Gestione acqua, in 31 Comuni una società pubblico-privata

Da Giugliano a Pozzuoli la protesta contro il nuovo patto

La protesta
La protesta
di Ferdinando Bocchetti
Venerdì 29 Marzo 2024, 15:33
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La privatizzazione dell'acqua è ormai realtà per 31 comuni della provincia di Napoli». Il comitato acqua pubblica area nord e flegrea, esponenti della sinistra radicale e ambientalisti, supportati dal padre comboniano Alex Zanotelli, si sono riuniti ieri a Mugnano per protestare contro la decisionedel Consiglio di distretto idrico Napoli nord, che in queste ore ha optato per la nascita di una società gestita per metà da una componente pubblica e per l'altra da una componente privata. Una società che avrà il compito di gestire l'affare acqua - con criteri, tariffe e modalità univoche - in tante realtà della provincia di Napoli: da Giugliano a Pozzuoli, da Marano ad Afragola. La nuova società dovrà essere individuata, entro pochi mesi, attraverso un bando di gara e con la sottoscrizione di uno statuto che fisserà le modalità di gestione.

I manifestanti si sono riuniti all'esterno del Comune di Mugnano poiché il sindaco della cittadina a nord di Napoli, Luigi Sarnataro, è l'attuale coordinatore del distretto Napoli nord, una delle articolazioni territoriali dell'Ente idrico Campano.

«Il consiglio di distretto - spiegano i manifestanti - aveva chiarito, tempo fa, che la gestione sarebbe stata interamente pubblica. Questa visione è stata sconfessata nei mesi scorsi, da quanto ne sappiamo per le pressioni esercitate proprio dall'ente idrico campano. I sindaci hanno fatto marcia indietro e optato per una formula che nasconde troppe insidie, a partire dal più che probabile aumento delle tariffe». Padre Zanotelli rincara la dose: «L'acqua non può essere in alcun modo fonte di profitto - sottolinea il missionario comboniano - L'acqua è vita, faccio appello ai sacerdoti del territorio affinché facciano sentire la propria voce».

 

Chi si batte contro la formula che sta per essere varata dal Consiglio di distretto tira in ballo anche il referendum (del 2011) sull'acqua pubblica, che portò 27 milioni di italiani alle urne. «Gli italiani - dice Stefania Fanelli - si espressero chiaramente: la gestione dell'acqua deve rimanere interamente pubblica.

Siamo in campo per scongiurare che anche la gestione dell'acqua diventi un business, ma è evidente che la nostra non è una battaglia a favore degli evasori. L'acqua la devono pagare tutti ma con tariffe eque». Di tutt'altro avviso i sindaci del territorio: «Non abbiamo la possibilità di agire diversamente - dicono le fasce tricolori presenti nel consiglio di distretto idrico - In poche parole non è possibile far nascere una società con solo capitale pubblico. Gli amministratori locali, che faranno parte del consiglio della costituenda società, faranno sempre gli interessi dei loro cittadini. Non bisogna demonizzare il privato a prescindere, talvolta per motivi meramente ideologici. Ci sono privati di grande livello e c'è un pubblico talvolta scadente».

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