Boccia: è l'ora di investire al Sud
bene l'industria 4.0 e i bonus

Boccia: è l'ora di investire al Sud bene l'industria 4.0 e i bonus
di Nando Santonastaso
Martedì 28 Febbraio 2017, 08:29 - Ultimo agg. 1 Marzo, 15:52
4 Minuti di Lettura
Presidente Boccia, perché industria 4.0 sarà così decisiva per il futuro dell'Italia?
«Perché Industria 4.0 - risponde Vincenzo Boccia, imprenditore salernitano da un anno presidente di Confindustria - è l'industria del futuro e se l'Italia vuole conservare il suo posizionamento di secondo paese manifatturiero d'Europa dietro la Germania e di sesta o settima potenza industriale nel mondo deve assolutamente compiere questa nuova rivoluzione che, tra l'altro, sembra disegnata proprio sulle nostre prerogative. Ricordo, infatti, che l'Industria 4.0 premia i mercati di nicchia e che i mercati di nicchia sono i favoriti dell'impresa italiana. Sposare i principi di Industria 4.0 vorrà dire per le imprese forti diventare ancora più forti e per le tante imprese in mezzo al guado, in piena crisi da opportunità, trovare le motivazioni per superare le difficoltà e agganciare la ripresa».

Anche al Sud l'innovazione potrebbe avere lo stesso impatto? Non teme che per un'area già in ritardo e con grossi problemi infrastrutturali si rischia il flop specie sul piano occupazionale?
«Al Sud più che altrove Industria 4.0 completa una gamma di strumenti, disegnati dalla legge di bilancio 2016, che promettono di incidere molto positivamente sugli investimenti e quindi sulla crescita che dovremo utilizzare per combattere le disuguaglianze e la povertà. E dove se non nel Mezzogiorno povertà e disuguaglianza si presentano con tanta forza? Non dimentichiamo che la scorsa settimana il Senato ha approvato il potenziamento del credito d'imposta portandolo al Sud alla massima intensità consentita dall'Europa, permettendo una rilevante riduzione del global tax rate. Una condizione che, accompagnata da una necessaria ripresa degli investimenti in infrastrutture, dovrebbe garantire al Paese e al nostro Mezzogiorno quell'attrattività indispensabile a catturare investimenti interni ed esteri».

Ricerca e innovazione fanno anche rima con turismo, cultura e agroalimentare?
«Certo, si tratta di elementi complementari e non antitetici. Com'è noto Confindustria si batte per una politica dei fattori, che premia la capacità imprenditoriale in ogni campo, respingendo la politica dei settori disegnata a tavolino. Ma non c'è dubbio che nelle industrie dell'agroalimentare, della cultura e del turismo ci siano energie potenzialità da esaltare ai fini dello sviluppo economico del paese e del Mezzogiorno dove ci sono condizioni ambientali e imprenditoriali di grande rilievo. In questo caso gli indispensabili investimenti in infrastrutture potranno dispiegare tutta la loro utilità».

Lanciare industria 4.0 con un governo che sembra avere i mesi contati non è però un paradosso?
«Assolutamente no. A parte che tutto sembra orientato al completamento naturale della legislatura, noi imprenditori chiediamo alla politica e alle istituzioni di non perdere di vista i problemi fondamentali del paese che erano e restano gli stessi e che come tali richiedono azioni decise e tempestive. Piuttosto che indugiare e finire fuori tempo massimo dobbiamo occupare tutto il tempo che abbiamo per rinforzare le riforme attuate e dotare il Paese di tutte le strumentazioni possibili per aumentare la capacità competitiva. La legge di bilancio 2016 ha previsto una serie di strumenti che vanno nella direzione di puntare su una industria ad alto valore aggiunto e alta intensità di investimenti e di produttività. Ora occorre coerenza, il tempo delle Fabbriche e della concorrenza non ci permette errori».

La Campania è l'unica Regione ad essersi dotata di una legge che promuove e incentiva industria 4.0: che segnale è?
«Un ottimo segnale. Vuol dire che la Campania ha compreso che l'Italia deve avere una sola politica economica e non tante politiche quante sono le Regioni. Decidere di rinforzare gli strumenti nazionali va esattamente nella direzione indicata da Confindustria per non disperdere risorse e opportunità».

Confindustria ha deciso di sostenere le riforme, oggi però tornate al centro delle critiche politiche. Che ne pensa?
«Penso che Confindustria abbia il dovere di sostenere le riforme ed essere coerente con quanto detto e fatto finora. L'efficacia delle riforme si valuta nel tempo: la Germania ha rinnovato con il cancelliere Schroeder, oltre un decennio fa, il proprio bagaglio di strumenti e oggi è un campione di competitività. I problemi del Paese, che sono tanti e complessi, si risolvono con pragmatismo e realismo, non certo a colpi d'ideologia».

Si deve fare il referendum sui voucher?
«Posso dire quello che non si deve fare: smontare le riforme prim'ancora che abbiano avuto il tempo di dispiegare gli effetti. Non c'è dubbio che occorra correggere gli aspetti negativi, che pure ci sono, ma privarsi di uno strumento che risponde a precise logiche in un mercato del lavoro molto variegato non è certamente un atteggiamento saggio».