Napoli, al Vomero tredicenne pestato dal branco: «Ho paura di uscire»

Calci e pugni da una gang di quattro persone

Babygang in azione al Vomero
Babygang in azione al Vomero
di Melina Chiapparino
Lunedì 22 Gennaio 2024, 23:51 - Ultimo agg. 24 Gennaio, 07:28
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L’ondata di violenza delle baby gang torna in azione al Vomero. L’allarme delle aggressioni per mano di bulli armati e di gruppetti di minorenni pronti a scaricare pugni e calci contro malcapitati coetanei non è mai finito. Dopo una serie di raid avvenuti tra ottobre e novembre, tre dei quali in via Scarlatti, dove in tre diverse occasioni furono picchiati brutalmente dei ragazzini, l’emergenza della violenza minorile torna prepotentemente con l’ennesimo raid messo a segno nel cuore del salotto buono della città. Sabato sera, un 13enne del quartiere è finito in ospedale. È l’ennesima vittima dell’aggressione di un branco di ragazzini della sua stessa età che hanno assalito il minore ed i suoi amici a pochi passi dal parco Mascagna.  «Ho avuto paura che potessero accoltellarmi o avere delle armi ma la sensazione più brutta è stata non sentirmi al sicuro a pochi passi da casa. Ora ho paura di uscire di casa». Marco, nome di fantasia del 13enne vomerese che ha deciso di raccontare l’aggressione affinché «nessun altro debba subire violenze» è stato refertato al Santobono e ha sporto denuncia alla polizia, accompagnato dalla madre. 

«Erano quasi le 19.30 di sabato e con altri cinque amici avevamo imboccato via Angelica Kauffmann per non interrompere un gruppetto di ragazzini che stavano giocando a pallone nei giardinetti vicino via Ruoppolo», racconta il minore preso di mira proprio dai giovani calciatori in vena di attaccare briga. «All’inizio, le provocazioni si sono limitate a urla e frasi per spaventarci, poi uno di loro mi ha ordinato di dargli dieci euro e di fronte al mio rifiuto ha cominciato a darmi pugni in testa e al volto», continua Marco che subito dopo è stato il bersaglio «di schiaffi e calci», che gli hanno procurato contusioni in tutto il corpo.

Il branco composto da nove bulli ha infierito anche sugli amici del 13enne che dopo il raid violento sono riusciti ad allontanarsi e telefonare ai genitori ma le conseguenze peggiori sono toccate a Marco che ha necessitato delle cure ospedaliere. 

«La mia richiesta è rivolta al Sindaco e a tutte le istituzioni della città per avere più sicurezza e più forze dell’ordine in strada», chiede Marco che, nonostante i suoi 13 anni non ignora il destino che ha travolto altri giovanissimi come Giovanbattista Cutolo, Francesco Pio Maimone e una lunga lista di altre vittime che seppure sopravvissuti alle aggressioni hanno rischiato comunque la vita, come il 17enne napoletano accerchiato e accoltellato lo scorso 25 novembre all’interno della Galleria Umberto I. Un caso, quest’ultimo, che resta in attesa di soluzione. Fatto sta che il fenomeno delle aggressioni da branco, così come quello dei bulli armati, d’altronde, non è completamente estraneo alle forme più strutturate di bande giovanili. 

Anzi. Il legame tra queste espressioni di violenza e «i rampolli di dynasty camorristiche» è stato uno dei temi affrontati dal questore di Napoli, Maurizio Agricola che si è mostrato particolarmente attento ai nuovi codici criminali che coinvolgono i giovanissimi. È altrettanto vero però che la risposta per fronteggiare questa ondata di violenza è nelle «pattuglie di forze dell’ordine che ci sono e presidiano in modo strategico il territorio, come dimostrano denunce e sequestri di armi nelle ore della cosiddetta movida, come accaduto al Vomero appena qualche giorno fa», ha dichiarato Agricola nell’intervista pubblicata domenica su Il Mattino (dove è stato anche confermato «l’arrivo di 165 agenti e di 50 carabinieri»). 

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Manifestazioni, sit-in e volantinaggio delle mamme anti bulli. Negli ultimi mesi sono state numerose le iniziative nel quartiere Vomero che si è autorganizzato per far sentire alla politica e alle istituzioni «la richiesta di aiuto» per tutelare i minori. «Presenteremo al questore una nuova richiesta di incontro, occorre potenziare il commissariato ma non vogliamo solo repressione», sottolineano Valentina Pollio del Comitato di cittadinanza attiva per la sicurezza di Minori e Adolescenti e Annalisa Marra delle Mamme Antibulli. «Bisogna individuare questi ragazzi per capire come gestire il loro recupero, per scongiurare che questi primi approcci all’illegalità sfocino in una deriva criminale senza ritorno», aggiunge Massimo Correale dell’associazione Attivamente che insieme agli altri comitati annuncia «un nuovo presidio nella zona antistante il parco Mascagna il prossimo fine settimana per chiedere sicurezza, telecamere e luoghi di socialità vera per i ragazzi». Un tema, quello delle telecamere, che verrà riproposto anche in sede di comitato per l’ordine pubblico in Prefettura, nel tentativo di rendere sempre più capillare l’azione di presidio del territorio.

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