L'eco del raid di Israele su Damasco al consolato iraniano, che ha ucciso alti funzionari di Teheran, arriva fino a Roma. L'ambasciata di via Michele Mercati, nei pressi di Villa Borghese, è stata chiusa al pari delle altri sedi diplomatiche di Tel Aviv in tutto il mondo. L'allarme è scattato in seguito alle notizie di possibili ripercussioni dopo l'attacco nella capitale della Siria. In tutto sono circa una trentina, chiuse per timore di una rappresaglia. Lo ha riferito Haaretz che ha citato una fonte diplomatica secondo cui le misure di sicurezza sono state accresciute in tutte le istituzioni israeliane nel mondo dallo scorso 7 ottobre.
«Allerta massima», cosa vuol dire
Ma perché queste precauzioni? Nasce tutto dallo stato di allerta massima annunciato dalla difesa israeliana. «È forte il rischio di un attacco dell'Iran per vendicarsi del raid su Damasco», si legge su Haaretz secondo cui Teheran «in base a tutti i segnali e gli avvisi che giungono da lì è determinata a rispondere all'uccisione del comandante delle Guardie Rivoluzionarie». E si parla anche di alcuni scenari possibili: «Un attacco di droni o di missili da crociera direttamente dall'Iran diretti verso infrastrutture israeliane, oppure intensi attacchi di missili dal Libano o dalla Siria attraverso gli Hezbollah o milizie scite o, ancora, attentati alle ambasciate israeliane all'estero».
La smentita iniziale
Ed è proprio da quest'ultima ipotesi che è nata la decisione di chiudere le ambasciate in tutto il mondo.