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Frana di Ischia, i pm indagano su 23 mail: «Inascoltate le segnalazioni di pericolo»

L'allarme era stato lanciato dall'ex sindaco di Casamicciola

Proseguono le ricerche dei dispersi
Proseguono le ricerche dei dispersi
di Leandro Del Gaudio
Articolo riservato agli abbonati
Lunedì 28 Novembre 2022, 23:04 - Ultimo agg. : 30 Novembre, 07:35
4 Minuti di Lettura

Vogliono ricostruire la storia delle denunce e degli appelli caduti nel vuoto. Vogliono ripercorrere la catena di segnalazioni, così come sono state spedite alle autorità locali (dal sindaco di Casamicciola alla protezione civile e alla Prefettura), in un crescendo di allarmi rimasti inascoltati. Sos che si sono rivelati drammaticamente concreti, come ha dimostrato il dramma che si è abbattuto su Casamicciola, a partire dalle cinque di sabato mattina. Dunque, la Procura di Napoli è in campo.

APPROFONDIMENTI
Casamicciola, la Procura apre il fascicolo: disastro colposo
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Un intero pool è mobilitato, si lavora per disastro colposo, facile immaginare il primo passo da parte degli inquirenti: acquisire le mail che sono state spedite negli ultimi due mesi dall’ex sindaco di Casamicciola, l’ingegnere Giuseppe Conte. Non un cittadino qualsiasi, dunque, dal momento che - nel corso degli anni Novanta - l’ingegnere Conte ha ricoperto anche il ruolo di dirigente nel settore acque e acquedotti della Regione Campania, forte di una conoscenza consolidata del territorio e delle sue criticità.

Inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Simona Di Monte, a stretto contatto con la procuratrice Rosa Volpe, carabinieri in campo. Si lavora su più direzioni. Nei prossimi giorni, si punterà a realizzare una sorta di incidente probatorio nella zona indicata come rossa, per mettere a fuoco il livello di deterioramento del territorio e per accertare eventuali interventi di manutenzione; su un altro versante, invece, saranno recuperate tutte le segnalazioni inoltrate in questi mesi, a proposito del costone del monte Epomeo crollato fino a valle. 

E c’è un caso destinato ad entrare nel fascicolo della Procura di Napoli. È legato alle denunce firmate a mezzo mail dall’ex sindaco di Casamicciola. In sintesi, Conte sostiene di aver firmato 23 pec (posta elettronica certificata) dalla fine di settembre (giorno del primo allerta meteo su quel costone ischitano) alla scorsa settimana. Tanto che l’ultima era stata indirizzata lo scorso 22 novembre, appena pochi giorni prima dell’ultima tragedia di Casamicciola. È in questo scenario, che la Procura di Napoli punterà anche ad ascoltare - ovviamente come persona informata dei fatti - lo stesso ex sindaco di Casamicciola, per appurare l’esistenza di eventuali risposte dai vari versanti istituzionali compulsati dall’ingegnere.

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Ma in cosa consistevano le denunce? Su cosa batteva l’ex sindaco di Casamicciola? Settantacinque anni, una carriera di esperto in materia di gestione del territorio, Giuseppe Conte ha spiegato: «Avevo segnalato il pericolo della calamità naturale imminente, considerato che i lavori richiesti in passato per la messa in sicurezza non erano stati realizzati. L’ho fatto per senso civico, ma nessuno mi ha risposto», ha detto l’ex sindaco.

Possibile? Una domanda che spinge a lavorare sul server di posta elettronica, per accertare le date delle segnalazioni. Specie quelle che sarebbero partite la scorsa settimana, anche alla luce di un altro tema che entra prepotentemente nel cuore delle indagini: la manutenzione degli alvei, la ripulitura dei solchi di scolo, gli interventi ordinari per la messa in sicurezza di un costone segnalato da tempo come a rischio, in prossimità di eventi meteorologici sfavorevoli. 

 

Vegetazione, rifiuti, rami secchi. Stando al racconto dell’ex sindacolo, erano stati segnalati di fronte all’incombere di nubifragi e fortunali, proprio per lo scenario di dissesto che da tutti era tristemente noto. Anzi. A leggere le mail giunte agli organi di stampa, l’ex sindaco aveva parlato esplicitamente di rischi concreti di «calamità naturali». In che modo? Si parte dalla intestazione delle pec, la scritta “allerta meteo arancione” ben evidenziata in ogni scritto, fino all’invito di «adottare tutte le iniziative necessarie per la sicurezza e la salute delle persone che operano a valle dell’alveo La Rita». Poi il riferimento agli alvei naturali, di Casamicciola terme, fino ad arrivare a un altro argomento destinato ad essere approfondito: quello dei “fondi investiti”, dei soldi finanziati almeno sulla carta per opere di messa in sicurezza. 

Ed è in questo scenario, che si punta a stabilire una linea di contatto tra le due tragedie, quella del 2009 e quella di qualche giorno fa, sempre a Casamicciola: 180mila euro per la pulizia degli alberi, 3 milioni e 100mila per un intervento a monte dell’abitato Casamicciola (nel 2010-2012) e un lavoro messo a disposizione dalla città metropolitana per mettere in sicurezza del bacino dell’alveo Larita nel 2018. Mentre, sempre secondo la testimonianza che Conte è pronto ad offrire agli inquirenti, non si comprende che fine abbia fatto «l’annunciato piano per il dissesto idrogeologico della zona».

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Stessa determinazione da parte di un altro ischitano doc, Aniello Di Iorio, che sposta l’attenzione sui piani di evacuazione, ritenuti inesistenti: «Qui non esistono piani di evacuazione nonostante i numerosi rischi a cui è esposta l’isola: vulcanico, sismico e di smottamenti. Da anni cerco di farlo capire a istituzioni e associazioni della zona». Quanto basta a spostare l’attenzione investigativa da un piano all’altro: dal fango killer di Casamicciola agli uffici di Palazzi istituzionali e di enti locali. 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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