Affitti brevi, controlli sui proprietari per la cedolare secca non versata: faro sui titolari dei contratti (non solo su AirBnB)

di Andrea Bassi
Giovedì 9 Novembre 2023, 23:57 - Ultimo aggiornamento: 10 Novembre, 11:21 | 2 Minuti di Lettura

LO STUDIO

La questione è stata affrontata ieri anche in un documento diffuso dal Centro studi Eutekne. «AirBnB», si legge nel documento, «ha omesso di operare la ritenuta sui canoni di locazione corrisposti a soggetti che hanno locato appartamenti per meno di 30 giorni. Ovviamente però l’imposta, cedolare secca o Irpef che sia», nota Eutekne, «non è dovuta da AirBnB, bensì dai proprietari». Se dunque è vero che la piattaforma non ha mai corrisposto la cedolare secca «non è detto che a ciò sia corrisposta pari evasione d’imposta, a meno di non voler presumere che nessuno dei locatori coinvolti abbia pagato le imposte sugli immobili locati con locazione breve». Ma è vero anche il contrario, ossia che una parte dei proprietari certamente non ha versato la tassa né tramite AirBnB e neppure direttamente. E sarebbero la maggior parte. È su questi che si concentrerà l’attenzione. Chi invece ha dichiarato e versato la cedolare secca, non avrà nulla da temere.
Ma quali sono i numeri? Dal 2017 al 2021, secondo quanto emerso dagli accertamenti della Guardia di Finanza, sono stati corrisposti ai proprietari delle strutture ben 3,7 miliardi di euro. E si tratta soltanto degli host “non professionali”.

La norma sulla ritenuta alla fonte della cedolare secca, esclude infatti i canoni incassati da chi svolge questa attività avendo aperta una Partita Iva, da chi gestisce più di quattro appartamenti ed esclude, ovviamente, tutti quei soggiorni che non possono essere definiti “brevi”, che hanno cioé una durata superiore a 30 giorni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA