Houthi, armi e soldi dall'Iran: così i 20mila combattenti del Mar Rosso si sono presi lo Yemen

Dopo l’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre e la dura reazione di Gerusalemme, gli Houthi hanno ribadito il loro sostegno ai terroristi palestinesi e hanno cominciato a lanciare razzi verso Israele

Houthi, armi e soldi dall'Iran: così i 20mila combattenti si sono presi lo Yemen
Houthi, armi e soldi dall'Iran: così i 20mila combattenti si sono presi lo Yemen
di Vittorio Sabadin
Venerdì 12 Gennaio 2024, 22:03 - Ultimo agg. 13 Gennaio, 12:07
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Gli Houthi che assaltano le navi mercantili e minacciano di complicare ancor più il disordine mondiale sono un gruppo di 20mila combattenti che controlla da qualche anno il Nord dello Yemen. Appartengono al ramo zaidita dell’Islam sciita, e sono quindi sostenuti dall’Iran, che per il 90% è sciita. L’Arabia Saudita, dove invece predomina l’Islam sunnita, li combatte da tempo, ma senza grandi risultati. Le guerre tra sciiti e sunniti hanno fatto nel mondo islamico molte più vittime che gli attentati dei fondamentalisti in Occidente, ma di queste stragi si parla poco. Gli sciiti credono che Alì, cugino e genero di Maometto, fosse stato esplicitamente designato a succedergli, e che i primi tre califfi furono usurpatori; i sunniti riconoscono invece la legittimità di questi califfi. I sunniti credono anche che il Corano sia eterno come Dio, gli sciiti pensano invece che sia stato creato, e per tutto questo si combattono. 

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Gli Houthi avrebbero potuto limitarsi a gestire i guai del loro paese, che sono tanti, ma hanno bisogno dei soldi e delle armi dell’Iran e aiutano gli Ayatollah copiandone persino gli slogan. In Iran dicono «morte agli Usa e a Israele», nel nord dello Yemen oggi le truppe sfilano gridando: «Allah è grande, morte agli Usa e a Israele». Gli Houthi prendono il nome dal loro fondatore, Hussein Badreddin al-Houthi, che negli anni ‘80 voleva opporsi all’influenza dell’Arabia Saudita nello Yemen, che è a maggioranza sunnita.

Gli Houthi avevano l’appoggio della minoranza sciita, che voleva liberarsi del presidente Ali Abdullah Saleh, accusato di essere crudele, corrotto e diventato troppo amico dei sauditi dopo l’11 Settembre e l’invasione americana dell’Iraq. Nel 2012 Saleh si dimise per evitare di essere ucciso, ma non si tolse di torno. Gli Houthi anzi si allearono con lui, loro vecchio nemico, per scacciare quello nuovo, il presidente sostenuto dall’Occidente Abd Rabbu Mansour Hadi. Costretto a fuggire, Hadi chiese ad Arabia Saudita e Emirati di lanciare una campagna militare per cacciare gli Houthi. 

 

IL POTERE 

Ne è seguita una guerra civile durata sette anni, che ha causato per l’Onu 377.000 vittime e 4 milioni di sfollati. Questa guerra non è mai ufficialmente finita, ma gli Houthi l’hanno vinta. Lo Yemen ha un governo riconosciuto internazionalmente, ma loro controllano la parte del paese più ricca e strategica, quella che affaccia sullo stretto di Bab el-Mandeb, la «Porta del lamento funebre», che congiunge il Golfo di Aden con il Mar Rosso e il Canale di Suez. Dopo l’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre e la dura reazione di Gerusalemme, gli Houthi hanno ribadito il loro sostegno ai terroristi palestinesi e hanno cominciato a lanciare razzi verso Israele. Glieli fornisce l’Iran, che non può lanciarli direttamente senza scatenare una guerra in Medio Oriente che quasi certamente porterebbe alla fine del regime degli Ayatollah, e Teheran fa quindi finta che non siano suoi. Così come nega di avere fornito i razzi antinave a lungo raggio Fajr-4CL e «Al-Bahr Al-Ahmar» che gli Houthi mostrano però nelle parate, e che oggi sono usati contro le navi dirette a Suez con la scusa di vendicare le vittime civili di Gaza. Ma in gioco c’è altro: gli Houthi stanno ricevendo consensi in gran parte del Medio Oriente perché sono una forza regionale che sfida lo Stato ebraico e cercano di avere un impatto e un riconoscimento globale. Il loro vero nemico è però l’Arabia Saudita, che stava aprendo a Israele e cercando di contenere l’Iran. Un progetto promettente, poi qualcuno ha ordinato ad Hamas di attaccare, e questa speranza si è dissolta. 

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