Bimba ferita a Sant'Anastasia, il racconto dello zio: «Mia nipote voleva solo un gelato, sfiorata una strage di innocenti»

La rabbia dei familiari: «Pene esemplari per chi commette azioni così gravi»

Sant'Anastasia, il luogo della sparatoria
Sant'Anastasia, il luogo della sparatoria
di Melina Chiapparino
Mercoledì 24 Maggio 2023, 23:32 - Ultimo agg. 25 Maggio, 15:05
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«Ho voglia di un gelato». Il desiderio di una bimba di dieci anni è stato accolto con un sorriso dai suoi genitori che, martedì sera, dopo cena, hanno raggiunto uno dei loro bar preferiti, nella vicina Sant’Anastasia. Non si è trattato di una sortita eccezionale perché la coppia, residente a Pollena Trocchia, ha l’abitudine di uscire con la figlioletta e il fratellino di sei anni, scegliendo proprio quella zona per condividere il proprio tempo con loro. «È una famiglia unita e serena» hanno raccontato i vicini di casa, sottolineando come i genitori siano entrambi «molto attenti ai figli, seguiti con cura e attenzione sia per le attività scolastiche che nel tempo libero, a cominciare dalla scuola calcio del piccolino». Nel quartiere dove abitano, tutti hanno una parola di affetto per il 42enne di professione guardia giurata e sua moglie che farà 37 anni a luglio, descritti come persone «cordiali, educate e di buona famiglia». Per chi invece conosce la coppia più da vicino, come dimostrano i tanti messaggi sui social, la loro è «un’unione felice da cui sono nati due figli a cui dedicano tutto il loro tempo».

«Sono usciti perché la bimba aveva voglia di un gelato e si sono trattenuti nella piazza che frequentano da sempre» racconta lo zio della piccola che è stato contattato dalla coppia subito dopo la sparatoria. «Ho ricevuto la telefonata di mio fratello. Ha detto: “qua è successo un macello” e mi ha chiesto di raggiungerlo» continua lo zio di Assunta che ricorda di avere capito subito, dal tono concitato del fratello, che fosse accaduto qualcosa di grave e che «erano rimasti feriti a causa di una sparatoria». «Mi sono immediatamente messo in auto e sono arrivato in piazza Ammiraglio Carlo Cattaneo dove c’era il figlio di sei anni che era rimasto illeso e che ho portato via con me» aggiunge il fratello della guardia giurata che, nel frattempo, si era precipitata in ospedale. 

«Un uomo che si trovava al bar ha caricato mio fratello, la moglie e la bimba in auto per raggiungere l’ospedale Santobono, dove la piccola è stata subito assistita con un codice di massima urgenza» racconta ancora l’uomo che precisa come sarebbe potuta accadere «una strage di bambini». E spiega: nella piazza, al momento della sparatoria, «c’erano diversi bimbi e ragazzini che giocavano tra loro e accanto ai genitori, per cui avrebbero potuto ferire non solo tante altre persone ma anche minori» spiega scioccato lo zio che parla di «almeno 12 colpi esplosi in piazza». «Hanno visto arrivare due scooter con a bordo centauri che sparavano e imbracciavano armi ma non hanno potuto far nulla». 

 

Le giornate scandite dai ritmi di lavoro della guardia giurata e dalla presenza di una madre costantemente al fianco dei suoi due bimbi sono state improvvisamente e drammaticamente stravolte. «L’unico pensiero di noi tutti è rivolto alla piccola, ci auguriamo che possa riprendersi al più presto e tornare a casa ma siamo estremamente preoccupati» spiega ancora lo zio tirando un sospiro di sollievo per la madre della bimba, ricoverata all’ospedale Cardarelli, che «potrebbe essere dimessa nei prossimi giorni». 

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Nonostante il dolore personale e l’angoscia per la nipote, quanto accaduto riporta ancora una volta all’attenzione delle istituzioni «l’emergenza sicurezza nelle città». «È finito il tempo delle promesse e dei buoni propositi, ora bisogna subito mettere in campo fatti concreti per tutelare le persone ed evitare che possano accadere episodi simili» spiega lo zio convinto che ci debbano essere «pene esemplari per chi commette azioni così gravi». «Non dubito che verranno individuati i responsabili di questo episodio ma temo che, come in tante altre occasioni, non ci siano delle adeguate conseguenze da scontare, eppure è stata messa a rischio la vita di una madre e di una bimba di dieci anni» conclude lo zio che, per tutelare i nipoti e l’intera famiglia coinvolta in questa vicenda preferisce mantenere l’anonimato e «non esporre ulteriormente chi già è stato vittima di un fatto gravissimo».

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