Dichiarazione Irpef 2021, nuove aliquote e modello precompilato: tutto quello che c'è da sapere domande e risposte

Dichiarazione Irpef 2021, nuove aliquote e modello precompilato: tutto quello che c'è da sapere domande e risposte
di Nando Santonastaso
Giovedì 11 Novembre 2021, 12:07 - Ultimo agg. 20:09
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Un vademecum per fare chiarezza sulle nuove scadenze fiscali, con tutte le indicazioni pratiche e la risposta alle domande più frequenti. In collaborazione con l'Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Napoli, rispondono Gianluca Corigliano e Immacolata Vasaturo

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È confermata la scadenza del 30 novembre per la dichiarazione Irpef o è stata prevista una proroga per via delle conseguenze del Covid?

Nessuna proroga in dipendenza delle conseguenze del Covid: il modello redditi 2021 relativo all’anno d’imposta 2020 deve essere presentato, in via telematica, entro il 30 novembre 2021.

La dichiarazione presentata entro i 90 giorni dalla suddetta scadenza (quindi dall’1/12/2021 al 28/02/2022) sarà considerata valida; in tal caso occorrerà però provvedere al pagamento di una sanzione per il tardivo invio (variabile a seconda che dal modello dichiarativo emergano o meno imposte da pagare).

Chi è tenuto a questo adempimento? E si possono rateizzare i pagamenti?

Sono tenuti alla presentazione della dichiarazione dei redditi: i contribuenti per i quali vige l’obbligo alla tenuta delle scritture contabili (come, in genere, i titolari di partita Iva), anche nel caso in cui non abbiano conseguito alcun reddito; e i contribuenti per i quali non sussistano casi di esonero.

A titolo esemplificativo e non esaustivo, sono esonerati dalla presentazione della dichiarazione dei redditi i contribuenti che possiedono esclusivamente: l’abitazione principale ed eventuali pertinenze e/o altri fabbricati non locati situati nel medesimo comune di residenza, redditi da lavoro dipendente corrisposti da un unico datore di lavoro (o da più datori, purchè certificati dall’ultimo che ha effettuato il conguaglio), redditi già soggetti a ritenuta a titolo di imposta, o, infine, redditi quali: borse di studio, pensioni, indennità civili e di accompagnamento.

Il pagamento delle imposte risultanti dalla dichiarazione può essere effettuato in unica soluzione entro il 30 giugno (o entro il 30 luglio applicando la maggiorazione dello 0,40%) o in un massimo di sei rate mensili decorrenti da giugno (o da luglio).

Chi non ha ancora provveduto al versamento, può effettuarlo ancora (e fino all’avviso bonario o alla notifica della cartella di pagamento), con ravvedimento operoso.

Il nuovo decreto fiscale del governo ha introdotto novità sulle aliquote Irpef, ma partiranno subito o il prossimo anno?

Le annunciate, minori, aliquote Irpef, sulle quali è al lavoro il governo e che dovrebbero essere introdotte dalla Legge di Bilancio 2022, si applicheranno a partire dal 2022.

Il restyling delle aliquote Irpef, in concreto, per alcuni contribuenti produrrà i propri effetti concreti già nel 2022, per altri solo nel 2023, allorquando verranno liquidate in dichiarazione e versate le imposte relative all’anno d’imposta 2022.

Dopo le tante discussioni sugli errori di compilazione delle dichiarazioni dei redditi, è cambiato qualcosa con le pre-compilate o no? 

È sempre opportuno ribadire che chi si avvale del modello precompilato (modello redditi o 730) deve prestare la massima attenzione e verificare che i dati ivi contenuti siano corretti e, non ultimo, completi; le inesattezze e le omissioni ad oggi riscontrate sono tali da indurre a pensare che, salvo casi di dichiarazioni molto semplici, con pochissimi dati da indicare, è sempre il caso di affidarsi a professionisti abilitati. 

Ricordiamo, infine, una importante novità introdotta a decorrere dalle dichiarazioni 2021x2020: taluni oneri (es. le fatture per prestazioni sanitarie emesse da professionisti privati o da strutture non accreditate dal SSN) sono detraibili unicamente a condizione che il relativo pagamento sia stato effettuato in modalità tracciata (assegno bancario, bonifico, bancomat, carta di credito, etc). Questo il motivo per cui certe spese mediche (pagate in contanti) non risultano dalla precompilata. Sono esclusi da tale obbligo gli acquisti di medicinali e dispositivi medici, e le spese presso strutture accreditate dal Ssn.

Sono state inasprite le sanzioni per dichiarazioni infedeli o omesse? 

Le sanzioni per infedele e omessa dichiarazione sono stata inasprita già da alcuni anni: allo stato attuale, per l’infedele dichiarazione (dichiarazione recante un reddito o un’imposta inferiori a quelle dovute o un credito superiore a quello spettante) è prevista una sanzione amministrativa dal 90 al 180% della maggiore imposta dovuta o della differenza del credito utilizzato. È applicabile il ravvedimento operoso.

Per l’omessa dichiarazione (si considera omessa anche la dichiarazione presentata dopo che sono trascorsi novanta giorni dalla scadenza del 30.11.2021) è prevista una sanzione dal 120 al 240% delle imposte dovute. Nell’ipotesi in cui dall’omessa dichiarazione non discendano imposte dovute la sanzione è fissata nella misura che va da 250 a 1.000 euro (da 150 a 500 euro se ugualmente presentata entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa al periodo d’imposta successivo).

Per molti contribuenti si avvicina la scadenza delle rate della cosiddetta pace fiscale: l'ultima opportunità resta fissata al 30 novembre o si può evitarla?

Confermato al 30 novembre 2021 il termine di scadenza delle rate 2020 e 2021 della cosiddetta pace fiscale. Tuttavia, poiché sono previsti i cinque giorni di tolleranza di cui al DL 119/2018, saranno considerati validi i pagamenti effettuati entro il 6 dicembre 2021, termine quindi ultimo.

Molti contribuenti lamentano l'uso non proprio ottimale del cosiddetto cassetto fiscale: hanno ragione?

In realtà il “funzionamento” del “cassetto fiscale” è piuttosto soddisfacente, perché consente di accedere a molte informazioni e documenti del contribuente. Alcuni problemi si sono presentati a decorrere dal 1° ottobre scorso, per i contribuenti non titolari partita Iva, perché l’accesso al cassetto fiscale da allora è consentito unicamente a condizione che i medesimi siano in possesso dello Spid (sistema pubblico di identità digitale). 

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