Travolse i fidanzati in moto dopo una lite, condannato a 15 anni e 8 mesi

Travolse i fidanzati in moto dopo una lite, condannato a 15 anni e 8 mesi
Giovedì 20 Dicembre 2018, 18:54
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MILANO Dopo la lettura del verdetto, è uscito dall’aula trattenendo a stento le lacrime. Maurizio De Giulio, elettricista della provincia di Torino, è stato condannato a dal gup di Milano a 15 anni e 8 mesi di carcere (con rito abbreviato) per aver investito con il suo furgone una coppia in moto. Era luglio 2017 e tutto accadde per una lite di viabilità: dopo l’alterco De Giulio ha inseguito e ucciso Elisa Ferrero, 27 anni, e ha ferito gravemente il fidanzato, Matteo Penna, 29 anni.

RICORSO IN APPELLO
De Giulio era accusato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e lesioni aggravate. Il giudice Anna Calabi, pur avendolo condannato a 5 mesi in più rispetto alla richiesta del pm Piero Basilone, ha derubricato il reato di tentato omicidio in lesioni aggravate in relazione alle gravi ferite riportate da Matteo Penna, 29 anni, che è stato in coma per un mese. Per lui è stata quantificata una provvisionale di 300 mila euro. Mentre per Elisa Ferrero, la fidanzata che era con lui in sella alla moto e ha perso la vita, come richiesto dai suoi legali si procederà in sede civile con la richiesta di risarcimento. «Un verdetto equilibrato. È stato tenuto conto dell’impianto accusatorio», commentano gli avvocati Fabio Ghiberti ed Elena Negri. I legali di De Giulio hanno anticipato che, dopo le motivazioni che verranno depositate in novanta giorni, impugneranno la sentenza: secondo la difesa si è trattato di omicidio stradale.

LA LETTERA AI GENITORI
Il 9 luglio scorso, De Giulio ha investito con il suo Ford Transit i due fidanzati in moto alla rotonda del Gravio, a Condove. In tutti questi mesi è sempre rimasto in carcere, alle Vallette. Il pm Paola Stupino aveva chiesto il rinvio a giudizio e allo stesso tempo il trasferimento del processo a Milano per incompatibilità. Elisa Ferrero, infatti, era parente di un viceprocuratore ordinario e per questo il tribunale di Torino non avrebbe potuto esaminare il caso. In aula l’elettricista di Nichelino ha raccontato la sua versione: «Non volevo uccidere nessuno. Ho frenato ma non sono riuscito ad evitare la moto». Per il pm invece si trattò solo di un «modesto rallentamento» che incise poco sulla velocità del furgone, lanciato a 137 chilometri orari in un tratto dove il limite è di 40 chilometri l’ora. «Mi spiace per tutto», ha ripetuto, e nei mesi scorsi ha scritto una lettera alla famiglia di Elisa Ferrero, la giovane pediatra di Moncalieri a cui l’università ha dedicato una borsa di studio.

IL VERBALE
Ciò che ha messo a verbale la testimone Asya Eneva, 29 anni, fidanzata del migliore amico di Matteo, smentisce però De Giulio. La giovane viaggiava «a 15 metri» dai due amici travolti. «Ricordo bene un particolare: un uomo alto con una maglietta blu che andava verso il furgone e diceva: non mi dispiace per niente». Pausa. Il magistrato, durante la deposizione, incalza: può ripetere? «Diceva: non mi dispiace per niente. Ho poi riconosciuto quell’uomo nel conducente del furgone quando ho visto la sua fotografia su un giornale». Il dettaglio, secondo l’accusa, incide pesantemente sulle contestazioni. Scrive il giudice che questo particolare «pare altamente indiziante del fatto che intendimento dell’indagato fosse quello di cercare a tutti costi lo scontro con il motociclo che lo precedeva noncurante delle conseguenze (morte compresa) che devono pertanto ritenersi accettate e volute come risultato di una condotta di guida sconsiderata».
NESSUNA FRENATA
All’esame dell’alcoltest, infatti, De Giulio aveva un livello di 1,42 grammi per ogni litro di sangue.
Lui stesso ha ammesso di aver «consumato» una bottiglia intera di vino e un amaro poche ore prima. Il consulente tecnico del pm evidenzia - negli atti - come «De Giulio non abbia agito sul sistema frenante né prima dell’urto né dopo quando il Transit ha impattato sul cordolo della rotatoria». Ancora: «Non risulta che De Giulio abbia agito sullo sterzo per evitare l’impatto contro il motociclo». E la sua ricostruzione trova riscontri nelle dichiarazioni di altri testi. Luca Gilardi, amico di Matteo ed Elisa: «Il furgone non ha mai rallentato, ne sono sicuro. Anzi forse ha addirittura accelerato durante l’impatto». Marco Pirino, altro teste-chiave: «Il Transit ha proseguito mirando alla moto, ho sentito l’urto senza mai avvertire il rumore di frenata e soprattutto non ho visto le luci di stop accendersi. Quasi mi sembrava di essere in un set cinematografico». Ancora: «L’uomo è passato vicino ai ragazzi a terra, li ha appena guardati ed è andato oltre. Mi sono avvicinato e lui mi ha detto che non era come sembrava. Gli ho risposto: “Brutto bastardo assassino, siediti lì e aspetta gli sbirri”». Poi quella frase: «Non mi dispiace per niente».
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