Napoli chiama, 'A67 risponde

'A67
'A67
di Federico Vacalebre
Domenica 26 Gennaio 2020, 18:12 - Ultimo agg. 18:38
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Metti dei Subsonica nati a Napoli: è così che suonano i nuovi A67 di «Alibi», primo brano del nuovo album del trio di Scampia, «Naples calling», omaggio nel quarantennale del capolavoro dei Clash «London calling». Il paragone con Samuel, Boosta e compagni potrebbe reggere anche con il brano successivo, «Brava gente», con Frankie Hi-Nrg a ribadire il tasso hip hop di un lavoro che ospita anche Franco Ricciardi e Dario Sansone dei Foja, quasi a ribadire la voglia di andare, anche attraverso gli ospiti, oltre le definizioni dei generi, se possibile anche oltre il circuito da band di culto che finora ha tenuto in una sorta di ghetto Daniele Sanzone & Co, pronti ad andare via, ma per tornare, a viaggiare ed essere cittadini del mondo, ma senza perdere radici di cui sono orgogliosi.

Al quarto album, gli A67, il nome del proprio quartiere persino nel nome, raccolgono dodici brani «politicamente ballabili e melodicamente scorretti», usando più l'italiano (otto brani) che il napoletano (quattro pezzi, i migliori). Caparezza si accalora in «Il male minore», prodotto da Gigi Canu dei Planet Funk, quasi a chiarire la volontà di essere accessibili senza sputtanarsi, di puntare al dancefloor urban, coscienti di aver aperto le porte a fenomeni come Liberato, ma anche di poter godere dell'hype da lui generato, dalla nuova attenzione per la scena newpolitana.

L'elettronica impazza anche in «Blue moon», con le programmazioni di Enzo Cangiano a dettare legge insieme al basso di Gianluca Ciccarelli. Sanzone tira fuori la rabbia per il ritorno dell'eroina nelle strade, per la droga social che narcotizza periferie e gioventù sempre più senza causa.

«Viola» fa i conti decisamente con il pop, affronta anche il formato della canzone d'amore, ma il meglio arriva con la cover di «Tuyo» di Rodrigo Amarante già usata come sigla di «Narcos» e, soprattutto, con «Naples calling», dove la dedizione per il crossover e il combat rock di Strummer & Co è quasi una scusa per raccontare un Pulcinella/Ian Palach/Masaniello che si dà fuoco in piazza Mercato: «Napule chiamma ma nisciuno risponne, o sole nun scarfa e l'aria s'mbroda, Napule chiamma ma nisciune siente...». La città porosa invasa dai turisti sembra dormire come il suo vulcano, gli A67 sognano di svegliarla dal suo torpore, dal suo eterno fatalismo, da una rassegnazione che quando viene messa via regala episodi gloriosi come le Quattro giornate, additate ad esempio.

«I colori», sempre su bpm più che sostenuti, attraversa l'«appucundria» appresa da «zio» Pino Daniele (il disegno delle corna in copertina cita «Scio' live») sulla strada di un nuovo soul-funky all'italiana che cita Peppino Impastato ed Eleonora Pimentel Fonseca e sceglie la lotta no Tav.

«Core e penzieri» guarda ai 24 Grana, a un movimento cantautorale verace che qui si fa digitale e la produzione di Massimo D'Ambra valorizza anche ritmicamente, davvero in sintonia con la svolta di Liberato, ma anche dei Nu Guinea.

Proprio come succede anche con «L'ammore nun tene paura».

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