Napoli, l’allarme del Viminale: «Al Vasto le armi di clan e babygang»

Il dossier: coltelli e pistole in “vendita” nella zona della Ferrovia. Pronta una task-force

Una foto scattata dall’alto del quartiere Vasto, dove circola un numero record di armi
Una foto scattata dall’alto del quartiere Vasto, dove circola un numero record di armi
di Leandro Del Gaudio
Martedì 28 Marzo 2023, 23:51 - Ultimo agg. 29 Marzo, 17:52
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Da lì parte tutto o una buona parte di tutto. Da lì nascono i traffici di armi, ma anche di alcune droghe o di documenti falsi. Un mondo a parte, anima occulta di una città sempre più europea è sempre più votata ai circuiti del turismo internazionale. Parliamo del Vasto - in particolare, quella parte che va dalla Ferrovia fino a piazza Nazionale - fino a qualche tempo fa bollato come polveriera per la non sempre facile convivenza tra gruppi etnici differenti. È il primo punto da cui partire per disarmare Napoli, secondo quanto emerso dal “forum sulle città sicure” tenuto due giorni fa, in una call tra sindaci e prefetti di Napoli, Roma e Milano da un lato e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi dall’altro. 

A porte chiuse, dunque, irrompe il caso Napoli che è poi quello più grave rispetto alle criticità degli altri contesti criminali. Se a Milano, per intenderci, negli ultimi tempi ha tenuto banco la storia delle borseggiatrici della Metro (arrestate e scarcerate con tanto di porte girevoli), Roma e Napoli hanno rilanciato la difficoltà di gestire la cosiddetta movida. Ma anche l’escalation di babygang ai quattro angoli delle rispettive aree metropolitane. Con una specificità tutta partenopea, a proposito della circolazione di armi di ogni tipo, secondo quanto emerge dai sequestri messi a segno negli ultimi mesi. Non solo bullismo, dunque, a Napoli torna l’incubo clan, anche alla luce di quanto registrato a metà marzo a Mergellina.

Due episodi drammatici. In pochi giorni, l’omicidio del presunto boss emergente di Pianura Antonio Gaetano e del 18enne Francesco Pio Maimone (quest’ultimo estraneo alla camorra, raggiunto per caso da un proiettile esploso nel corso di un litigio tra giovani criminali) hanno confermato l’emergenza armi in città. Non solo tra affiliati alle cosche, quelli patentati e censiti dalla Dda, ma anche tra giovanissimi legati a zone grigie, intermedie, desiderosi di affermarsi «seguendo codici mafiosi», secondo quanto si legge nella misura cautelare a carico di Francesco Pio Valda, il 20enne accusato dell’omicidio consumato ai danni dell’incolpevole 18enne Francesco Pio Maimone.

Fenomeni complessi, che impongono risposte su più livelli. Come è noto, a Napoli sono in arrivo circa 5 milioni di euro, mentre investimenti mirati sono previsti per assumere (anche se a tempo determinato) 150 vigili; investimenti a stretto giro, anche per potenziare il sistema di videosorveglianza (a Pianura e Ponticelli) e per riproporre l’esercito nelle quattro macroaree della movida (Mergellina, zona baretti, Vomero e Centro storico), con tanto di metal detector nelle aree più affollate. 

 

Ma torniamo alla storia della circolazione delle armi. Si parte da una recente informativa di pg su quanto emerso da alcune indagini in zona Vasto. Sono troppi gli irregolari mimetizzati all’ombra di antichi edifici napoletani e di alberghi a basso costo. E da almeno quattro anni, al Vasto non vengono portate a termine blitz di alto impatto contro un fenomeno così radicato e complesso. C’è un elemento su tutti, che spinge ad ipotizzare interventi a stretto giro: in alcuni appartamenti, in un paio di stanze, vivono fino a venti persone al giorno. Sono invisibili, irregolari, probabili vittime di sfruttamento ma anche potenziali trafficanti. È qui al Vasto - emerge dalle ultime informative - che vengono venduti coltelli, pistole, armi di ogni tipo.

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Mercato a basso costo, vanno a ruba le semiautomatiche, le più facili da usare, ma anche coltelli a scatto e tirapugni. Chiara la strategia concertata al cospetto dei vertici del Viminale: intervenire sugli irregolari, poi provare ad arginare mercati illegali, a cominciare dalle armi. Non solo Vasto, ovviamente. Il mercato delle armi a Napoli conosce anche altri canali, soprattutto se entrano in ballo i clan della camorra: da Torre Annunziata, sodali del clan Gionta e Gallo-Cavalieri hanno avuto in passato il monopolio dei traffici con la ex Jugoslavia, attraverso una serie di scali che passano per la Calabria. Poi c’è il pianeta Parco Verde, a Caivano, altro mercato a cielo aperto per gli approvvigionamenti bellici, sempre e comunque con broker a proprio agio nei circuiti internazionali. Capaci di approfittare degli squilibri in Siria e in Medioriente per acquistare armi che rendono la città una grande polveriera pronta ad infiammarsi. 

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