Nancy Pelosi rieletta speaker della Camera: guiderà gruppo anti-barriere con deputate musulmane, native e lesbiche

Nancy Pelosi nel momento del giuramento
Nancy Pelosi nel momento del giuramento
di Anna Guaita
Giovedì 3 Gennaio 2019, 22:11 - Ultimo agg. 4 Gennaio, 11:42
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NEW YORK – La donna più potente degli Stati Uniti è di nuovo Nancy Pelosi. La 78enne deputata democratica della California è stata rieletta speaker della Camera, quando il nuovo Congresso uscito dalle elezioni di midterm di novembre si è insediato a Washington. Nel momento del giuramento, Nancy ha voluto sul podio  non solo i nove nipotini che aveva portato con sé come ospiti della cerimonia, ma anche i figli di tutti i deputati, e ha dedicato l’apertura dei lavori della Camera “ai bambini d’America”.

Nancy Pelosi aveva già ricoperto questa posizione dal 2007 al 2011. Anche per questo, per la sua età e la sua anzianità alla Camera, per varie settimane c’erano state voci di opposizione alla sua conferma sia da destra che da sinistra, sia da parte del nuovo gruppetto di giovani deputati di posizioni liberal sia da parte di quelli più conservatori eletti nei collegi di tradizione repubblicana. Alla fine Nancy li ha convinti tutti che la sua esperienza politica e la sua capacità di negoziatrice la rendevano di nuovo la candidata migliore a questa posizione potentissima, terza nell’ordine di successione dopo il presidente e il vicepresidente.


Per mettere tutti d’accordo, si è comunque impegnata a non restare alla guida della Camera per più di quattro anni. Ed ha accolto subito le istanze dei giovani più liberal, acconsentendo a creare una commissione sul cambiamento climatico, mentre ha frenato sull’ipotesi di sottoporre il presidente a un processo di impeachment.


La sua conferma è avvenuta all’apertura del 116esimo Congresso, che vede la Camera a maggioranza democratica (235 democratici, 199 repubblicani, e un seggio ancora non assegnato) e il Senato a maggioranza repubblicana (53 repubblicani, 47 democratici). La divisione fra i due bracci del parlamento rende difficile la guida del Paese, e rende quasi impossibile trovare una soluzione allo shut down che dal 21 dicembre riguarda 9 ministeri e 800 mila dipendenti federali.


La bravura negoziale di Nancy si misurerà dunque da subito proprio sul fronte della chiusura federale, e sulla richiesta di Donald Trump che qualsiasi legge di rifinanziamento dei ministeri interessati includa anche una prima rata per il pagamento del muro al confine con il Messico. Il presidente pretende 5 miliardi di dollari, dei 26 giudicati il minimo necessario per la costruzione di una simile barriera lunga oltre 3 mila chilometri.


La bravura della speaker si misurerà anche nella gestione di una delegazione democratica estremamente varia e disparata. La varietà è la forza del partito democratico, che si può vantare di rappresentare la vera faccia del Paese, ma può anche essere la sua debolezza, quando non si risolve in unità e compattezza.

In questo nuovo Congresso si registra un bel successo per le donne, che passano a 100, di cui 52 sono afroamericane e 32 di origine ispaniche. Per la prima volta ci sono anche due donne musulmane, una delle quali, Ilhan Omar, profuga somala arrivata negli Usa 23 anni fa, è anche la prima a indossare il velo. Esordiscono anche due donne di origine nativa, Deb Haaland della tribù dei Laguna Pueblo, e Sharice Davids dei Winnebago. Davids è anche la prima deputata al Congresso federale apertamente lesbica. E poi ci sono le “junior”, le giovani. La più giovane di tutti, a 29 anni, è Alexandria Ocasio Cortez, una liberal socialista di New York, che ieri è andata al giuramento indossando un completo bianco, come le suffragette del primo Novecento.

                                                                                                                                                                              

 

 

 

 

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