Terme, fine della storia: le strutture del Solaro a Regione e Comune

Ricavati 17 milioni dalla vendita dei beni, qui dovrebbe nascere un polo ospedaliero

Le condizioni delle terme
Le condizioni delle terme
di Fiorangela d'Amora
Giovedì 23 Novembre 2023, 08:48 - Ultimo agg. 08:52
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«Due anni fa ricavare 17 milioni dalla vendita dei beni termali sarebbe stato inimmaginabile. Si chiudono la liquidazione e il concordato in maniera positiva e al di là di ogni più rosea aspettativa». Vincenzo Sica amministratore e liquidatore di Sint - società che detiene i beni immobiliari di Terme di Stabia - ha tra le mani i decreti di trasferimento degli immobili, già inviati a Regione Campania e Comune. La prima ha acquistato l'area di ventimila metri quadrati dove un tempo si ospitavano i turisti e si realizzavano le cure, la seconda ha avuto come compensazione di un credito di 3 milioni circa, il parco idropinico, il centro congressi e Villa Ersilia.

Con 13,8 milioni la Regione ora è proprietaria delle strutture che dovrebbero diventare il nuovo polo ospedaliero del territorio.

Così si chiude una storia iniziata nel 1964 quando il termalismo iniziò sulla collina del Solaro. Il fallimento nel 2015 delle Terme di Stabia segnò la parola fine a qualsiasi attività curativa. Otto anni prima aveva chiuso l'albergo aperto nel 1972 che per 30 anni aveva ospitato turisti attratti dalle 28 sorgenti stabiane. Tutto oggi è solo un ricordo: le fonti, le camere dell'albergo a 4 stelle, ristoranti, piscine, il percorso pedonale che collegava le strutture.

«Abbiamo pagato tutti i creditori - prosegue Sica - soprattutto gli ex dipendenti di Terme che vantavano nei confronti di Sint un debito complessivo di circa 10 milioni di euro». La vicenda legata agli ex fisioterapisti, amministrativi, infermieri e addetti di Terme di Stabia è lunga e complessa. Inizia con la chiusura e il fallimento della struttura termale, per 70 persone il licenziamento diventa una lunga battaglia in tribunale. La metà infatti per Tfr e mensilità non avute si è avvalsa in questi anni sulla Sint, presupponendo un principio di corresponsabilità tra le due società, quella termale e quella immobiliare. La Cassazione ha dato ragione agli ex termali che in questi mesi avevano chiesto l'assunzione al Comune per annullare qualsiasi pretesa economica. Intanto Sint aveva licenziato i 35 dipendenti, perché non aveva in essere alcuna attività aziendale. Venticinque di loro hanno inteso impugnare il licenziamento e con loro la Sint ha chiuso con una trattativa economica. «Restano aperte le posizioni di 3 lavoratori che chiedono ora di essere assunti dalla Regione. Noi - spiega Sica - abbiamo fatto il massimo e pagato loro, oltre a chiudere le posizioni debitorie con l'Inps, dato la nostra parte nel fallimento di Terme, e verso altri enti. Restano piccoli contenziosi in piedi poi la Sint non avrà più motivo di esistere».
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Scampato il pericolo di vedere svenduti i beni, da una valutazione del tribunale le strutture presenti sul Solaro furono valutate nel complesso 17 milioni di euro. Ora la nuova amministrazione stabiese dovrà guidare e seguire attentamente il processo che poterà al nuovo ospedale e decidere come e cosa fare del parco idropinico, della villa che si trova al suo interno, vandalizzata in questi anni e usata come rifugio dai senzatetto, e del viciono centro congressi. Un polmone verde che si affaccia sulla città, un parco unico nel suo genere inutilizzato e in degrado. Un'area che doveva essere facilmente raggiungibile, nei programmi per il raddoppio della linea della Circum, grazie ad un ascensore che doveva collegare la stazione di Castellammare centro con il parco. Un'altra utopia di cui si sono perse le tracce.

Tornando al termalismo ora tutte le speranze sono riposte nel luogo dove tutto nacque, all'interno del complesso delle Antiche Terme in piazza Amendola. La concessione regionale per ora è sospesa, vista l'inattività delle fonti, i fondi del Pnnr però sono già destinati per un importo complessivo di 12 milioni. Queste le due facce di una medaglia che Castellammare è pronta a giocarsi.
 

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