Minghi scrive ancora per sua moglie Elena che non c'è più: «L'unica che poteva vedermi piangere»

L'artista ricorda anche il successo di “Trottolino amoroso”: "Fu un trionfo"

Minghi scrive ancora per sua moglie Elena che non c'è più: «L'unica che poteva vedermi piangere»
Minghi scrive ancora per sua moglie Elena che non c'è più: «L'unica che poteva vedermi piangere»
di Luca Uccello
Domenica 1 Ottobre 2023, 11:22 - Ultimo agg. 2 Ottobre, 10:08
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Amedeo Minghi fede innamorare a Sanremo Pippo Baudo e Katia Ricciarelli. Come? Cantando Il profumo del tempo", una canzone meravigliosa ma fuori gara. Non la prima, non l'ultima. «Di canzoni galeotte ne ho scritte molte. Tant’è che 5 membri della band e del mio staff hanno sposato fan conosciute durante i tour. Così oggi sono circondato dal frutto delle mie canzoni. E non manca “la musica da acchiappo” quella che favorisce il primo bacio...».

E di amore Amedeo vive ancora oggi.

Vive nel ricordo di sua moglie Elena Palladino, mancata il 7 gennaio 2014 dopo 40 anni di matrimonio. Un dolore che oggi vive anche Francesco De Gregori. «Ha ragione Francesco - racconta l'artista al Corriere della Sera - perché la solitudine è forte. Io non so per quanti anni Francesco abbia convissuto con sua moglie. Il mio è stato un rapporto importante... è difficile trovare le parole... Nell’album a cui sto lavorando, “Anima sbiadita”, c’è molto di me e di lei. Avevo bisogno di elaborare il lutto. Se non tiri fuori quel che senti dentro, questo marcisce... Tutte le canzoni d’amore che ho scritto sono dedicate a Elena. Era l’unica che poteva vedermi piangere (l’ho scritto nell’”Immenso”), ammessa alla vera intimità. La mia prima referente. Fare sentire le canzoni a lei per prima era importante per me».

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Le due figlie Alma e Annesa? «Sono un’altra cosa indescrivibile». Lei è nonno? «Di un ragazzo alto e bello di 20 anni e di una nipotina di 5 anni. Una perla che mi adora. Non è il quadretto della Barilla, ma ci assomiglia»

Fu il primo a realizzare e pubblicare una canzone su papa Wojtyla intitolata «Un uomo venuto da lontano», brano davvero struggente sulla vita e il pontificato del vescovo di Roma. Al Corriere della Sera Minghi ricorda la sua esibizione. «Venni invitato a cantare alla salaNervi con l’orchestra e il coro diretti da monsignor Marco Frisina, nell’ambito di una celebrazione del sacerdozio del Papa. Cosa non frequente, seguì personalmente il concerto, nel quale avevo incluso, riarrangiata e riscritta, anche “Un uomo venuto da lontano”. Alla fine il Papa mi fece un sacco di complimenti e mi chiese il testo del brano, perché non aveva capito bene tutte le parole». 

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Ha lavorato con Bacalov, Morricone, Mogol, Pasquale Panella, Gaio Chiocchio, poeta straordinario. Ma anche con Katia Ricciarelli, Rita Pavone e Mietta: «Fu un trionfo, il “Trottolino amoroso”: 500 mila copie vendute». Ma anche tante collaborazioni fortunate con Marcella Bella, Anna Oxa, Marisa Sannia, Gianni Morandi e Andrea Bocelli.

E Califano? «Ci ho lavorato in passato. E in qualche modo ci lavoro ancora. È uscito “Sarò franco” un album di inediti di Califano. Dove io ho composto la musica e cantato l’inedito “La mia eredità”».

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