Jan Fabre in mostra a Napoli: tributo al culto di San Gennaro

L'installazione nella chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco,

L'opera Il numero85 di Jan Fabre esposta nella Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio
L'opera Il numero85 di Jan Fabre esposta nella Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio
di Pasquale Esposito
Venerdì 3 Marzo 2023, 11:00
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Il mito del sangue della Medusa che finisce in mare - lo racconta Ovidio nelle Metamorfosi - e che diventa corallo rosso, si fonde con i culti popolari più forti a Napoli, quelli per San Gennaro e per le «anime pezzentelle», i teschi che testimoniano il viaggio tra la vita e la morte. Un racconto che grazie ad uno dei più importanti artisti contemporanei, Jan Fabre (Anversa, 1958) si arricchisce di due nuove belle pagine grazie alle installazioni e donazioni di due opere interamente realizzate con corallo pregiato, che da ieri si sono disvelate.

La prima scultura - intitolata «Per Eusebia», il nome della «parente», se non nutrice, di Gennaro che ne raccolse il sangue dopo il martirio nel 305 d.C - è, come sottolinea la curatrice Melania Rossi, «un mirabile pannello completamente realizzato in un cesellato mosaico di corallo rosso del Mediterraneo», allestito nell'antisacrestia della Cappella del Tesoro, dove sono custodite le chiavi che aprono la cassaforte contenente l'ampolla con il sangue di San Gennaro.

La seconda installazione è, invece, un omaggio ed un rimando al plurisecolare culto dei morti che si celebra in via Tribunali, nella chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, dove il maestro fiammingo ha realizzato, in una nicchia alla sinistra dell'altare maggiore, la scultura «Il numero 85 (con ali d'angelo)», che si inserisce nell'ambiente contribuendo a sottolineare «l'aura mistico-sacrale di questo luogo così particolare». Due istallazioni permanenti, la cui donazione è sostenuta da due mecenati, Gianfranco D'Amato e Vincenzo Liverino, con la supervisione dello Studio Trisorio. 

 

All'inaugurazione di ieri mattina, Jan Fabre è apparso particolarmente commosso: «Come uomo nordico, in questa situazione mi sento un nano tra tutti questi giganti del Barocco. Per prima cosa vorrei ringraziare la mia gallerista Laura Trisorio, una donna fantastica. E poi i due miei sostenitori napoletani che hanno reso possibile tutto ciò: Gianfranco D'Amato ama la bellezza e l'arte e ha già sostenuto il mio lavoro in altre occasioni. Vincenzo Liverino invece è il top nel mondo del corallo: grazie a lui è stato possibile realizzare le mie opere, dai disegni e gli schizzi alla fattura concreta delle sculture. Ho lavorato per un anno e mezzo con tanti piccoli pezzi di corallo, ed è stato Liverino che mi ha supportato per tutto il lavoro anche con le piccolissime parti di corallo (i rametti, le pietre) che contribuiscono all'opera finale. E poi desidero rendere omaggio agli artigiani napoletani con i quali ho lavorato: so che qui c'è una grande tradizione anche in questo ambito, ma per un artista come me il loro contributo è assolutamente prezioso. Napoli è una città straordinaria, fonte di continua ispirazione sia dal passato che dal presente».

Lo scultore, coreografo e regista belga - di casa a Napoli in musei oltre che in mostre alla galleria Trisorio - è attratto dai miti che sedimentano la storia della nostra città, dalla sua religiosità, dalla devozione che diventa cultura popolare: «Qui vita e morte», dice, «si completano, costituiscono un culto che ha radici profonde sia nelle persone acculturate che in quelle più semplici, che così manifestano la partecipazione ad uno standard di cultura antropologica davvero soprendente». 

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Alla presentazione sono intervenuti, con la curatrice i mecenati, anche Riccardo Imperiali di Francavilla e Riccardo Carafa d'Andria per la deputazione del Tesoro di San Gennaro, e per l'Opera Pia Purgatorio ad Arco il presidente Giuseppe D'Acunto con Francesca Amirante, «anima» delle iniziative della storica chiesa barocca. Catalogo Electa. 

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