perché l'archivio in questione conta oltre milleduecento pergamene, databili tra il 1257 e il 1883, e una enorme mole di documenti che, messi insieme, occupano 120 metri lineari di pareti. Raccolti in 450 faldoni, oggi sono custodi alla Sovrintendenza archivistica e bibliografica della Campania. Una selezione di questo patrimonio, che ancora deve essere studiato in tutta la sua portata, sarà da lunedì in mostra a Palazzo Carafa, in via San Biagio dei librai, con inaugurazione alle 10,30 in occasione di un convegno al quale partecipano, tra gli altri, Capone, il discendente dei D'Avalos Andrea Carlo Francesco Alfonso, il direttore generale per le politiche culturali e il turismo della Regione Rosanna Romano.

In esposizione fino al 29 settembre quaranta pezzi tra pergamene, acquerelli, lettere, disegni e documenti antichi, tra i quali la condanna a morte in contumacia per lesa maestà contro Filippo V di Spagna e la privazione di tutti i feudi e titoli inflitta nel 1704 a Cesare Michelangelo d'Avalos, e il libro mastro di metà del Settecento dei lavori di ammodernamento del Palazzo D'Avalos di via dei Mille con segnato il nome del responsabile della ristrutturazione, l'archistar dell'epoca Ferdinando Fuga.

Poi ci sono le carte su Ferdinando Francesco e Alfonso III, ai quali gli storici hanno attribuito il grande merito di aver guidato la vittoria dell'imperatore Carlo V nella battaglia di Pavia del 1525, celebrata in sette arazzi esposti nel museo di Capodimonte. «Tutti i pezzi mostrati nelle teche sono di enorme interesse storico e testimoniano il potere di una famiglia che per cinque secoli ha ricoperto ruoli di prestigio presso i sovrani del Regno di Napoli, aragonesi, viceré spagnoli, austriaci, Borbone, fino ai Savoia. È suggestivo notare che la storia di questa famiglia si è intrecciata così profondamente con la storia di una città e di un regno, spesso sovrapponendosi l'una all'altra» dice Capone.

La mostra è divisa in sezioni tematiche: privilegi, onorificenze e fedeltà alla corona, quest'ultima talmente salda da essere ricompensata con donazioni territoriali da Posillipo a Castellammare di Stabia, dall'Abruzzo alle Puglie, da Ischia a Procida. Alcune teche sono dedicate agli approfondimenti sulle donne D'Avalos più importanti, come la guerriera Costanza, la povera Maria e la poetessa Vittoria Colonna. Diventata governatrice dell'isola verde, Costanza la difese nel 1503 da quaranta galee francesi che l'assediarono per quattro mesi, guadagnandosi il soprannome di «novella amazzone». Maria fu uccisa insieme al suo amante dal marito e cugino Carlo Gesualdo in uno dei più celebri delitti di tutti i tempi. La Colonna si distinse per la finezza dei suoi componimenti d'amore e spirituali, che le valsero l'apprezzamento di Ariosto e l'amicizia con Michelangelo Buonarroti, Jacopo Sannazaro, Giovanni Pontano. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA