«La maestra è proprio buona»: pubblicità sessista sotto accusa a Napoli

«La maestra è proprio buona»: pubblicità choc, in città manifesti sessisti e maschilisti.
«La maestra è proprio buona»: pubblicità choc, in città manifesti sessisti e maschilisti.
di Eduardo Improta
Giovedì 3 Ottobre 2019, 09:11 - Ultimo agg. 14:10
2 Minuti di Lettura
L’oggettivazione del corpo femminile è un fenomeno che emerge da anni in diverse campagne pubblicitarie. Molte campagne violano, per volgarità, indecenza e dignità della persona, il codice di Autodisciplina Pubblicitaria. Gli stereotipi di genere in pubblicità sono una questione storica e servono a creare aspettative e idee poco realistiche sul mondo e sulle persone, poiché propongono una visione troppo semplicistica, limitata e spesso totalmente diversa della realtà. La presenza di stereotipi di genere in pubblicità è ben visibile, soprattutto perché riferimenti sessisti espliciti erano molto comuni e anche accettati fino a pochi anni fa. A scatenare la protesta alcuni megacartelloni con la pubblicità della Royal Print, azienda che si occupa di stampa digitale e offset a Napoli e anche a nella città toscana di Lucca. La pubblicità raffigura una giovane donna di spalle, in minigonna e calze con giarrettiera, davanti a una cattedra e a una lavagna. A rivelarne l’identità la scritta laterale: «6×3=12. Bravo! Per fortuna la maestra è proprio buona».

«A Napoli – commenta Antonello Sannino, vicepresidente di Arcigay Napoli - ennesimi messaggi pubblicitari dal contenuto tale da far pensare quanto l’evoluzione culturale e l’emancipazione dei costumi sociali siano ancora lontani dall’avere un’effettiva incidenza. Ma è davvero così utile la solita orrenda e stravista campagna pubblicitaria sessista? Condanno il contenuto sessista e maschilista, auspicando una ferma reazione corale e un tempestivo ripensamento dell’azienda napoletana».

La protesta è arrivata anche sui social e si è allargata a macchia d’olio. Non si tratta certo del primo caso di pubblicità definite "sessiste" apparse in città. «È una pubblicità orribile - dice Elide Apice - lesiva della dignità della donna, pessima campagna pubblicitaria, intrisa di sessismo e maschilismo, non mi rivolgerei a voi nemmeno se foste gli unici al mondo». «È una campagna pubblicitaria riprovevole - scrive Carmine Lambiase - sessista e soprattutto fuori luogo che mette in evidenza soltanto stereotipi beceri».
© RIPRODUZIONE RISERVATA