Alla sera esce dall’Azovastal anche Prokopenko, la difesa dell’acciaieria è finita. Torniamo indietro, alla mattina. «Slava Ukraine. Dopo 86 giorni di difesa di Mariupol il comando militare superiore ha dato l’ordine di salvare le vite dei soldati della nostra guarnigione e di smettere di difendere la città». Ci hanno detto di arrenderci, è la sintesi. Denys Prokopenko, 30 anni, comandante del battaglione Azov, nel video messaggio diffuso in rete, legge un testo scritto.
Azovstal è caduta
Barba rossastra lunga, appare amareggiato, ma non fa trasparire emozioni, è quasi un robot. Non è possibile decifrare se condivida l’ordine ricevuto, ma non lo discute. Anche gli ultimi ufficiali che erano rimasti nei sotterranei dell’Azovstal devono smettere di combattere. Qualche ora prima Kalina, vale a dire Svyatoslav Palamar, vicecomandante degli Azov, aveva smentito la voce circolata il giorno prima di una sua resa: «L’operazione continua, non rivelerò dettagli». Ma Mosca in serata annuncia: «L’Azovstal è completamente in mano nostra».
ORDINI
Da Kiev l’indicazione era chiara: bisogna deporre le armi, perché il complicato e fragile accordo con Mosca sul futuro dei soldati che hanno combattuto per difendere Mariupol e che si sono già consegnati, dipende anche dal comportamento di quell’ultimo manipolo che è rimasto nei cunicoli dell’impianto industriale.
AZIONE
Ma controllare Mariupol per l’esercito di Putin è importante anche per coprire le prove delle atrocità commesse in questa guerra, a partire dal bombardamento di marzo del teatro d’arte drammatico che era utilizzato come rifugio. Secondo il consigliere del sindaco di Mariupol, Petro Andryushchenko, i russi «hanno completato la rimozione delle macerie», «ora non sapremo mai quanti civili di Mariupol siano stati effettivamente uccisi dal bombardamento. I morti sono stati sepolti in una fossa comune a Mangush. È difficile immaginare un crimine di guerra e contro l’umanità più grande».
VITTIME
Una indagine indipendente condotta dall’Associated press, due settimane fa, ha documentato la morte di almeno 600 civili a causa dei missili lanciati dai russi nel teatro. I bombardamenti proseguono, giorno dopo giorno, in altre città: ieri è stata colpita di nuovo la regione di Odessa con un razzo, ma nell’area di Kharkiv, più a nord, è successo qualcosa di peggiore. I russi hanno bombardato e distrutto la casa della cultura di Lozova appena ricostruita. Sette vittime, tra di loro un bambino di 11 anni. Zelensky: «Gli occupanti hanno identificato la cultura, l’istruzione e l’umanità come loro nemici. E non risparmiano missili o bombe. Cosa c’è nella mente delle persone che scelgono tali obiettivi? Male assoluto, stupidità assoluta».
Le truppe russe hanno bombardato mercoledì 54 insediamenti nelle regioni ucraine di Donetsk e Lugansk (est), uccidendo 20 civili: lo hanno reso noto su Facebook le Forze congiunte ucraine. Zelensky avverte: «Nel Donbass c’è l’inferno. Il brutale e assolutamente inutile bombardamento di Severodonetsk ha causato 12 morti e decine di feriti in un solo giorno». L’intelligence britannica sostiene che Putin ha rimosso altri ufficiali per gli errori in Ucraina: sono il generale Sergei Kisel, comandante di reparti corazzati, e il viceammiraglio Igor Osipov, responsabile dell’affondamento dell’incrociatore Moskva.