Confindustria: nel 2024 Mezzogiorno in crescita. E con il Pnrr risale il Pil

Il report di fine anno firmato SRM

Mondo del lavoro
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di Nando Santonastaso
Sabato 30 Dicembre 2023, 09:59
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L'autorizzazione unica numero 100 rilasciata dal Commissario straordinario della Zes Campania nel giorno in cui l'annuale Check Up Mezzogiorno di Confindustria-SRM certifica i segnali di crescita dell'economia dell'area. Un caso la coincidenza ma rende di sicuro la chiusura di anno almeno in parte meno angosciante delle precedenti per il Sud. Anche perché il centesimo via libera firmato dall'avvocato Giosy Romano riguarda ancora l'ex Whirlpool (più precisamente l'Italian Green Factory del Gruppo Tea Teck guidato da Felice Granisso) la cui acquisizione rimane il fiore all'occhiello di questa gestione (accompagnata peraltro anche dall'avvio di tutti e 7 i cantieri previsti dal Pnrr per la Zona economica speciale campana). Un messaggio importante in vista della Zes unica prevista dalla Legge Fitto per il 2024 che estende a tutto il Mezzogiorno i benefìci e le opportunità finora "riservati" alle sole aree Zes delle otto regioni meridionali. All'insegna della ormai consueta celerità (e comunque in anticipo sul poi scongiurato stop all'attività commissariale dall'1 gennaio) anche l'atto di ieri che ha di fatto resa possibile l'avvio della ricostruzione dell'intero opificio di via Argine. I lavori, per farla breve, possono iniziare subito e completare così il percorso di messa in sicurezza dei lavoratori stessi e dell'investimento (il progetto era stato presentato appena il 28 novembre scorso). «Sono fiero ed orgoglioso di avere contribuito alla salvaguardia di tante famiglie» ha detto Romano.

Di "segnali congiunturali positivi" e di "una generale tenuta delle imprese" parla il Check Up, allineandosi sostanzialmente a quanto emerso in questi ultimi tempi da altri osservatori (Svimez e Ambrosetti in testa). L'Indice sintetico dell'economia meridionale è cresciuto nel 2023 per il terzo anno consecutivo, salendo di 8,8 punti. Aumentati anche gli investimenti: +4,4% sul 2022 e +17% rispetto al 2019, quando ancora il Mezzogiorno scontava il crollo del sostegno pubblico alla sua struttura produttiva iniziato nel 2008.

Confermato anche il rimbalzo dell'export che Confindustria-SRM (quest'ultima è la Società di studi e ricerche sul Mezzogiorno collegata al Gruppo Intesa Sanpaolo) calcolano in un significativo +40% sul 2019. E per il 2024? Anche qui la previsione di crescita del Pil non va oltre lo 0,6%, in linea con gli altri Rapporti, ma «sulla conferma di questo dato - spiega lo studio - influirà in modo considerevole l'effettiva "messa a terra" delle risorse disponibili, in primis quelle legate al PNRR». Prudenza condivisibile visto che se è vero che l'occupazione al Sud (+4% nel terzo trimestre 2023), è cresciuta più delle altre macroaree del Paese, è altrettanto vero che «all'aumento degli occupati non corrisponde un significativo progresso in termini assoluti se i dati sono rapportati alla quota di chi vive al Sud».

Dal Check Up Mezzogiorno arriva però anche un contributo inedito e da sottolineare. Riguarda i tre fattori di sviluppo su cui il Sud deve ancora migliorare. Si tratta delle cosiddette "3C": e cioè, le Competenze (dalla formazione all'innovazione), la Connettività (attraverso adeguate infrastrutture di connessione stradale, ferroviaria, portuale e aerea, ma anche e soprattutto digitale e tecnologica) e la Competitività delle imprese (anzitutto in termini di densità e intensità imprenditoriale). «Serve quindi una politica industriale che, sfruttando le ingenti risorse a disposizione - europee e nazionali - possa creare un ambiente favorevole alla crescita di territori e imprese del Mezzogiorno e, al contempo, ne valorizzi le potenzialità produttive». Se prima erano le "4A" (Aeronautica, Abbigliamento, Automotive e Alimentare) più il Farmaceutico a dare il senso delle potenzialità del Sud, ora c'è bisogno di uno scatto in più. A partire dai progetti del PNRR e dai 12 miliardi su 14 che la rimodulazione del Piano individua per le imprese e dalla sua vocazione originaria, la riduzione, cioè, dei divari territoriali: «In questo senso, sarà importante il rispetto della clausola di destinazione al Mezzogiorno del 40% delle risorse allocabili territorialmente».

È un tema che ritorna anche a proposito del futuro del Fondo sviluppo e coesione e della Zes unica su cui il sistema delle imprese resta prudente. A proposito della Zes unica, il Rapporto condivide l'idea della svolta ma avverte che «andrà declinata con attenzione, per non vanificarne la portata. Rendere tutto il Mezzogiorno una Zona Economica Speciale è un progetto ambizioso, che però necessita di essere sorretto da un disegno strategico di medio periodo». Quanto all'Fsc, «sarà importante non snaturare il Fondo, preservandone le caratteristiche di addizionalità e allocazione territoriale, che destina l'80% delle risorse al Sud. Più in generale, è necessario che i progetti e le risorse definiti dalle modifiche al PNRR e dal Decreto Sud vedano ora una tempestiva attuazione che, sin dalle prime fasi, metta al centro gli investimenti delle imprese e garantisca il coinvolgimento di tutti gli attori, in primis del partenariato economico e sociale».

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