«Sud, segnali di svolta: le imprese del Mezzogiorno sono vitali»

«Sud, segnali di svolta: le imprese del Mezzogiorno sono vitali»
di Nando Santonastaso
Venerdì 17 Dicembre 2021, 13:04
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«Un Sud in ripresa che ha resistito all'impatto socioeconomico della pandemia e che sembra aver ripreso un sentiero di crescita sostenuta, che dovrà però essere consolidata cogliendo tutte le rilevanti opportunità offerte dai numerosi strumenti e misure di rilancio, in particolare dal Pnrr, che prevede una effettiva e significativa attenzione al Mezzogiorno». Arriva dall'annuale Check up Mezzogiorno, curato da Confindustria e da Srm, e diffuso ieri, un'importante apertura di credito dal mondo delle imprese al Piano di ripresa e resilienza del governo anche in chiave meridionale. E il messaggio, che non nasconde però ombre vecchie e nuove sul futuro dell'area, assume per il ministro Mara Carfagna un significato preciso: «Lo studio condotto da Confindustria e Srm, sia per il 2021 che in prospettiva futura, conferma che il processo di riduzione dei divari è cominciato», dice la titolare delle politiche per il Sud e la Coesione territoriale. E aggiunge: «L'aumento del 5% del Pil atteso per il 2021 certifica una ripresa solida già in corso, ma non meno importanti sono le previsioni per il 2022 con la riduzione del gap di crescita tra le macroaree del Paese: +4,4 per il Sud contro +4,6 per il Centro-Nord.

Pnrr e Mezzogiorno: il cantiere è partito, vietato frenare

Significativo è anche il dato sull'aumento delle imprese attive, che nel Sud è superiore a quello del Centro-Nord. Vuol dire che il Mezzogiorno ha saputo reagire alla crisi, dimostrando di avere capacità, intraprendenza e competenze. Ora, come evidenzia anche lo studio Confindustria-Srm, sarà fondamentale cogliere l'opportunità unica offerta del Pnrr, ma mi sento fin da ora di dire che il Sud, nei prossimi cinque anni, sarà il luogo d'Italia dove risulterà più conveniente e facile investire e creare occupazione».
Il Check up rivela che al terzo trimestre 2021 le imprese attive nel Mezzogiorno sono più di 1 milione e settecentomila e in leggera crescita (+1,6%) rispetto all'anno precedente in cui però l'utilizzo di incentivi e sostegni ha sostanzialmente evitato la catastrofe del sistema produttivo. «Fatta eccezione per il Molise, che registra una lievissima decrescita, il numero delle imprese attive è in aumento in tutte le regioni del Sud».

Le imprese di capitali sono ormai più di 370 mila, 21mila in più del 2020 ma «tutti i dati mostrano una maggiore dinamica imprenditoriale nel Mezzogiorno». È il caso ad esempio dell'export (+16,6%, rispetto a +20,2% del Centro-Nord) e più in generale degli investimenti pubblici e privati (gli appalti pubblici in edilizia sono finalmente ripartiti).

Ma questo non vuol dire che la convergenza verso le regioni del Nord abbia cambiato passo. Il Check up di Confindustria lo mette in chiaro segnalando, peraltro, che sotto il profilo dell'occupazione, non essendoci dati congiunturali dei territori, diventa quasi impossibile valutare se la ripresa abbia effettivamente contribuito a creare nuovi posti di lavoro e con che tipologia contrattuale. Ma è soprattutto l'ancora elevatissimo ricorso alla Cassa integrazione, specie quella ordinaria, a dimostrare che la strada è ancora lunghissima: anche nei primi 10 mesi del 2021 si registrano volumi notevolmente più alti rispetto al periodo pre-pandemico.

«L'incremento, nel complesso delle tre tipologie di ammortizzatori sociali, è risultato di quasi 6 volte maggiore (+553%) rispetto allo stesso periodo del 2019».

Più luci che ombre, però, quelle che il Rapporto vede nel 2021 rilanciando nel contempo il pressing per la spesa dei Fondi strutturali del vecchio ciclo e l'urgenza di mettere mano alla nuova programmazione 2021-27. Negli appalti di opere pubbliche, ad esempio, «si registra un'inversione di tendenza rispetto a quanto rilevato nei primi 10 mesi del 2020, con una riduzione di importi e un aumento dei bandi. Questo significa che l'impatto del Pnrr non è ancora percepibile e che riemergono gli effetti delle misure straordinarie di semplificazione degli appalti di minore entità». Risalgono anche gli impieghi creditizi alle imprese del Mezzogiorno, con una leggera crescita negli ultimi due trimestri dopo il calo registrato a dicembre 2020, e migliorano sensibilmente i tempi di pagamento delle pmi, ma nel Mezzogiorno restano ritardi più elevati rispetto al Centro-Nord. Per dare un'idea: al Sud i giorni di pagamento si sono ridotti da 19,4 a 13,6 tra il 3° trimestre 2020 e il 3° trimestre 2021 ma siamo ancora al doppio del calo della media nazionale, passata da 11,4 a 7,4 giorni. «La percentuale di pmi con ritardi superiori a due mesi passa, nel Mezzogiorno, dal 12% al 6,4%, rispetto ad un dato medio nazionale del 3,3%, con il valore nettamente più elevato in Sicilia (9,5%), seguito da Calabria (6,6%) e Campania (6,1%)».

Di sicuro, per capire se i segnali positivi come la vitalità delle imprese resteranno tali anche nel 2022 bisognerà fare i conti anche con l'andamento dell'emergenza da virus. E il Check up in proposito è molto chiaro: «Il clima di fiducia delle imprese risente ancora degli andamenti della pandemia e dei contagi nelle diverse aree, soprattutto negli ultimi mesi della rilevazione (luglio-novembre 2021), nei quali quello delle imprese meridionali ha manifestato oscillazioni più pronunciate. Ciò nonostante, si mantiene una tendenza alla crescita manifestatasi a partire da giugno 2020».

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