Torre Annunziata, politica e clan: ​incandidabili ex sindaco e vice

Stesso provvedimento per assessori e consiglieri: il Comune è stato sciolto per camorra

Vincenzo Ascione e Luigi Ammendola
Vincenzo Ascione e Luigi Ammendola
di Dario Sautto
Giovedì 11 Maggio 2023, 00:00 - Ultimo agg. 16:02
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«Mi auguro che questa sentenza crei nei cittadini di Torre Annunziata inquietudine civile e richiamo alla responsabilità di contribuire al cambiamento radicale che può avvenire solo demolendo la granitica e complice omertà, sempre condita di indomabile indifferenza». Spera in un cambiamento radicale don Ciro Cozzolino, sacerdote della Santissima Trinità di via Gino Alfani, cuore pulsante della movida di Torre Annunziata, e referente cittadino di Libera.

La sentenza a cui si riferisce è quella emessa dai giudici della prima sezione Civile del tribunale di Torre Annunziata (presidente Marianna Lopiano, giudice Angelo Scarpati, relatore Raffaella Cappiello) che ha accolto le richieste avanzate dal ministero dell’Interno tramite l’Avvocatura dello Stato e ribadite in udienza dalla Procura oplontina, decretando la incandidabilità per due mandati consecutivi per l’ex sindaco Vincenzo Ascione, il suo allora vicesindaco Luigi Ammendola, e ancora per Gioacchino Langella, Rocco Manzo, Maria Oriunto, Giuseppe Raiola e Luisa Refuto, tutti con ruoli di assessore, presidente del consiglio e consigliere comunale. 

I sette politici furono raggiunti a febbraio dell’anno scorso da un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione di tipo mafioso emesso dalla Dda di Napoli e da una perquisizione eseguita dalla polizia, volta a verificare i rapporti degli indagati – tra cui c’era anche l’ingegner Nunzio Ariano, già coinvolto in vicende di corruzione – con Salvatore Onda, netturbino e nipote del killer ergastolano Umberto Onda, ritenuto il raccordo tra il clan Gionta e la politica.

Queste vicende sono alla base dello scioglimento per camorra. 

Dopo quattro mesi di indagini da parte della commissione d’accesso, la prefettura di Napoli chiese al ministero dell’Interno di proporre lo scioglimento per camorra, poi firmato dal presidente della Repubblica esattamente un anno fa. E la incandidabilità è il primo provvedimento che scaturisce da quello scioglimento per presunte infiltrazioni della camorra negli uffici e nell’amministrazione comunale di Torre Annunziata, fino a febbraio dello scorso anno guidata proprio dal sindaco Ascione. 

I giudici hanno ricostruito minuziosamente la vicenda nelle 27 pagine della sentenza, sottolineando alcune irregolarità in appalti e aggiudicazioni dirette, l’assenza della videosorveglianza e proprio i rapporti di «dipendenza» della politica dalle decisioni imposte da Salvatore Onda, capace di indirizzare anche il voto in aula e le scelte degli assessori. Emblematica anche la vicenda che riguardava l’ex vicesindaco Ammendola che, avvicinato da esponenti del clan Gionta, anziché identificarli – è un finanziere, dunque era suo dovere farlo – telefona a Onda per incontrarlo e raccontargli l’episodio, per poi denunciare solo il giorno dopo. Lo stesso Ammendola è stato l’unico a non costituirsi in giudizio. 

Un corposo capitolo della sentenza è dedicato all’arresto di Ariano, fermato in flagranza dai finanzieri mentre intascava una mazzetta per un affidamento diretto per lavori (mal eseguiti) di adeguamento alle normative covid delle scuole. I giudici hanno anche risposto punto per punto alle tesi difensive dei sette politici, a partire dal ricorso presentato al Tar contro lo scioglimento e tuttora in attesa del verdetto. Inoltre, all’amministrazione Ascione viene imputato di non aver «posto argini alle infiltrazioni» dei clan a palazzo. Nel frattempo, l’ex sindaco ha già annunciato che presenterà ricorso in Appello contro la sua incandidabilità «anche se non ho alcuna intenzione di ricandidarmi». 

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«Più che farci guardare a quello che è successo – aggiunge don Ciro Cozzolino – la sentenza ci proietta verso un futuro carico di incertezza, ci fa chiedere: ma la città sarà pronta per affrontare nuove elezioni? Sarà in grado di reagire? Quanto gli avvenimenti degli ultimi anni hanno inciso (crollo di Rampa Nunziante, omicidio Cerrato)? I cittadini hanno compreso che devono diventare protagonisti del cambiamento? Sotto questo punto di vista le associazioni, la chiesa e la scuola, saranno in grado di dare il loro contributo? Non sono conclusioni ma tracce per nuovi inizi». 

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