Bambina ferita a colpi di mitra a Sant'Anastasia, risarcimento beffa: 5.000 euro

La piccola, dieci anni, era davanti a un bar. La famiglia ha rifiutato l'indennizzo offerto dal pistolero diciassettenne

Il luogo della sparatoria
Il luogo della sparatoria
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Giovedì 20 Luglio 2023, 23:01 - Ultimo agg. 22 Luglio, 09:46
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Non hanno neppure risposto alla loro offerta. Relata negativa, proposta caduta letteralmente nel vuoto, ritenuta del tutto inaccettabile. I due genitori della bambina ferita a colpi di mitra a Sant’Anastasia, lo scorso 23 maggio, hanno respinto la richiesta di risarcimento del danno, avanzata - a mezzo ufficiale giudiziario - da uno dei due indagati.

Era stata la famiglia del minorenne, tramite il suo legale, ad avanzare una richiesta di risarcimento di 5mila euro, per i danni arrecati a un intero nucleo familiare. Una proposta senza risposte, rimasta lettera morta, di fronte alla compattezza di un nucleo familiare finito al centro di un episodio da far west. Ricordate cosa accadde due mesi fa, nel corso principale di Sant’Anastasia? Furono in due ad impugnare dei mitra, andando a provocare alcuni giovanissimi all’esterno di un bar. Senza alcun motivo - se non per rimarcare una sorta di dominio sul territorio - i due elementi fecero fuoco ad altezza d’uomo. Una dozzina di colpi, un proiettile che raggiunge una bambina di 10 anni, che stava mangiando un gelato assieme al fratellino e ai genitori.

Anche la madre rimase ferita, il padre se la cavò con un proiettile di striscio, mentre risultò provvidenziale l’intervento di un passante, che trasportò la piccola al Santobono, in pochi minuti.

 

Un episodio drammatico, culminato negli arresti del 19enne Fabio Marfella e del complice di 17 anni G.G., entrambi inchiodati - almeno fino a questo momento - dalle immagini ricavate da telecamere all’esterno dei bar di piazza Cattaneo. Un episodio drammatico, rispetto al quale i giudici del Riesame non hanno avuto alcun dubbio: sono stati confermati gli arresti, con un provvedimento che mostra di accogliere le conclusioni investigative portate avanti dalla Procura di Nola e dalla Procura per i minori. Ma la battaglia legale è evidentemente iniziata. Difeso dal penalista Antonio Sorbilli, il 17enne ha deciso di mettere in campo una sorta di doppia mossa: da un lato, ci ha provato a staccare un assegno da 5mila euro; dall’altro, invece, ha depositato una lettera di scuse, nel tentativo di ammorbidire la portata della propria azione. O comunque di dimostrare la propria estraneità rispetto alle accuse che hanno motivato la richiesta di misura cautelare. 

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Armi e tentato omicidio sono le ipotesi battute dagli inquirenti, in uno scenario investigativo che punta anche a verificare alcuni aspetti finora soltanto accennati. È il tema del movente, ma anche dei mandanti rimasti al momento sullo sfondo. Si parte da una domanda: chi ha fornito delle armi da guerra a due giovanissimi? Si scava nei rapporti degli indagati con il più ampio contesto criminale radicato alle porte di Napoli. Riflettori puntati nei confronti del piano Napoli di Boscoreale, un agglomerato di case letteralmente colonizzato negli ultimi decenni da soggetti in odore di camorra. Possibile che, dietro il raid a colpi di mitra, ci fosse un tentativo di espansione egemonica da parte di soggetti di Boscoreale, interessati a gestire intere fette dall’area metropolitana. Una ricostruzione condotta in parallelo rispetto all’inchiesta sul ferimento della bambina, che - in questi giorni - ha fatto registrare il no netto a una richiesta di risarcimento del danno da parte di uno dei due pistoleri. 

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