Uccide il compagno con coltellata al cuore: «Volevo solo difendermi». Il pm non le crede e chiede 16 anni

Carlo Feltrin e Fiorella Fior
Carlo Feltrin e Fiorella Fior
di Elena Viotto
Martedì 1 Luglio 2014, 11:47 - Ultimo agg. 11:48
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UDINE - Sedici anni di reclusione. È questa la richiesta di condanna avanzata ieri, in Corte d'assise a Udine, dal pm Lucia Terzariol per Fiorella Fior, l'ex dipendente delle poste, 59 anni, accusata di omicidio volontario per la morte del compagno Carlo Feltrin.



L'uomo, 46 anni, venne ucciso con una coltellata al petto la sera dell'11 febbraio 2012, nel loro appartamento di via Valmeduna, in Borgo Sole a Udine. In un paio d'ore di requisitoria, ieri, al termine del dibattimento, il pubblico ministero ha ripercorso le tappe della vicenda, giungendo alla conclusione che quello di Feltrin fu un omicidio volontario, ma ritenendo concedibili alla donna le attenuanti generiche.



Alla richiesta di condanna si è associato anche l'avvocato di parte civile, Libero Coslovich, che ha chiesto un risarcimento danni di 160mila euro per la madre e 100mila euro per la sorella di Feltrin. «Ci siamo costituiti parte civile - ha spiegato nella sua arringa - per assistere al processo, per non vedere demonizzato il povero Carlo Feltrin e chiedere un modesto risarcimento dei danni morali patiti dai familiari. La madre non ha ricevuto neanche una lettera di scuse. Non nascondiamo che bevesse e che facesse uso saltuario di droga, ma non c'era cronicità o psicopatologia alcol-correlata».



La difesa di Fiorella Fior ne ha invocato invece l'assoluzione. Proprio ieri mattina, in aula, la donna ha preso la parola per raccontare quanto accaduto quella sera, quando la coppia aveva litigato per le chiavi dell'auto che Carlo voleva prendere e che Fiorella non voleva lasciargli. Ha raccontato di essere stata colpita dal compagno e di aver cercato solo di difendersi.



«È durato tutto pochi secondi. Fiorella ha preso un sacco di botte, aveva il viso pieno di sangue, il naso rotto e gli occhi gonfi di lacrime. Ha usato la prima cosa che ha trovato per fermarlo - ha rimarcato il concetto l'avvocato Luigi Francesco Rossi che insieme alla collega Federica Tosel difende la donna -. Poi è uscita a cercare aiuto, per questo si trovano gocce del suo sangue nel pianerottolo». Tutte argomentazioni poste alla base della richiesta della difesa di assoluzione perché il fatto non costituisce reato, per assenza della volontà di uccidere. Gli avvocati di Fior hanno invocato anche la legittima difesa, in via subordinata anche nella forma dell'eccesso colposo. La sentenza è attesa l'11 luglio.







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