Caivano, tre “stese” tra la gente dopo i blitz: la camorra alza la testa

Colpi di pistola al Parco Verde, ad Afragola e nel centro di Caivano: scontro per la droga

Caivano, tre “stese” tra la gente: la camorra alza la testa
Caivano, tre “stese” tra la gente: la camorra alza la testa
di Marco Di Caterino
Lunedì 11 Settembre 2023, 23:59 - Ultimo agg. 12 Settembre, 16:40
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Come la gramigna che strappi e che ritorna a crescere più rigogliosa. Come le metastasi di un cancro, che più ne togli e più si riproducono. Metafore per la camorra del Parco Verde. La più grande piazza di spaccio d’Europa, che dà lavoro a centinaia di disperati con un futuro in carcere o precocemente sottoterra, una camorra che paga la “mesata” alle famiglie dei carcerati e un alloggio con acqua e corrente elettrica con allacci abusivi alle loro famiglie, e che però non incassa ormai il becco di un quattrino da quando è scoppiata la lurida vicenda dello stupro di gruppo, la camorra finita sotto un attacco dello Stato mai visto da queste parti, alza la testa e punta le armi. Mettendo a segno tre stese, una delle quali in pieno giorno, e tentando un omicidio. 

Azioni portate a segno negli ultimi sei giorni. In un territorio mai blindato dalle forze dell’ordine. La camorra sfida lo Stato? Nemmeno per sogno. In questa sorta di discarica umana, chi vive di camorra, ma anche chi è una persona perbene, per ovvi e soggettivi motivi è convinto che semplicemente qui lo Stato, vista la sua latitanza negli ultimi quattro decenni, non esiste. E che le leggi sono quelle delle consorterie criminali. Che tra domenica sera e la tarda mattinata di lunedì hanno dato il peggio di sé. Ore 22.45, viale Margherita, uno dei due “decumani” del Parco Verde.

Alcuni bambini si attardano a giocare nei pressi di una sgangherata piscina (ovviamente abusiva) piazzata al centro di una larga aiuola.

A meno di dieci metri, dove non cresce nemmeno l’erbaccia, una dozzina di sacchi di plastica, lacerati da crepe larghe come un pugno, ad ogni refolo di vento spargono tutt’intorno particelle assassine di polvere di amianto. Sacchi che da anni nessuno viene a portarsi via. Un quadretto da brividi, ma non qui, dove si accetta ogni mostruosa anormalità finché regna un po’ di tranquillità. Una raffica di fucile mitragliatore, esplosa all’improvviso, scatena il panico. Una seconda mitragliata sparge terrore e bestemmie fra chi, in casa o nel viale, è costretto a buttarsi per terra. 

«Mi sono mossa prima – racconta Gina, una delle mamme che si trovava vicino alla piscina – quando ho sentito il forte rumore delle moto: era il segno che di lì a poco avrebbero sparato. E così è stato. Mi sono lanciata sui miei bambini, per proteggerli. Michele, il più grande, ha sei anni, si è bagnato i pantaloni per il terrore. E questa notte e quelle a seguire, non dormirà. Qui non c’è speranza». 

 

Gli scellerati pistoleri della camorra, che hanno agito nello stesso posto della stesa “silenziosa” della sera di sabato, quando si erano limitati a puntare le armi in faccia ad alcuni familiari dei boss del clan Ciccarelli–Sautto, si sono allontanati con relativa calma, a bordo di tre moto Transalp, per poi ricomparire, poco dopo l’una, in piazza Gianturco ad Afragola, dove hanno effettuato alcuni passaggi con le moto a passo d’uomo e accelerate improvvise, mostrando in maniera inequivocabile fucili mitragliatori e mitra corti. Per poi sparire. Fino a poco prima delle dodici di ieri mattina, quando il sonnacchioso tran tran di Via Pio IX, nel centro di Caivano, è stato scosso dall’esplosione di una decina di colpi ad opera di quattro malviventi giunti a bordo di due moto di grossa cilindrata, che hanno sforacchiato la carrozzerie di un’auto li in sosta. Gli inquirenti si sono trincerati dietro un assoluto riserbo, come gli abitanti del Parco Verde, dove tutti sanno, ma nessuno parla a microfono acceso. Nella piazza di spaccio più grande d’Europa è in atto una scalata al potere criminale, detenuto oggi dal clan Sautto–Cicarelli, da parte di elementi del “bronx” - le palazzine popolari Iacp di via Atellana – che avanzano approfittando dei guai giudiziari con i quali devono fare i conti boss, gregari e affiliati al clan dominante. Avanzata interrotta il 6 settembre scorso dal tentato omicidio di Francesco Falco, ferito gravemente in via Cairoli, zona ad alta intensità di spaccio, in mano a quelli del “bronx”. Le due stese sarebbero la loro reazione, cui avrebbe risposto l’azione di fuoco di ieri mattina, con il danneggiamento in via Pio IX dell’auto intestata a un incensurato – una testa di legno – ma in uso a personaggi di spessore criminale, appunto, del “bronx”. 

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Per questo il Viminale, finalmente con velocità adeguata a questa pericolosa situazione, ha disposto l’invio di altri 20 carabinieri presso la locale compagnia, 20 agenti di polizia al commissariato di Afragola, e 20 militari della guardia di finanza al gruppo di Frattamaggiore, incremento che porta il totale complessivo di uomini in divisa a 210 unità. E venerdì a Napoli si terrà un comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica a cui parteciperà il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. «Secondo me i topi si sentono stanati, dopo aver ballato per anni e anni senza il gatto. La camorra ha capito che qualcosa di serio e di importante sta avvenendo. Quindi è come se volessero rispondere che non hanno paura, leggo tutto ciò come una sfida allo Stato», dice don Maurizio Patriciello, il parroco-coraggio divenuto il simbolo della volontà di rinascita del territorio. Sui social, scrivendo a caldo dopo la sparatoria, era stato esplicito: «Voi tutti che avete criticato le forze dell’ordine e l’intervento del governo, vergognatevi» per poi spegnere le polemiche, in questo momento decisamente contrproducenti. «Prima di invitare il presidente del Consiglio Meloni avevo incontrato i premier Renzi e Conte, i colori politici non mi interessano, chi si attacca a queste cose non rende un buon servizio al Parco Verde. Per me prete è più facile stare al di sopra delle parti, ma serve uno sforzo unitario da parte di tutti». 

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