Marano, giustizia lumaca, fermo da 11 anni il processo al re del cemento Simeoli

Il palazzinaro ritenuto dalla Dda il referente del clan Polverino

Marano, giustizia lumaca, fermo da 11 anni il processo al re del cemento Simeoli
Marano, giustizia lumaca, fermo da 11 anni il processo al re del cemento Simeoli
di Ferdinando Bocchetti
Domenica 3 Dicembre 2023, 09:25
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Un processo infinito, che si trascina (in primo grado) da oltre dieci anni e che vede coinvolto uno dei più importanti palazzinari della città: Angelo Simeoli, meglio noto come "Bastone", rinviato a giudizio anche in altri procedimenti giudiziari e ritenuto dagli inquirenti della Dda punto di riferimento per il clan Polverino nella gestione di alcuni affari. Le accuse nei suoi confronti sono pesantissime e vanno dall'associazione mafiosa al concorso esterno. Angelo Simeoli, 80 anni, è un personaggio notissimo a Marano e, in particolare, nella popolosa frazione di San Rocco.

Prima di investire nel settore edile e della ristorazione, è stato a lungo un dipendente della Gesac, la società che gestisce i servizi nell'aeroporto di Napoli. È il fratello del defunto Mattia Simeoli, a per anni capozona dell'area flegrea per il clan Nuvoletta, ed è il cugino di Antonio, alias "Ciaulone", altro palazzinaro di grido della città - fondatore della Sime Costruzioni - da tempo detenuto per associazione mafiosa con la fazione criminale dei Polverino.

I processi di Angelo Simeoli procedono a rilento, anzi di più. Il più importante, scaturito da un'inchiesta avviata nel 2011 dalla Guardia di Finanza, è ancora pendente (primo grado) presso il tribunale di Napoli. I pm, solo di recente, hanno formulato le loro richieste di condanna: 14 anni per l'80 enne palazzinaro, e 33 anni (complessivi) per i suoi figli e per il genero, Carlo Simeoli, invischiato anche in un'altra importante inchiesta per intestazioni fittizie e riciclaggio di capitali in odor di camorra. "Bastone" è uno degli uomini più potenti di Marano: è a capo di un impero economico e di aziende edili che hanno fatto affari anche in altri territori del Giuglianese e del Casertano.

Di Angelo Simeoli riferiscono una miriade di pentiti: Roberto Perrone, Domenico Verde e Biagio Di Lanno, un tempo affiliati alla fazione criminale di Marano, ma anche collaboratori di giustizia di area casalese e giuglianese. Nel processo madre a carico di Simeoli Angelo sono coinvolti 57 imputati, molti dei quali rispondono del reato di intestazione fittizia di beni. Le Fiamme Gialle ricostruirono a suo tempo la traccia dei soldi, scovarono gli intestatari fittizi, le scatole cinesi, i prestanome, focalizzando l'attenzione su un impero economico del valore di un miliardo di euro. Tutto sequestrato: ville, parchi, ristoranti, terreni, autovetture e locali.

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Il re del cemento maranese è rinviato a giudizio anche in altri due procedimenti.

Uno dei due è partito a rilento e con qualche colpo di scena. Il processo, infatti, era inizialmente incardinato a Napoli nord ma è stato spostato a Napoli. Un processo iniziato oltre due anni fa, ma ancora alle battute iniziali.

Volge invece alla conclusione il terzo processo - che si celebra da tempo a Napoli nord - che vede lo vede alla sbarra, nel quale Simeoli deve difendersi dall'accusa di aver corrotto l'ex sindaco Mauro Bertini, anch'egli imputato nel medesimo procedimento assieme ai fratelli Raffaele e Aniello Cesaro. Per questo filone processuale, il pm Maria Di Mauro ha chiesto per Simeoli una condanna a 10 anni di reclusione. Il nome di "Bastone" è entrato anche in altre indagini ed è citato anche nel processo Pip Marano (primo grado). È stato lui, l'imprenditore noto per aver demolito la masseria del Galeota, ad aver intessuto i principali rapporti con i Cesaro che si erano aggiudicati l'appalto per l'area industriale. Il suo nome e la sua presunta vicinanza ai Polverino compaiono in tanti atti giudiziari, ma ad oggi nessun processo ha chiarito se Simeoli sia effettivamente un uomo del clan.

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