Salario minimo, nel piano Meloni spinta ai contratti con aumenti detassati: oggi il vertice

Allo studio misure alternative per settembre. Distanza dalle opposizioni

Salario minimo, nel piano Meloni spinta ai contratti con aumenti detassati: oggi il vertice
Salario minimo, nel piano Meloni spinta ai contratti con aumenti detassati: oggi il vertice ​
di Francesco Malfetano
Venerdì 11 Agosto 2023, 00:32 - Ultimo agg. 12 Agosto, 14:40
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L’appuntamento è più o meno per l’ora dell’aperitivo. Eppure di conviviale oggi, a palazzo Chigi, difficile che ci sia molto. Anzi. Al tavolo sul salario minimo tra Giorgia Meloni e i leader dell’opposizione, c’è il rischio che qualcuno si presenti con in testa l’elmetto e sotto al braccio un pacchetto di recriminazioni “extra” rispetto alla soglia retributiva a 9 euro. Dall’intervento sui profitti delle banche all’affaire De Angelis alla Regione Lazio, i capitoli su cui divagare per Elly Schlein, Giuseppe Conte e Carlo Calenda non mancano affatto. 

Eppure l’analisi sul mercato del lavoro con cui Meloni aprirà il confronto, sono tutti convinti che riporterà il dialogo nella “giusta” carreggiata.

Ammesso che di dialogo si possa parlare dato che il senso dell’intervento della premier sarà che per il governo l’obiettivo è aumentare le buste paga e che «il salario non deve essere minimo ma deve essere degno». Nessuna apertura in pratica. Al massimo i leader di minoranza (assente il solo Matteo Renzi) possono sperare - accanto a un «ascolto senza pregiudizi» - in una qualche reale apertura di credito da far fruttare nel corso dell’iter parlamentare. Gli occhi in questo caso, almeno da parte meloniana, sono tutti puntati su Calenda. D’altro canto oggi per il governo non sarà il giorno delle proposte. Per quelle infatti, a palazzo Chigi si guarda già a settembre. O meglio, alla prossima finanziaria.

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IL PACCHETTO

Il cantiere è apertissimo anche se in realtà la premier ha già in mente un “pacchetto” di misure - per ora solo ipotetiche ma oggetto di studio tra i suoi - che potenzialmente vanno dall’ampliamento della contrattazione collettiva all’intervento contro i cosiddetti contratti pirata. L’idea principe prevede la detassazione totale - o in alternativa un regime agevolato - degli aumenti retributivi frutto di rinnovi contrattuali. Specie quelli relativi agli straordinari. In questo modo, spiega chi segue da vicino il dossier per conto della premier, «si sostengono le retribuzioni dei lavoratori il cui potere d’acquisto è eroso dall’inflazione crescente». La mossa peraltro, quantomeno nelle intenzioni dell’esecutivo, avrebbe il duplice beneficio di sbloccare anche una parte delle trattative per il rinnovo dei contratti collettivi nazionali scaduti ormai da anni. D’altro canto si tratterebbe di una misura in perfetta continuità non solo con il taglio del cuneo fiscale operato in Manovra lo scorso anno e difeso tutt’ora a spada tratta da Meloni, ma anche con il dimezzamento della cedolare secca sui premi di risultato già introdotta. E per di più si tratterebbe di una “bollinatura” della collaborazione con la Cisl che con buona probabilità finirebbe con lo spaccare il fronte delle critiche sindacali. 

Sul tavolo degli esperti di governo restano però altre ipotesi più o meno plausibili che, passando (appunto) dall’incentivazione della contrattazione di secondo livello, vanno dall’introduzione di un salario minimo limitato ai soli settori dove non c’è la contrattazione collettiva o all’estensione del welfare aziendale anche nelle imprese più piccole, fino ad un intervento sul fronte della rappresentatività delle organizzazioni sindacali per archiviare la stagione dei contratti pirata.

LE OPPOSIZIONI

A convalidare l’idea che quella di oggi sarà una giornata tesissima non sono solo gli strali lanciati sui social da Schlein e Conte, ma anche le dichiarazioni di diversi esponenti dell’opposizione. «Andiamo a palazzo Chigi ma deve essere chiaro che se per il governo si tratta solo di recuperare uno spazio e una visibilità su una vicenda dove sono andati obiettivamente in difficoltà non va bene» affonda Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana. «Non sia una passerella» auspica anche Riccardo Magi di +Europa. Calenda invece rassicura la premier sulle possibilità che il salario minimo sia controproducente. «È una cosa destituita di ogni fondamento, lo assicuro alla Meloni avendo lavorato per anni nelle imprese a differenza sua. I 9 euro sono stabiliti solo per i contratti che sono sotto i 9 euro». 

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