Napoli, aggredito in piazza Dante: «Circondato da una babygang, temevo di fare la fine di Giogiò Cutolo»

L'aggressione immotivata alla 2 di notte, calci, pugni e sputi

Piazza Dante
Piazza Dante
di Gennaro Di Biase
Mercoledì 10 Aprile 2024, 23:15 - Ultimo agg. 12 Aprile, 07:41
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«In quel momento, mentre l’uomo abbassava la mano verso la cintura come per estrarre la pistola, mi sono detto: «Ecco qua, sto per diventare Giogiò 2. Adesso mi sparano». A parlare è Giovanni, napoletano di 29 anni. Nome simile a quello di Giovanbattista Cutolo (Giogiò, appunto), il musicista ucciso in piazza Municipio il 31 agosto del 2023. Ma le due vicende, purtroppo, non condividono solo questo aspetto. L’altro denominatore comune è la folle e accecata assenza di motivi che ha portato a minacce di morte, calci in faccia, sputi addosso alle ragazze che provavano a calmare il branco di baby-assalitori, di cui fa parte un bambino «di 10 anni al massimo». Quanto alle differenze tra le due storie, qui non siamo davanti al Comune ma nei bar della centralissima piazza Dante, alle 2.30 della notte tra martedì e mercoledì. L’altro distinguo, naturalmente, è che la città non è costretta a piangere un altro morto innocente per nulla. Ma ci siamo andati vicino. Volti tumefatti e visite in ospedale per due 27enni, amici di Giovanni, uno dei quali ha la mandibola fratturata diagnosticata al Pellegrini. Tre sopravvissuti, nel cuore di un centro storico che, di notte, si fa sempre più violento e senza controlli.

Riannodiamo il nastro e ripartiamo dai fatti. Il racconto è scioccante. Siamo in piazza Dante. Sono le 2,30. «Ero con 5 amici - prosegue Giovanni - 3 ragazze e due ragazzi. Un bambino di circa 8 anni, all’improvviso, mi ha dato una spallata. Quando lo guardo, lui inizia a insultarmi: “‘Che guardi a ffà”.

Lo ignoro. Mi dà un’altra spallata. Mi metto a ridere. Il mio gruppo e io ci spostiamo in un altro bar, più vicino al Convitto. Dopo poco arriva da noi un uomo sulla cinquantina che ci dice: “Sei tu che hai dato una spallata a mio figlio?”. Gli rispondo che non farei una cosa simile contro un bambino. Lui si gira verso il figlio, che mi accusa: “Si è proprio lui”. Il padre del bambino, dunque, inizia a minacciarmi. “Mo caccio ‘o fierr, t’aggià sparà”. L’uomo si porta una mano alla cintura, come per estrarre la pistola. Una mia amica si mette in mezzo. Le sputano in faccia e la insultano.

Non c’era dialogo, era tutta una grande provocazione. In quel momento mi arriva uno schiaffo da dietro, da parte di un terzo personaggio, forse minorenne, che non avevo visto. Era appena arrivato, chiamato dal padre del bambino. Qui inizia una colluttazione, provo a reagire, ma vado a terra. Quindi scappo, per proteggere i miei amici, visto che gli aggressori erano interessati solo a me. Vengo inseguito, ma vengo raggiunto da uno solo degli aggressori, che torna indietro. Arrivo dietro al Modernissimo. E qui, dopo un quarto d’ora, arrivano i miei amici». In quel lasso di tempo, però, vengono picchiati anche loro: «Gli aggressori erano 6, compreso il bambino - racconta un’altra vittima, il ragazzo con la mandibola fratturata - ho provato ad aiutare i miei amici ma mi hanno preso a calci in faccia». 

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«Dopo il Modernissimo - aggiunge Giovanni - Abbiamo incontrato una pattuglia in piazza del Gesù, ma non sono intervenuti». Nelle ultime sere non sono mancate risse a San Pietro a Majella e più volte ci siamo occupati di recente della sfilata degli scooter in una piazza Dante preda dell’illegalità. Le due Napoli, quella sana e quella criminale, continuano a incrociarsi anche qui, nello stesso spazio, negli stessi vicoli del centro storico. Purtroppo siamo davanti a un’altra notte da incubo, figlia di una violenza tanto grave quanto immotivata.

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