Enrico Caruso, la festa per i 150 anni: «A luglio il museo nel Palazzo Reale di Napoli»

Verrà inaugurato il 20 luglio e trasformerà la monumentale sala Dorica di Palazzo Reale in una «stanza delle meraviglie»

Il 25 febbraio ricorreranno i 150 anni dalla nascita di Enrico Caruso
Il 25 febbraio ricorreranno i 150 anni dalla nascita di Enrico Caruso
di Lorenza Fruci
Sabato 18 Febbraio 2023, 08:00 - Ultimo agg. 19 Febbraio, 09:06
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Il 25 febbraio ricorreranno i 150 anni dalla nascita di Enrico Caruso. A dare il via alle celebrazioni il ministero della Cultura che ieri ha ospitato, nella sala Spadolini, la presentazione del primo museo nazionale dedicato al tenorissimo, alla presenza del ministro Gennaro Sangiuliano, del direttore generale dei musei Massimo Osanna, del direttore di Palazzo Reale di Napoli Mario Epifani e della curatrice Laura Valente. Ma anche del sindaco di Firenze Dario Nardella, dell'assessore al Turismo del Comune di Napoli Teresa Armato e del collezionista Luciano Pituello. Il museo Caruso verrà inaugurato, lavori permettendo, il 20 luglio e trasformerà la monumentale sala Dorica di Palazzo Reale in una «stanza delle meraviglie» con esposizione di cimeli, grammofoni, animazioni in 3D e piattaforme multimediali, postazioni e installazioni musicali e cinematografiche.

Dopo aver espresso la sua «felicità per il compimento dell'impresa», Sangiuliano ha parlato di don Enrico come «un esempio eccelso del genio italico, capace di innovare nel solco della tradizione, comprendendo in pieno come valorizzare il proprio talento nel segno della modernità. Fu il primo a capire e a utilizzare le immense potenzialità dell'industria discografica. La popolarità globale della canzone napoletana è intimamente legata al suo nome». Poi un appello al sindaco Gaetano Manfredi: «Potrebbe essere una bella idea intitolare l'aeroporto di Napoli a Caruso, visto che a Napoli transitano persone che vengono dagli Stati Uniti, paese a cui lui deve molto della sua affermazione».

Per Osanna «era un dovere dare una casa a Caruso. Trovarla a Palazzo Reale significa riportare Caruso al San Carlo», chiudere la famigerata storia dei fischi o dei non fischi che il tenorissimo subì al suo debutto in teatro con un «Elisir d'amore» dopo di cui non si esibì più al San Carlo. «L'iniziativa rientra tra gli interventi finanziati dal piano strategico per i grandi progetti dei beni culturali, grazie al quale abbiamo già avviato un rilancio di Palazzo Reale e un lavoro sulla sua identità», ricorda Epifani. «Parliamo di uno spazio espositivo di 500 metri quadrati, multimediale perché l'esigenza è di rievocare la voce di Caruso, deve essere un museo parlante e cantante. Tra i nostri partner, il museo Villa Caruso Bellosguardo del Comune di Lastra a Signa e il collezionista Luciano Pituello che ha donato cimeli per il valore di 1 milione». Tra gli altri partner carusiani, l'Archivio Ricordi e la Fondazione Puccini, l'Archivio di Stato di Napoli, le Teche Rai, la Discoteca di Stato, il San Carlo, la Scala, il Metropolitan di New York, fino alla Cineteca di Bologna, che ha diretto il lavoro di restauro e sincronizzazione vocale sul film «My cousin» e che ha consentito l'uso delle immagini di Caruso attore. Laura Valente, musicologa, ha aggiunto: «Sarà un museo mondo. Caruso era napoletano e ha esportato la sua napoletanità nel mondo, simbolo di eccellenza italiana, però la sua fama si è strutturata tra Milano con Toscanini e New York. Ma Caruso ha scelto di tornare e di morire a Napoli, per cui un museo a lui dedicato non poteva che essere un museo in rete, unendo tutte queste istituzioni perché lui, la sua vita, la sua storia, la qualità della sua voce, il suo timbro, il suo modo di guardare all'interpretazione, che unisce appunto la nobiltà del fraseggio classico all'empito della canzone, questo suo nuovo modo di cantare, il tenore del nuovo secolo, ecco... Tutto questo è raffigurato anche da una concezione di museo che è fatto di cose da vedere, frasi da leggere, 11 piattaforme per vedere 2000 tra documenti e immagini».

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La presentazione si è conclusa con la voce di Caruso: «'A vucchella», scritta da Gabriele D'Annunzio, musicata da Francesco Paolo Tosti e incisa nel 1919, ascoltata grazie a un grammofono d'epoca messo a disposizione da Pituello.

Intanto, i turisti possono visitare il piccolo museo aperto da un privato nella casa del tenore in via Santi Giovanni e Paolo. E il 25 febbraio al Memus del San Carlo sarà sancita la collaborazione tra il museo Caruso e il Comune di Napoli con la donazione degli atti di nascita e morte del tenore, conservati nell'archivio del municipio cittadino. 

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