Desirée Piovanelli, il papà: «Mandanti impuniti, pedofili organizzavano festini hard con le ragazzine»

Desirée Piovanelli, il papà: «Mandanti impuniti, pedofili organizzavano festini hard con le ragazzine»
Desirée Piovanelli, il papà: «Mandanti impuniti, pedofili organizzavano festini hard con le ragazzine»
di Domenico Zurlo
Lunedì 4 Giugno 2018, 16:34 - Ultimo agg. 18:06
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Avrebbe 31 anni adesso Desirée Piovanelli, se quel 28 settembre 2002, quando ne aveva appena 15, non fosse successo ciò che sconvolse all’epoca tutta l’Italia: massacrata a coltellate, in una cascina abbandonata, dopo un tentativo di stupro, una storia che non è ancora risolta del tutto, almeno a sentire le parole del papà.

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Maurizio, il padre della studentessa massacrata quella sera di quasi 16 anni fa, punta il dito contro il mandante a volto coperto di quell’orrore. «Faceva parte di un gruppo di adulti che organizzava serate a luci rosse con ragazzine minorenni a base di sesso e droga - le sue parole - un gruppo che pagava chi rapiva le giovani da portare a quei festini».



Desirée quella sera venne attirata nella cascina Ermengarda, a Leno, da un suo coetaneo e vicino di casa: insieme a due sedicenni e un adulto, Giovanni Erra, anch’egli vicino di casa, aveva pianificato tutto. Ma per Maurizio ci sono dubbi sulla ricostruzione ufficiale: intervistato da Quarto Grado e dal Giornale di Brescia, afferma che sua figlia «è vittima di un tentativo di rapimento, non di stupro. Il paese sa come sono andati i fatti, in tanti mi hanno avvicinato dicendomi di conoscere il gruppo di pedofili: da quello che sappiamo sono persone che adescavano ragazzine sfruttando i coetanei, usati a loro volta».

Secondo il padre della vittima il motivo per cui non si sarebbe mai andati fino in fondo è perché «sarebbero coinvolte persone importanti». Secondo la ricostruzione, Desirée si ribellò al tentativo di abusi e venne per questo accoltellata dal branco: intanto Maurizio ha annunciato di aver preparato un esposto da depositare nei prossimi giorni, insieme all’avvocato. «So che gli assassini di mia figlia hanno paura - ha concluso - ma voglio incontrarli, devono raccontarmi ciò che sanno».

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